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Come Francia e Germania

26.03.2009    Da Osijek, scrive Drago Hedl
Ivo Sanader
Il premier croato Sanader a Belgrado dichiara che il ruolo di Serbia e Croazia dovrebbe essere come quello di Francia e Germania in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Sullo sfondo il difficile cammino di Zagabria verso Bruxelles e il contenzioso con Lubiana
Dopo che le porte dell'Unione Europea sono state quasi chiuse a Zagabria a causa del blocco sui negoziati di adesione imposto dalla Slovenia, il premier croato Ivo Sanader ha cambiato interlocutore, spostando la sua attenzione da Bruxelles a Belgrado. Lo scorso venerdì, in visita in Serbia, Sanader ha affermato a più riprese che non è giusto scommettere sulla data dell'entrata in Europa della Croazia, né che questo accesso si possa pagare con un prezzo politico, o tanto meno con concessioni territoriali. Si riferiva, ovviamente, al contenzioso con la Slovenia riguardo al confine, di terra e di mare, per cui Lubiana ha bloccato l'apertura di undici capitoli dei negoziati di adesione della Croazia.

Le probabilità di concludere la negoziazione entro la fine di quest'anno e che la Slovenia, nei prossimi giorni, sblocchi questi undici capitoli, sono ormai teoriche: ciò significa che l’entrata nell'Unione della Croazia, prevista per il 2011, non è più sicura. Sanader non pronuncia più la metafora che fino a poco tempo fa ripeteva in continuazione, per cui il suo governo "aveva messo la quinta marcia" per raggiungere Bruxelles. Gli analisti sostengono che si è passati improvvisamente dalla "quinta alla retromarcia".

E' in questo clima che, venerdì scorso, il premier Sanader si è rivolto a Belgrado. Negli ultimi tempi i rapporti con la Serbia sono stati particolarmente freddi, quasi congelati: a peggiorare la situazione hanno contribuito il riconoscimento croato del Kosovo (per cui Belgrado ha ritirato il suo ambasciatore da Zagabria per sei mesi lo scorso anno) e l'accusa di genocidio mossa dalla Croazia contro la Serbia [di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia]. Questi due problemi hanno portato i gelidi rapporti ad un punto di odio. Il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremić ha affermato che anche Belgrado accuserà Zagabria di genocidio per l'operazione militare “Oluja” [Tempesta, ndt] del '95, quando l'esercito croato ha liberato i territori occupati costringendo molti serbi a lasciare la Croazia. Per “Oluja” in questo momento si sta svolgendo all'Aja il processo a tre generali croati, tra cui il noto Ante Gotovina.

Sanader si è recato a Belgrado con due forti messaggi e un regalo da un milione di euro. Ha dichiarato che Serbia e Croazia, nella regione, dovrebbero giocare lo stesso ruolo che hanno avuto in Europa Germania e Francia dopo la Seconda guerra mondiale. Poi ha promesso alla Serbia che la Croazia, nel suo cammino verso l'Unione, non creerà problemi a Belgrado così come ha fatto Lubiana nei confronti di Zagabria. Infine ha regalato ai padroni di casa la traduzione dei documenti – costata un milione di euro – che serviranno alla Serbia per avviare i negoziati di adesione all'UE.

A Belgrado, Sanader è stato accolto con la stessa volontà manifesta di scongelare i rapporti. Il premier serbo Mirko Cvetković e il presidente Boris Tadić hanno dichiarato che idee come quella di una Serbia estesa fino alle città croate di Karlovac e Karlobag (sostenuta durante la guerra del '91 da Vojislav Šešelj e altri politici serbi) appartengano ormai al passato. Inoltre, a Sanader ha fatto piacere ascoltare le parole che Tadić ha rivolto ai serbi in Croazia: essi hanno il loro paese, la Croazia, in cui devono “realizzare i loro diritti di cittadini”.

Temi più caldi, come il riconoscimento croato del Kosovo avvenuto lo scorso anno o l'accusa di genocidio, non hanno dominato l'incontro. Sembra sia prevalsa la tattica di partire dalle questioni più semplici per passare a quelle più complicate e che, in una fase di recessione che sta colpendo seriamente entrambi i paesi, sia meglio dare la priorità ai rapporti economici. Questi di regola aggiustano anche quelli politici.

Sanader ha offerto a Belgrado una collaborazione sul piano energetico. Ha citato anche la necessità di trovare un'intesa sui gasdotti, affinché i due paesi non debbano più dipendere dalle dispute tra Russia e Ucraina. I mezzi di comunicazione pubblicano già teorie secondo cui i serbi, un tempo turisti numerosi sulle coste adriatiche, potrebbero salvare la prossima stagione estiva in Croazia, dato che dall'occidente non arrivano buone notizie riguardo alle prenotazioni. Presto dovrebbe recarsi in visita a Belgrado anche il presidente del Parlamento croato, Luka Bebić, e in seguito anche il presidente della Repubblica Stjepan Mesić il quale, in prossimità della scadenza del suo mandato, farà la sua visita di commiato. Anche il presidente serbo Tadić quest'anno dovrebbe far visita a Zagabria: lo scongelamento dei rapporti tra Croazia e Serbia sembra quindi proseguire.

Ovviamente Sanader sa bene di non poter compensare la sua debacle politica sull'entrata della Croazia nell'Unione, da sempre sua priorità in politica estera, con i venti caldi che spirano tra Zagabria e Belgrado, e che la retorica degli ultimi giorni riguardo all'UE non potrà essere usata ancora per molto.

Gli analisti sostengono che il “no” di Sanader a Bruxelles a causa del blocco sloveno sia soltanto temporaneo e utilizzato per esigenze interne: la Croazia si appresta a recarsi alle urne per le elezioni locali e il premier, il cui partito non sta affrontando un buon momento, sta dimostrando la determinazione di una guida che si batte per il suo paese evitando i ricatti. Passate le elezioni, tuttavia, si rivolgerà nuovamente a Bruxelles, perché Zagabria non ha altre alternative.
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