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L'arbitrato
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Data pubblicazione: 27.04.2009 10:05

In una Slovenia che si prepara per le elezioni europee e una Croazia pronta per le amministrative prime caute reazioni ad una proposta Ue per risolvere l'annosa questione confinaria tra i due Paesi
Slovenia e Croazia continuano a discutere della proposta presentata dal commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn, che dovrebbe portare alla soluzione del contenzioso confinario tra i due paesi ed alla rimozione del veto posto da Lubiana alla prosecuzione della trattativa per l’ingresso di Zagabria nell’Unione europea.

Quello della scorsa settimana è stato il quinto incontro di Rehn con i ministri degli Esteri dei due paesi. Si era partiti dall’ipotesi di una mediazione e adesso si è arrivati all’idea di un vero e proprio arbitrato internazionale. I contenuti esatti del documento in discussione non sono ancora stati resi noti. Da tempo, infatti, si sta cercando di lavorare nell’ombra, soprattutto per evitare di trovarsi il fiato dell’opinione pubblica continuamente sul collo.

Secondo quanto è trapelato, comunque, la soluzione del problema verrebbe demandata ad un “tribunale d’arbitrato” composto da 5 membri. Slovenia e Croazia ne sceglierebbero uno a testa e poi dovrebbero cercare di trovare un accordo sugli altri tre. Se non dovessero riuscire a nominarli ci penserebbe a farlo il presidente della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni unite dell’Aia. Il verdetto dovrebbe essere emesso seguendo i principi del diritto internazionale e nella definizione del confine marittimo anche di quello dell’“ex aequo et bono”.

L’intento evidente è di accontentare entrambi i paesi. Zagabria aveva insistito che la soluzione fosse ricercata nell’ambito del diritto internazionale di fronte ad un tribunale, mentre Lubiana voleva che si prendessero in considerazione anche ragioni “storiche” e di altro tipo.

Prima di diventare effettiva la proposta d’arbitrato, comunque, dovrebbe essere ratificata dai due parlamenti. A quel punto la Slovenia toglierebbe anche il suo veto alla prosecuzione ufficiale dei negoziati di adesione tra l’Unione europea della Croazia.

A Zagabria quest’ultima versione del documento è stata accolta con soddisfazione. Ben altro era stato l’atteggiamento di fronte alla prima proposta di mediazione presentata da Rehn. Il ministro degli Esteri Gordan Jandroković ha immediatamente sottolineato che si tratta di una grande vittoria della diplomazia croata. Per vedere se è effettivamente così, però, bisognerà attendere.

Jandroković, del resto, all’inizio di aprile, aveva evitato di rispondere nei tempi stabiliti alla proposta del commissario europeo. Qualcuno aveva letto quella mossa come il segno dell’altezzosità di Zagabria, che aveva appena ottenuto una grossa vittoria diplomatica con l’ingresso nella Nato. Altri, invece, avevano semplicemente fatto notare che a metà maggio, in Croazia, sono in programma le elezioni amministrative e che forse ai politici conviene prendersi un po’ di tempo. Proprio per questo bisognerà vedere se la soddisfazione espressa in questi giorni è reale o se invece fa soltanto parte della campagna elettorale.

In Slovenia la proposta è stata accolta con più riserbo. Il ministro degli Esteri Samuel Žbogar ha precisato che, comunque, tiene conto di numerosi appunti fatti da Lubiana. Il documento ora dovrà venir analizzato sia dal governo sia dal parlamento. L’eccessivo entusiasmo di Zagabria, però, ha fatto nascere più di qualche sospetto, soprattutto tra quei partiti sloveni che vogliono presentarsi come strenui difensori degli interessi nazionali.

Le forze politiche slovene, del resto, si preparano ad affrontare le elezioni europee ed i rapporti con la Croazia potrebbero essere uno dei temi caldi della campagna elettorale. Il test sarà importantissimo soprattutto per verificare la tenuta dei partiti di governo. In questo momento concessioni a Zagabria appaiono impensabili ed errori di valutazione potrebbero avere dei costi altissimi. Il premier Borut Pahor, del resto, ha fatto slittare il suo incontro con il capo del governo croato Ivo Sanader, che era in programma questa settimana. Vuole prima sentire l’opinione dei partiti parlamentari sulla proposta di Rehn. Il suo intento, ovviamente, è quello di raccogliere un ampio consenso sulla politica da condurre nei confronti di Zagabria.

Al momento, quindi, non sono da attendersi repentini passi avanti, almeno sino a quando non saranno archiviate le elezioni amministrative in Croazia e quelle europee in Slovenia. Per ora l’unico dato certo è che - a causa della persistenza del veto sloveno - è stata rimandata a data da destinarsi la conferenza intergovernativa di adesione della Croazia all’Unione europea, che era in programma venerdì.

A livello europeo, intanto, ad occuparsi della vicenda non è più il solo il commissario Rehn, ma adesso è stato affiancato anche dalla presidenza dell’Unione, cioè dai rappresentanti di Francia, Repubblica ceca e Svezia. L’intento è quello di dare più forza alle proposte fatte e costringere i due paesi a trovare una soluzione. Da Bruxelles, del resto, hanno fatto ripetutamente capire fin da subito di non essere per nulla soddisfatti di essere stati chiamati in causa e di essere ancor meno soddisfatti del protrarsi della vicenda.

Slovenia e Croazia, per ora, rimangono ferme sulle loro posizioni intransigenti. In diciotto anni i politici dei due paesi hanno continuato a buttare benzina sul fuoco trasformando la definizione di pochi chilometri di confine in una faccenda che riguarderebbe addirittura “ vitali interessi nazionali”. Di fronte a tutto ciò però, sia Lubiana sia Zagabria, si rendono sempre più conto che sarà difficile far accettare all’opinione pubblica l’eventuale sentenza del tribunale d’arbitrato, visto che la sentenza sarà, comunque, frutto di un compromesso.

Intanto tra gli esperti ed anche nei corridoi dei palazzi si sta riflettendo su quale potrebbe essere la soluzione migliore per uscire dal pasticcio in cui ci si è cacciati. Qualcuno, così, sta nuovamente tirando in ballo una vecchia proposta: quella del condominio. I due paesi avrebbero la sovranità congiunta sul tratto di mare conteso. L’istituzione, inusuale - ma prevista dal diritto internazionale - consentirebbe ai croati di controllare la metà del piccolo golfo di Pirano ed agli sloveni di avere il controllo delle acque sino allo sbocco al mare aperto.

L’idea che in passato era stata giudicata inaccettabile ora potrebbe salvare la faccia sia a Lubiana sia a Zagabria. Naturalmente una trattativa bilaterale tra i due paesi appare al momento impensabile, così, ad “imporla” potrebbe essere il tribunale d’arbitrato.