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Di nuovo al voto
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Data pubblicazione: 29.07.2009 10:07

Un manifesto della campagna Ue contro l'astensione (foto Giorgio Comai)
In Moldavia, la campagna elettorale per le politiche si è conclusa in un clima di forte scontro politico. Dopo le violenze seguite alle elezioni del 5 aprile, e il fallimento di quella tornata elettorale, i cittadini moldavi sono chiamati oggi di nuovo alle urne
A poco meno di quattro mesi dalle contestate elezioni politiche dello scorso 5 aprile i cittadini della Moldavia sono chiamati nuovamente alle urne per eleggere un nuovo parlamento. In seguito alle ultime elezioni infatti, il Partito comunista moldavo ha ottenuto solo 60 dei 61 seggi indispensabili per eleggere il presidente del Paese, ed il governo è stato quindi costretto ad indire nuove elezioni per uscire dall'impasse creatasi.

A Chişinău, capitale della Moldavia, la situazione è oggi tranquilla e per le strade non vi è traccia della tensione e dell'alto livello di scontro che hanno caratterizzato la recente campagna elettorale; ogni forma di manifestazione elettorale è vietata a partire dal giorno precedente le elezioni e anche tutti i manifesti dedicati ai candidati sono stati efficientemente tolti dagli appositi spazi pubblicitari.

Rimangono solo gli inviti generici a partecipare al voto, promossi dall'Unione europea e dall'agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). Un clima radicalmente diverso da pochi giorni fa: sino a lunedì sera infatti si vedevano ancora gruppi di persone in auto e bicicletta che giravano per la capitale sventolando le bandiere del proprio partito, e la città era tappezzata di manifesti elettorali.

Un dossier dedicato da Osservatorio alla tornata elettorale dello scorso 5 aprile eed alle violenze che ne sono seguite. Vai al dossier
L'aprile scorso, non appena furono comunicati i dati ufficiali delle elezioni, dai quali emergeva la vittoria netta del partito comunista al governo dal 2001, i principali partiti dell'opposizione e gruppi di giovani attivisti organizzarono proteste pacifiche nel centro di Chişinău. Proteste che ben presto presero una piega inattesa e la folla assaltò il palazzo della presidenza e del parlamento, devastando parte di questi edifici.

La questione riguardante chi sia responsabile di queste violenze è stata al centro della campagna elettorale di comunisti e partiti di opposizione. Secondo questi ultimi, vi sarebbero prove che gli attacchi agli edifici governativi sarebbero stati in parte guidati dagli stessi servizi di sicurezza per discreditare l'opposizione. Secondo il presidente Voronin invece, quegli eventi sono una chiara prova del fatto che l'opposizione cerca in ogni modo di destabilizzare la situazione approfinttando del periodo di crisi del paese.

In un messaggio agli elettori pubblicato sulla prima pagina del settimanale locale “Kišinevskie Novosti” uscito lo scorso 24 aprile, Voronin dichiarò ad esempio che le nuove elezioni avrebbero rappresentato una scelta “tra sviluppo e caos, tra la stabilità e i pogrom […]. Avete visto e riconosciuto quale tipo di prospettiva preparava per il popolo moldavo, per il nostro paese, per ognuno di noi, l'opposizione liberale. […] I partiti liberali vogliono una Moldavia ingovernabile, indifesa e distrutta”. L'opposizione naturalmente rigetta le accuse e a sua volta attacca i comunisti, accusandoli di bloccare ogni prospettiva di riforma e sviluppo nel paese e di avere tendenze autoritarie.

In questo contesto l'unico elemento di novità rispetto ai mesi scorsi sembra essere la candidatura di Marian Lupu, ex-presidente del parlamento, che si presenta come la persona in grado di riportare la pace politica nel paese, e mantenendo una retorica moderata, punta evidentemente ad ottenere la presidenza del Paese (ambizione esplicitata anche dai manifesti elettorali del suo Partito democratico). Lupu ha lasciato il Partito comunista poco dopo il 5 aprile e si trova senza dubbio in una buona posizione per cercare di formare coalizioni nell'eventualità che nessun partito riesca ad ottenere una maggioranza chiara. Non è affatto da escludere che Lupu si allei proprio con i suoi ex-compagni di partito, cercando di tenere per sé ciò che il Partito comunista non gli aveva offerto alle precedenti elezioni: la presidenza.

Una recente analisi pubblicata sul giornale online Ava.md arriva addirittura a proporre una “grande coalizione” come unica soluzione per uscire dalla situazione di impasse politica che si è venuta a creare; secondo l'autore infatti, non vi sarebbero differenze sostanziali nei programmi dei vari partiti politici se non su alcuni punti, soprattutto di politica estera, su cui sarebbe comunque possibile raggiungere un compromesso.

Nel Paese si respira in generale aria di insoddisfazione per la situazione politica che si è venuta a creare, esasperata dall'alto livello di conflittualità della campagna elettorale. Vi sono inoltre critiche rispetto alle modalità di svolgimento di queste elezioni. Recenti modifiche alla legge elettorale hanno infatti ridotto la soglia di partecipazione necessaria affinché le elezioni siano riconosciute valide dal 50% ad un terzo degli aventi diritti al voto, ed il fatto che queste elezioni abbiano luogo in un giorno lavorativo di mezz'estate (in un periodo in cui molti cittadini moldavi, soprattutto studenti, sono all'estero per lavoro) fa temere che vi sia un basso livello di partecipazione al voto.

Se dalle elezioni non emergerà la vittoria netta di nessuno dei partiti scesi in campo, come appare probabile, dovranno presto iniziare le consultazioni per stabilire chi formerà il nuovo governo e chi otterrà la presidenza. Solo nei prossimi giorni si saprà se il dibattito politico rimarrà all'interno del neoeletto parlamento oppure se nuove manifestazioni avranno luogo nelle piazze e nelle strade di Chişinău.