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Finanziaria di austerity

13.01.2010    Da Chişinău, scrive Iulian Lungu
Sede del governo, Chişinău (foto di G. Comai)
In Moldavia, la crisi economica è stata aggravata dalla difficile situazione politica che ha caratterizzato il Paese lo scorso anno. Il budget per il 2010 approvato a dicembre prevede tagli ai sussidi e aumenti delle tasse
Il 17 dicembre il Parlamento della Repubblica di Moldova ha finalmente approvato la legge finanziaria per l’anno 2010. L’Alleanza per l’Integrazione Europea, il partito attualmente al governo, ha impiegato ben due mesi per analizzare la situazione economico-finanziaria in cui versa il paese dopo 8 anni di governo comunista. Il risultato è una finanziaria 2010 degna di un paese in piena austerity.

Il dibattito sul budget

Il Primo Ministro Vlad Filat ha affermato che, allo stato attuale, l’obiettivo principale della finanziaria è garantire la sopravvivenza dell'economia moldava, tenendo in considerazione la situazione economica ereditata dal precedente governo. “Questo documento, al di là delle divergenze di opinioni, deve costituire un trampolino di lancio per la ripresa dell’economia. Non sono certamente fiero del budget con cui mi presento davanti al Parlamento in qualità di Primo Ministro. Lo considero piuttosto un approccio d’emergenza. Non sono un ipocrita populista, e non voglio illudere i miei concittadini con aspettative irreali”. Per riuscire a coprire le spese necessarie a raggiungere questo obiettivo, il Governo ha intenzione di aumentare i gettiti provenienti dall’IVA, dalle tasse sui redditi individuali e dalle accise su alcool e carburante. Inoltre, la finanziaria prevede dei tagli ai sussidi statali attualmente erogati agli agricoltori.

Vista la situazione, il Partito Comunista non si è certo lasciato sfuggire l’occasione per criticare il nuovo governo, e ha definito la finanziaria una legge anti-sociale, che avrà conseguenze negative sui settori reali dell’economia. Il deputato comunista Igor Dodon, ex ministro dell’Economia, si è dichiarato molto perplesso dalla drastica riduzione dei sussidi statali, finalizzata ad accrescere le riserve. Inoltre, Dodon ha espresso il suo disappunto circa la decisione di coprire il deficit dello stato facendo ricorso a prestiti, che raddoppieranno il debito estero del paese.

Nonostante tutto ciò, il governo prevede per il 2010 una crescita del PIL pari all’1,5%, (per un ammontare di 5,8 miliardi di dollari USA) e un tasso d’inflazione pari al 5%. L’attuale ministro dell’Economia Veaceslav Negruţă ha replicato che gli autori della finanziaria non hanno certo dimenticato i temi sociali: basti pensare che il 10% del budget è stato destinato all’istruzione. Va inoltre sottolineato che per la prima volta da lungo tempo il governo si è dato l’obiettivo di avere una crescita delle esportazioni (15%) maggiore rispetto a quella delle importazioni (12%). Il salario medio è stimato nell’ordine dei 270 dollari americani pro-capite.

La crisi economica

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Per l’intero 2009 la situazione politica della Moldavia è stata caratterizzata da continui scontri, sfociati nella devastazione del Palazzo Presidenziale e del Parlamento e in due scioglimenti della Camera dei Deputati, seguite da due indizioni di elezioni parlamentari. Le difficoltà generate da questa complessa situazione politica si sono ulteriormente aggravate con il sopraggiungere della crisi economica, inaspritasi con il passare dei mesi.

Nella prima metà dell’anno, quando il Partito comunista sembrava ancora saldamente al potere, la crisi economica costituiva un tema tabù in Moldavia, nonostante il crack finanziario globale stesse già mettendo a dura prova le economie dei paesi vicini. Tuttavia, immediatamente dopo la prima mandata di elezioni parlamentari del 5 aprile, la crisi aveva raggiunto un livello tale da non poter più essere ignorata dalle autorità governative. Di conseguenza, il governo comunista ha ordinato un taglio immediato del 20% dei sussidi statali destinati alle regioni e dei costi sostenuti dalle autorità centrali e locali. Inoltre, le autorità comuniste hanno dichiarato di avere intenzione di applicare misure anti-crisi speciali, portando le tasse sul reddito pro capite al 15% per tutti (al posto della tassa differenziata tra il 7% e il 18% precedentemente in vigore) e portare l’IVA dal 20% al 22%.

Queste misure non sono mai state effettivamente messe in atto, poiché le elezioni parlamentari del 29 luglio hanno portato al potere una nuova coalizione. Tuttavia, la difficile congiuntura economica è stata utilizzata per esercitare una pesante pressione sull’opposizione e per facilitare il ricorso a nuove elezioni parlamentari. Non appena l'Alleanza per l’Integrazione Europea ha ottenuto il governo, ha dichiarato che la sua priorità sarebbe stata il miglioramento della situazione economica ereditata dal precedente governo comunista. L’enorme deficit del budget, che già a settembre raggiungeva il 9,5% del PIL, costituiva un gravissimo problema, da affrontare immediatamente. Molti progetti, noti anche come “progetti elettorali comunisti”, per cui scarseggiavano i fondi statali, sono stati quindi cancellati, e gli aumenti salariali in programma sono stati posticipati sino al 28 ottobre, data in cui il governo ha poi annunciato di avere raggiunto un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per l’erogazione di un prestito da 590 milioni di dollari.

Al momento, lo scontro politico è tuttora in atto e, giacché il 7 dicembre 2009 è fallito l’ennesimo tentativo di eleggere il Presidente della Repubblica, il parlamento dovrà essere sciolto nel 2010. Il futuro dell’economia del paese è strettamente legato ai prossimi sviluppi della vita politica moldava.
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