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Economia armata

22.02.2010    scrive Gilda Lyghounis

(foto: mateus_27:24&25/flickr)
Mentre imperversa la bufera sull’altissimo debito della Grecia e le possibili conseguenze su altri paesi dell’Ue, un’inchiesta della stampa greca mette in correlazione la vendita di armi e l’erogazione dei fondi Ue ad Atene
“Ci hanno salvato le armi” dicevano gli alti papaveri dei governi greci avvicendatisi negli ultimi anni. Il decennale acquisto di missili, sommergibili, carri armati e radar da parte di Atene soprattutto dalle aziende tedesche, secondo “cliente” del ministero della Difesa ellenico dopo gli Stati Uniti, oltre che da altri Paesi dell’eurozona, avevano favorito più di un finanziamento Ue alla Grecia secondo quanto scrive sabato 20 febbraio il quotidiano “Eleftherotypia”.

Ora che il piatto del bilancio statale ateniese piange e i soldi per rifornire l’arsenale bellico per fare fronte all’eterno braccio di ferro con la vicina Turchia sono finiti, la Grecia è passata da un “buon cliente” alla pecora nera dell’Unione europea. E’ un punto di vista poco praticato in questi giorni dalla stampa estera nella bufera sull’altissimo debito dello Stato greco e sulle sue eventuali ripercussioni sulla stabilità dell’euro.

Un articolo pubblicato domenica 21 febbraio dal quotidiano tedesco "Spiegel", basato su fonti del ministero delle Finanze di Berlino, annuncia che i Paesi dell’euroclub sarebbero pronti a sborsare aiuti all’Ellade per 25-30 miliardi di euro, ripartiti secondo la quota di capitale che ogni nazione possiede della Banca Centrale Europea.

Eppure sono proprio i cittadini tedeschi a essere i più contrari a un simile aiuto. Addirittura a Francoforte e dintorni, sede della Banca centrale europea, secondo una recente indagine di opinione della società Emnid, ben 53 tedeschi su cento voterebbero per l’uscita della Grecia dalla zona euro e per un ritorno alle dracme per i lavoratori ellenici. Mentre secondo tutti gli altri sondaggi usciti nell’ultima settimana in Germania, l’opposizione all’idea di un’iniezione di aiuti finanziari alla grande malata (insieme a Irlanda, Portogallo, Spagna e secondo molti anche all’Italia) d’Europa si aggirerebbe fra il 60 e il 70 per cento. Perché, secondo queste stesse indagini, i tedeschi “Sono stufi di pagare per Paesi che hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità”.

Ricordiamo che proprio la Germania e la Francia hanno acquistato negli ultimi anni buona parte dei titoli del debito pubblico greco che ora veleggia intorno al 135 per cento del Pil, per una cifra che si aggira intorno ai 240 miliardi di euro.

Domenica 21 il premier greco Ghiorgos Papandreu ha annunciato il ricorso a un pacchetto di misure drastiche, imposto dall’Unione europea. Fra questi provvedimenti, si parla di un secondo aumento in poche settimane della benzina, di un aumento del 2 per cento dell’Iva, del congelamento di tutti gli stipendi e, in particolare, della discussa abolizione della “quattordicesima” ossia del premio di produzione che tutti i dipendenti ricevono a Pasqua. Il recente summit dell’Ecofin ha infatti decretato un ultimatum ad Atene: entro il 16 marzo 2010 il governo greco dovrà dimostrare di stare mettendo in atto le misure che porteranno a un ribasso del deficit pubblico di 4 unità entro il 2010.

Ma torniamo alle armi, che tanta parte hanno avuto, secondo l’inchiesta del quotidiano “Elefherotypia” nella benevolenza da parte dell’Unione europea riguardo all’erogazione di fondi comunitari all’economia della terra degli dei. Ordinativi di armi che, sempre secondo l’inchiesta del giornale, non sarebbero finiti nonostante Atene sia sull’orlo della bancarotta.

I maggiori fornitori della Santabarbara ellenica sarebbero gli Stati Uniti (32%), seguiti proprio dalle ditte tedesche (21%), da quelle francesi (14%), infine dalle russe (6%) e dalle inglesi (3%). In particolare, dal 1995 a oggi il ministero della Difesa di Atene avrebbe pagato 6,1 miliardi di euro a fornitori con sede in Germania: fra i più grandi ordinativi “Eleftherotypia” annovera 170 carri armati Leopard 2A5 per un costo di 1,7 miliardi di euro, 330 missili IRIS t, 3 sommergibili del modello 214 (costo: 1,3 miliardi di dollari), 55 radar per migliorare la dotazione di bordo dei caccia F-4. Proprio quei caccia che quasi ogni giorno si sfidano in duelli aerei contro i colleghi turchi.

Gli interessi del capitale tedesco in Grecia non si fermano qui. E' stata una ditta tedesca a costruire il nuovo aeroporto civile di Spatha, a 70 chilometri circa da Atene, per accogliere gli atleti e i visitatori delle Olimpiadi 2004; da ricondurre a capitale tedesco anche il 30% delle azioni dell’OTE , l’azienda telefonica ellenica.

Gli aiuti comunitari all’Ellade, insomma, oltre a salvare la stabilità dell’euro ed evitare un effetto domino verso altri Paesi “deboli”, servono anche al salvataggio degli interessi di molte aziende tedesche in Grecia. Nonostante ciò che i cittadini dei Lander pensano all’auspicabile uscita di Atene dall’euro.