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UE-Romania: le rose e le spine

28.10.2004    scrive Mihaela Iordache

La Romania ce l’ha fatta. Ha ricevuto dalla Commissione Europea l’attestato di “economia di mercato funzionante”. Un passo verso l’integrazione in Europa. Ma anche in Europa non sarà facile: i prezzi cresceranno, i salari – che hanno attirato molte imprese straniere – rischiano di restare al palo.
La Romania è di certo un Paese dai forti contrasti. Almeno in termini di sviluppo. Da una parte c’è una Romania che sembra essere quasi pronta per integrarsi nell’Unione Europea, come per esempio alcune località della Transilvania o del Banat (nell’Ovest del Paese), dall’altra ci sono molti villaggi dove i campi si coltivano ancora con il cavallo e l’aratro. Senza dubbio, queste zone sono ancora molto lontane dagli standard europei.

Gli ultimi quattro anni hanno mostrato però una crescita economica sostenuta. Con un incremento del PIL quest’anno del 6,6%, l’inflazione sotto 10% (nel 1997 era al 170%) e la disoccupazione al 7% l’economia romena ha registrato progressi riconosciuti dalla stessa Commissione europea.

L’interesse degli investitori stranieri è in continua crescita. Ma in un Paese che si è confrontato con una lunga transizione dal comunismo al capitalismo, gli indicatori macroeconomici non trovano sempre un immediato risconto sulla vita quotidiana dei cittadini. Almeno non dei cittadini comuni che hanno uno stipendio medio netto al mese di 170 euro. Quattro volte meno della Polonia e dell’Ungheria e addirittura 10 volte di meno rispetto all’Italia o alla Francia.

Questo mese però il vento da Bruxelles ha portato buone notizie per il Paese dei Carpazi. L’attesissimo riconoscimento di economia di mercato funzionante è finalmente arrivato. Nel rapporto del 2004 che riguarda il Paese si riconosce un’economia di mercato funzionante ma non ancora in grado di far fronte alla concorrenza dall’interno dell’Unione. Un tale riconoscimento era indispensabile perché la Romania potesse chiudere i negoziati entro la fine dell’anno.

Bucarest ha reagito con molta euforia: finalmente la Romania intravede la luce al di là del tunnel. Sono rimasti ancora tre capitoli da chiudere - giustizia, ambiente e concorrenza - ma le autorità sono fiduciose di poter concludere entro la fine dell’anno. Se riuscirà questo, nel 2005 la Romania potrà firmare con l’UE il Trattato di adesione e poi aderire il 1 gennaio 2007. Questo è il calendario.

In pratica si prospetta un fine d’anno molto agitato in Romania se aggiungiamo che in novembre si svolgeranno le elezioni presidenziali e parlamentari. Se Bucarest non farà attenzione alle scadenze anche con il nuovo governo il processo dell’adesione potrebbe essere compromesso. Il 2007 potrà facilmente slittare al 2008.

Infatti lo status di economia di mercato funzionante è stato condizionato da una clausola che può rimandare di un anno l’adesione all’UE se la Romania non fa il conto con problemi come la corruzione, la riforma della giustizia e la libertà d’espressione. La Commissione europea considera che il Paese candidato soffra di una corruzione ampiamente diffusa e che l’istituzione apposita creata contro questo fenomeno (Parchetul National Anticoruptie - PNA) si occupi soltanto di casi minori mentre i grandi problemi rimangono irrisolti. La corruzione è diffusa nel Paese a tutti livelli, dal semplice cittadino che si vede obbligato a dare tangenti per passare attraverso una burocrazia asfissiante fino ai funzionari pubblici che pretendono soldi in cambio di favori (qualcuno di essi è gia stato arrestato).

Nei giorni scorsi Transpararency International, l’organizzazione internazionale che si batte contro la corruzione, metteva la Romania tra i 60 Paesi del mondo dove la corruzione è un fenomeno diffuso, considerandolo un Paese più corrotto rispetto agli anni precedenti e più corrotto della Bulgaria e della Turchia, Paesi anch’essi candidati ad entrare nell’Unione Europea. Corruzione quindi, sia nell’amministrazione pubblica che nel sistema giudiziario. Il rappresentante della Commissione europea in Romania, Jonathan Scheele, ha dichiarato spesso che “l’intera classe politica romena deve capire che nessuno è sopra la legge”.

Una lunga strada da fare riguarda anche la giustizia romena, sospettata di essere sotto ingerenza politica. Una tale ingerenza politica diretta o indiretta si manifesta anche sui mezzi della comunicazione. Infatti, la Commissione europea non fa altro che preoccuparsi di quello che i giornalisti hanno già lamentato più volte. Pressioni economiche sui mass-media , barriere nella libertà di espressione e un numero sempre crescente dei giornalisti aggrediti fisicamente.

L’ingresso della Romania nell’UE rimane quindi condizionato dagli impegni che riguardano le riforme economiche e sociali. Chiudere i negoziati in fretta potrebbe fare più male che bene al Paese, ritengono alcuni parlamentari europei tra i quali Emma Nicholson, relatrice per la Romania. La Nicholson, spesso molto critica verso le autorità di Bucarest, ritiene che i cittadini romeni non siano ancora pronti per le sfide europee.

Le regole dell’economia di mercato pesano a suo avviso sulle spalle non solo dei politici ma soprattutto su quelle della popolazione. Secondo la Nicholson è necessario che il governo di Bucarest spieghi alla gente che, per esempio, con l’entrata nell’Unione Europea molti posti di lavoro andranno persi. Solo nell’agricoltura i posti di lavoro dovranno essere ridotti dal 45% al 15-20%.

Gli effetti sociali e personali della riduzione della mano d’opera attiva non saranno di sicuro un fatto da sottovalutare per i governanti che sperano di conservare il loro elettorato, pur con tutte le misure che si impongono nella corsa verso l’UE. Proprio nell’ambito rurale la delegazione della Commissione Europea in Romania ha realizzato uno studio che riguarda l’impatto dell’adesione della Romania all’UE. Lo studio dimostra che la popolazione rurale è preoccupata per le conseguenze dell’adesione. Le preoccupazioni sono prima di tutto di ordine economico.

La mancanza di competitività dell’agricoltura romena e la paura della concorrenza si accompagnano alla speranza di attirare più finanziamenti e tecnologia moderna. La Romania ha compiuto progressi sia economici che amministrativi e legislativi, ma il Paese viene spesso considerato “un Eldorado per le compagnie occidentali”. Così lo definiva recentemente “Le Figaro”. Il giornale francese partiva dalla grande delocalizzazzione della produzione di imprese francesi ma soprattutto italiane nel Paese. Grazie alla mano d’opera ancora molto più a buon mercato rispetto a quella occidentale, la situazione potrebbe durare per un paio d’anni. Nonostante la Romania entri nell’UE è probabile non si verifichino aumenti spettacolari di stipendi - aumenti attesi e sperati dai cittadini romeni – ma piuttosto aumenti dei prezzi. Anzi, i prezzi si stanno gia avvicinando a quelli dei Paesi UE, fatto che fa lamentare sempre più la gente.

“La Romania è entrata nell’UE dal punto di vista energetico “ dichiarava il 10 ottobre il ministro dell’economia e del commercio, Dan Ion Popescu. La dichiarazione di Popescu si riferiva al fatto che da quel giorno la Romania si era connessa al sistema energetico europeo. E la stampa di Bucarest annuncia che il primo effetto per i cittadini sarà che dal 2005 anche il prezzo dell’energia crescerà fino a livelli europei.

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