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Presidenziali e politiche in Romania: testa a testa

04.11.2004    scrive Mihaela Iordache

Da una parte la coalizione del premier uscente Adrian Nastase, vestiti raffinati e linguaggio tecnocratico; dall’altra l’attuale sindaco di Bucarest, Traian Basescu, modi colloquiali e più spesso la maglietta che non la camicia. Sarà uno di loro con tutta probabilità il prossimo Presidente rumeno e sarà una delle coalizioni che guidano a governare il Paese per i prossimi 4 anni.
Adrian Nastase e Traian Basescu
Lotta dura per le elezioni parlamentari e presidenziali in Romania che si svolgeranno il prossimo 28 novembre. Finora solo quattro punti percentuali dividono l’Unione PSD-PUR, al governo, dall’attuale opposizione l’Alleanza PNL-PD. Invece, per quanto riguarda la corsa presidenziale, l’attuale premier Adrian Nastase avrebbe 5 punti percentuali di vantaggio rispetto al suo rivale, il sindaco di Bucarest nonché co-presidente dell’Alleanza PNL-PD, Traian Basescu.

Lo rivela il sondaggio del Centro per la sociologia urbana regionale (CURS) a qualche giorno dall’avvio della campagna elettorale in Romania. Dodici sono i candidati iscritti all’Ufficio Elettorale Centrale alla corsa per il posto di Presidente dello stato. Cinquanta, invece, le formazioni politiche che aspirano ad entrare nel Parlamento.

Tutti i partiti sono coinvolti nella campagna elettorale ma quest’ultima viene affrontata in modi anche sensibilmente differenti a seconda delle diverse strategie, dei messaggi che si vuole comunicare e, non da ultimo, delle risorse finanziarie a disposizione.

Sino a dora l’attuale partito di governo, il Partito per la Democrazia Sociale, ha speso più di tutti nella pubblicità elettorale. Le ambizioni sono grandi e poi l’attuale classe politica al potere deve lottare contro un’erosione d’immagine dovuta agli ultimi 4 anni di governo. Non solo. Il partito del premier Adrian Nastase e il suo alleato, il Partito Umanista Romeno devono far fronte all’Alleanza “Verità e Giustizia” formata dal Partito Liberale (PNL) e il Partito Democratico (PD) di Traian Basescu.

Questo ultimo è infatti un personaggio entrato nella memoria degli elettori romeni delle grandi città come un politico che “si candida e vince”. Infatti Basescu si trova al secondo mandato di sindaco di Bucarest dopo aver vinto al primo turno quest’anno nelle elezioni amministrative il suo rivale, una figura preminente della politica romena, l’attuale ministro degli esteri, Mircea Geoana. Lo stesso Basescu è poi sceso in campo nella corsa per la carica di Presidente della Repubblica a solo un mese dall’inizio della campagna elettorale. Lo ha fatto perché il candidato dell’Alleanza, il presidente dei liberali e co-presidente dell’Alleanza con i democratici, Theodor Stolojan, si è ritirato all’ultimo momento per problemi di salute.

Con le lacrime agli occhi per la perdita del proprio candidato (lacrime tra l’altro molto discusse dai commentatori politici) Traina Basescu ha accettato di candidarsi. E’ proprio lui ora che fa paura al partito Romania Grande (PRM) del nazionalista Corneliu Vadim Tudor (ora convertitosi ad europeista e più moderato che in passato) e all’Unione PSD-PUR dei social democratici di Nastase e degli umanisti di Dan Voiculescu.

Nastase e Basescu sono molto vicini per la Presidenza della Repubblica e lo stesso avviene per quanto riguarda gli schieramenti che guidano alle politiche. Ciò fa pensare che tutto possa accadere.

A dividere l’elettorato rumeno non sono solo i differenti contenuti del messaggio politico dei due principali candidati ma anche la figura stessa dei due leader. Da una parte c’è Nastase, l’attuale premier, con un linguaggio percepito come tecnico, diplomatico o ironico e dall’altra parte c’è Basescu che parla direttamente ed apertamente, ed è molto colloquiale nell’impatto sul pubblico. Nastase è sempre molto attento a come veste o a cosa dice ed invece Basescu indossa più spesso una maglietta che la camicia, senza preoccuparsi troppo delle parole.

Basescu in questi giorni ha attaccato duramente l’attuale premier parlando di “servilismo” nel rapporto tra il governo romeno ed i paesi dell’UE. Il candidato dell’opposizione ha sottolineato “l’obbligo e la dignità di avere obiettivi di politica estera e interna con cui la nazione si solidarizzi”.

Il sindaco di Bucarest ha inoltre criticato anche il modo in cui l’attuale governo ha negoziato i diversi capitoli con l’Unione Europea. Una tale strategia tende ad attirare elettori del nazionalista Tudor che nel secondo turno potrebbero essere decisivi nell’elezione del Presidente della Repubblica. Basescu e Tudor, anch’egli nella corsa presidenziale (nelle elezioni del 2000 arrivato addirittura a ballottaggio con l’attuale presidente Ion Iliescu) calcano la mano anche su un altro argomento che preoccupa sia i romeni che l’Unione Europea - la corruzione. E molte delle accuse vengono rivolte al partito del premier Nastase.

Nonostante l’approccio critico verso l’UE sia Basescu che Tudor negano di non guardare all’Unione ed anzi criticano le voci secondo le quali un cambiamento politico nel paese, ora che la Romania si prepara a chiudere i negoziati e firmare il Trattato con l’UE, potrebbe comportare un ritardo dell’integrazione.

Dall’altra parte, Adrian Nastase è l’immagine dell’europeista serio e tecnico che ha lo scopo preciso di portare la Romania nell’UE. Il suo governo ha gia integrato il paese nella NATO e che quest’anno ha ottenuto incoraggiamenti da Bruxelles per i progressi economici, ottenendo lo status di economia di mercato.

In un paese dove l’indice della povertà è del 20% il discorso sul tenore di vita si ritrova inevitabilmente in tutti i programmi elettorali. Stipendi più alti, pensioni pure: insomma una vita migliore. Ma forse la compassione maggiore per i poveri traspare dal discorso del nazionalista Corneliu Vadim Tudor che invocando spesso Dio promette giustizia. Secondo il sondaggio CURS l'unione tra il partito social-democratico (Psd, al potere) e il Partito Umanista (Pur) otterrebbe il 42% dei voti, mentre l'alleanza di opposizione tra il Partito Liberale (Pnl) e il Partito Democratico (Pd) arriverebbe al 38% dei voti. Il partito nazionalista di Corneliu Vadim Tudor ’Romania Grande' otterrebbe intorno al 12% dei voti: sufficiente per essere preso in considerazione in un’eventuale alleanza.

Ad oggi nessun partito deciderebbe un’alleanza con Tudor ma il dopo elezioni è molto discusso in Romania. Tudor ha voti per partecipare ad un’eventuale alleanza che potrebbe però compromettere, almeno in materia d’immagine, il partito che lo accettasse. Tudor comunque sta provando a modificare l'immagine di estremista che si è guadagnato in patria ed all'estero.

Come già accaduto nel 1996 l’Unione Democratica dei Magiari della Romania (UDMR) potrebbe partecipare di nuovo al governo, il 6 % del quale l’accreditano potrebbe divenire molto utile in un’eventuale coalizione. Rimane decisiva la lotta per le presidenziali (l’ultima volta che si svolgeranno nello stesso giorno con le parlamentari perché la nuova costituzione sancisce il mandato del presidente a 5 anni rispetto a quello del Parlamento a 4 anni) . Finora l’esperienza elettorale della Romania post-rivoluzionaria a dimostrato che il partito o l’alleanza che ha sostenuto il presidente si è ritrovato poi anche al Governo.


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