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''Pallottole romene, vittime albanesi''

19.02.2007    scrive Mihaela Iordache

Dovevano lasciare il posto ai colleghi nei prossimi giorni. Ed invece i poliziotti romeni di stanza in Kosovo e parte dell'Unmik dovranno restare. Sino a quando non si sapranno i risultati dell'inchiesta avviata dalle Nazioni Unite sugli scontri del 10 febbraio scorso a Pristina
Il ministero degli Interni romeno – in seguito ad una richiesta delle Nazioni Unite - ha rinviato di un mese la rotazione dei gendarmi romeni in Kosovo. La richiesta è scaturita nel contesto di una situazione “particolarmente tesa” nella regione e il contingente romeno deve restare affinché le acque si calmino.

La rotazione dei contingenti doveva svolgersi in due tappe: il 19 febbraio avrebbe interessato 75 poliziotti, il 4 marzo gli altri 40. Ma c’è dell’altro. La rotazione dei militari non può avvenire prima che siano resi noti i risultati dell’inchiesta avviata dall’ONU circa la morte dei due kosovaro-albanesi avvenuta a Pristina, il 10 febbraio scorso, durante scontri tra manifestanti e polizia. Circa 3000 kosovari erano quel giorno scesi in piazza per protestare contro il piano Ahtisaari che propone maggiore sovranità al Kosovo senza però, per ora, concedere il riconoscimento formale dell’indipendenza.

Una proposta che scontenta sia gli albanesi che i serbi. Dal 1999, in seguito alla campagna militare avviata dalla NATO contro la Serbia, la provincia del Kosovo è amministrata dall’Onu. Gli albanesi rappresentano il 90% della popolazione e chiedono l’indipendenza mentre la Serbia si oppone alla perdita anche formale, oltre che pratica, della provincia.

Le violenze del 10 febbraio a Pristina che si sono concluse con la morte di due manifestanti, settanta feriti tra i manifestanti e sette poliziotti - di cui due romeni - lievemente feriti, hanno provocato una vera tempesta politica sia in Kosovo che fuori dalla provincia.

Il ministro degli Interni kosovaro, Fatmir Rexhepi, si è dimesso, mentre la stampa locale ha accusato le Nazioni Unite di una risposta lenta, il che potrebbe danneggiare la sua credibilità. Secondo i comunicati rilasciati dalla missione ONU di amministrazione ad interim della provincia del Kosovo (UNMIK) l’autopsia ha rilevato che i due giovani albanesi sono deceduti a causa di ferite riportate alla testa causate da pallottole di gomma.

L’ONU ha avviato un’indagine. L’amministratore Joachim Ruecker ha dimesso il capo della polizia internazionale, Stephen Curtis. Mentre a Bucarest la stampa annuncia che ci sono anche gendarmi romeni al centro dell’indagine avviata dall’ONU. Peggio ancora, che sarebbero loro i responsabili di quanto avvenuto.

La notizia è stata pubblicata da due giornali americani, New York Times e Herald Tribune (definiti dai commentatori di alcuni giornali di Bucarest “quotidiani americani pro-albanesi”) secondo i quali i due albanesi sono deceduti in seguito alle ferite nella zona della testa provocate da pallottole di gomma, usate da gendarmi romeni per disperdere i manifestanti nel momento in cui hanno provato a forzare il cordone di polizia situato nei pressi del Parlamento del capoluogo della provincia del Kosovo.

Il New York Times scrive che i due manifestanti sono stati uccisi con pallottole di gomma, probabilmente da gendarmi romeni, mentre l’Herald Tribune sostiene che si tratta “evidentemente di militari romeni”.

Il giornale “Adevarul” di Bucarest titola che senza alcuna prova Herald Tribune sostiene che i gendarmi romeni sono i responsabili delle vittime di Pristina. Dall’altra parte il Jurnalul National titola, commentando le informazioni prese dai giornali americani: ”Pallottole romene, vittime albanesi”.

L’ufficio stampa della Gendarmeria romena precisa che “i gendarmi romeni hanno agito sotto il comando diretto di un rappresentante ONU e hanno usato la forza in modo graduato”. Secondo fonti citate dalla stampa romena, la Gendarmeria romena non partecipa all’indagine dell’ONU. Le stesse fonti precisano che nell’ambito dell’indagine verranno presi in esame gli eventi a grandi linee, non le azioni di ogni gendarme.

Mircea Olaru, il comandante del contingente della gendarmeria romena in Kosovo ha spiegato alla televisione pubblica romena come, durante la missione a Pristina, “i gendarmi romeni hanno usato prima i gas lacrimogeni poi le pallottole di gomma su ordine dei superiori che hanno comandato l’attività”. Si tratta di rappresentanti UNMIK.

Olaru precisa che tutti gli agenti - ucraini, italiani - usano pallottole di gomma, munizione accettata e utilizzata negli scontri con i manifestanti per riportare l’ordine. I gendarmi romeni hanno fatto uso durante gli scontri di armi da caccia calibro 12 mm e pallottole di gomma prodotte a Cugir in Romania. I funzionari ritengono che questo tipo di pallottole non siano letali. Altre fonti ribadiscono che “ per uccidere con pallottole di gomma lo sparo deve avvenire da vicino, ciò non è avvenuto”. Secondo le autorità romene i propri gendarmi, appoggiati da poliziotti dei contingenti polacco, ucraino e italiano sono intervenuti in modo graduato usando i gas lacrimogeni e la forza.

Secondo il Warsaw Business Journal online il comandante del contingente polacco coinvolto negli scontri di Pristina fa delle precisazioni e attribuisce però la responsabilità dell’incidente ai gendarmi romeni. Infatti il polacco Robert Zolkiewski dichiara: ”Non noi abbiamo giocato il ruolo principale, ma i romeni. Noi abbiamo usato meno di 100 pallottole di gomma e non abbiamo mirato nella zona della testa, perché questo contravviene al regolamento”. Il comandante polacco ha anche precisato che le truppe ONU sono state costrette a reagire in quanto attaccate con pietre e bottiglie dai dimostranti.

Alcune televisioni di Bucarest hanno presentano immagini delle forze ONU di Pristina mentre vengono coinvolte nelle violenze del 10 febbraio. Uno dei gendarmi romeni feriti racconta come il cordone di protezione della polizia albanese sia stato oltrepassato dai manifestanti e come le forze dell’ordine siano dovute intervenire dopo essere state attaccate “con pietre, legni e anche con scarpe”. All'opposto i dimostranti che militano per l’indipendenza del Kosovo sostengono che sono stati i gendarmi ad attaccarli. Ad una tv di Bucarest, Glauk Konjuka, tra i leader del movimento “L’Auto-determinazione“ (Vetvendosje), dichiara: ”I poliziotti sono stati quelli che hanno sparato ai dimostrati non armati. Soprattutto i poliziotti delle forze internazionali, alcuni di loro dalla Romania e altri dall’Ucraina”.

Responsabili romeni precisano invece che si è agito in base agli ordini e nel rispetto del regolamento. Nel frattempo però la rotazione dei gendarmi romeni in Kosovo è stata rinviata fino a quando non si sapranno i risultati dell’indagine ONU. La Romania è presente in Kosovo dal 2002. Poliziotti e gendarmi romeni partecipano a missioni di controllo (351 missioni), di scorta e protezione dei parlamentari e VIP (519 missioni), difesa degli obiettivi (934 missioni), operazioni speciali (115 missioni), mantenimento dell’ordine pubblico (658 missioni).
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