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mercoledì 07 settembre 2022 15:25

 

Romania: Impeachment

20.04.2007    scrive Mihaela Iordache

I sostenitori di Traian Basescu in piazza
Si acuisce la crisi politica in Romania. La maggioranza del Parlamento vota a favore dell’impeachment del presidente Traian Basescu. Quest’ultimo si difende dalle accuse dicendo di essere stato sospeso abusivamente per aver fatto pressioni sulla lotta alla corruzione
Un fatto inedito in Romania: il Parlamento chiede di sospendere il Presidente della Repubblica. E' accaduto giovedì a Bucarest dove, dopo mesi di crisi politica i parlamentari si sono decisi ad agire e hanno votato, con 322 voti a favore contro 108, per l’impeachment del presidente Traian Basescu, eletto con voto diretto due anni e mezzo or sono.

Basescu (55 anni), tutt'ora il politico del paese che gode di maggior popolarità (intorno al 50%), è accusato dai parlamentari di tutti i partiti, eccetto il suo partito democratico, di abuso di potere, di aver violato ripetutamente la costituzione, di essere un elemento d’instabilità che ha messo in crisi le istituzioni e trasformato i servizi segreti e la magistratura nelle sue marionette.

Pur senza avere dalla loro il parere favorevole, seppur consultivo, della corte costituzionale per i diciannove capi d’accusa formulati da una commissione speciale i parlamentari hanno votato per il ritorno “alla normalità”, mandando Basescu a casa. Dal canto suo, Basescu è andato in piazza dell’Università, simbolo della rivoluzione dell’89, dove ha sventolato una bandiera e spiegato di essere stato sospeso abusivamente per aver fatto pressioni per la lotta alla corruzione, contro le ingerenze nella giustizia.

Ha insistito perché venissero scoperti gli appartenenti alla ex polizia politica ma è stato spesso accusato di utilizzare i dossier per consolidare il suo potere personale. Ha fatto pressioni per la lotta alla corruzione e per la realizzazione delle riforme richieste per l’adesione all’UE nei tempi previsti. E sono sopratutto questi ultimi i meriti che la stampa internazionale gli attribuisce.

Ora i suoi sostenitori parlano di colpo di stato mascherato da democrazia. I parlamentari che ne hanno votato la sospensione aspettano le sue dimissioni. Ma non arrivano. Le aveva anche promesse, dicendo che se il Parlamento avesse votato per il suo impeachment entro cinque minuti avrebbe presentato le dimissioni, aprendo così la strada per le elezioni anticipate (che secondo i sondaggi vincerebbe sempre lui).

Ma a Bucarest c’è da tempo in corso il gioco del gatto col topo. Come nei cartoni animati a volte il gatto diventa il più debole. Ma si riprende. Ora Basescu promette la verità sul governo, dice che prenderà una decisione per il bene del paese. E solo con il popolo. Lui, la piazza, il popolo.

Potrebbe uscire ancora più forte dalla ghigliottina parlamentare. I parlamentari vogliono difendere il paese dal presidente. Il presidente invece crede che i politici vogliono solo difendere i loro interessi, i loro affari e la corruzione. Sembra veramente una vittima dei complotti politici. Tuttavia è criticato anche dalla stampa romena, quella che non è con lui.

Una decisione potrebbe prenderla lunedì o venerdì prossimi. In quei giorni la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi sulla decisione del parlamento circa l’impeachment. Se Basescu non rassegna le dimissioni, entro 30 giorni sarà indetto un referendum.

Intanto le polemiche sono arrivate alle stelle, mentre in tv, alla radio, sui giornali, per strada, al bar non si parla d’altro. C’è chi accusa il presidente Basescu di irresponsabilità per essere andato in piazza. Il premier Calin Popescu Tariceanu, alleato di Basesescu nelle elezioni del 2004 ma da tempo nemico si dice convinto che i romeni, più degli uomini politici hanno la capacità di dialogare, di risolvere i problemi democraticamente. Il primo ministro ha aggiunto di aver preso misure per prevenire che questa crisi sia interpretata in modo sbagliato all’estero. ”Ho parlato con il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, il quale si è detto convinto che supereremo questo momento delicato. Ho assicurato Barroso sul fatto che la Romania rispetterà gli impegni presi dopo l’adesione”.

La Romania è membro dell’Unione europea dal primo gennaio 2007. Sono passati appena quattro mesi ed il paese è scosso da un terremoto politico che rischia di danneggiare anche l’economia. Ci sono ancora riforme strutturali da compiere e da assorbire miliardi di euro dall’Ue.

Cinque paesi Ue hanno chiesto l’applicazione del meccanismo di monitoraggio della Romania e della Bulgaria circa la lotta alla corruzione e la riforma in giustizia. Gran Bretagna, Francia, Svezia, Finlandia e Olanda si mostrano preoccupate delle evoluzioni dei due paesi e con la loro richiesta ricordano le clausole di salvaguardia previste. L’Ue potrebbe rifiutare le istanze romene se le riforme non continuassero, mentre la Romania potrebbe perdere alcuni mercati per l’export se non rispettasse gli standard di sicurezza alimentare.

La sospensione del presidente aggrava la già grave crisi politica di Bucarest dove c’è un governo di minoranza sostenuto in Parlamento da vari partiti tra cui il partito social democratico. Al governo sono rimasti solo i liberali e i rappresentanti dei magiari, dopo che il premier Tariceanu aveva rinunciato ai ministri del partito democratico, considerato il cavallo di Troia del presidente Basescu.

Mentre Basescu dichiara alla folla di Piazza dell’Università che farà il bene per il paese e che forse lunedì prenderà una decisione, il presidente del Senato, il social democratico Nicolae Vacaroiu, si prepara a diventare presidente ad interim fino alle elezioni anticipate. Intanto in molte città centinaia di persone hanno manifestato a favore di Traian Basescu. Le agenzie parlano di 200 persone a Cluj che hanno cantato l’inno romeno e gridato ”Abbasso il Parlamento”, “Tariceanu traditore”, “Giù i comunisti”, “Base, non dimenticare, Cluj è dalla tua parte”. Altre 150 a Brasov, con bandiere della Romania e dell’UE hanno gridato ”Base, ti amiamo, alle urne veniamo”! I sostenitori di Basescu si sono mobilitati anche attraverso messaggi postati su internet.