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Italia -Turchia: d’amore e d’accordo

30.11.2007    Da Istanbul, scrive Fabio Salomoni

Riccardo Illy
L’ottima salute di cui da tempo godono i rapporti tra Italia e Turchia ha trovato nelle scorse settimane numerose conferme. La più recente è stata la presenza a Istanbul di Riccardo Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia, intervistato dal nostro corrispondente
“Turchi ed italiani vanno d’amore e d’accordo”. Il giornalista francese che usciva dalla conferenza stampa congiunta di Massimo D’Alema e del suo omologo turco Ali Babacan lo scorso 22 novembre ad Istanbul, non avrebbe potuto meglio riassumere lo stato delle relazioni italo-turche. L’ottima salute di cui da tempo godono i rapporti tra Italia e Turchia ha trovato nelle scorse settimane numerose conferme. A cominciare dal viaggio a Roma alla fine di ottobre della presidentessa della Confindustria turca (TÜSIAD), Arzuhan Yalçindağ.

Ai primi di novembre è stata poi la volta del primo ministro Erdoğan di fare tappa a Roma sulla via di ritorno dopo l’incontro americano con George Bush. Durante i tre giorni della sua visita il primo ministro turco ha incontrato tutti i vertici della politica e dell’economia nostrane. Il Presidente della Repubblica Napolitano, il premier Romano Prodi ed il ministro del Commercio Estero Emma Bonino. Nei suoi incontri Erdoğan ha ribadito la volontà di accelerare il processo riformatore in vista dell’adesione europea e ha chiesto l’appoggio dell’Italia nella lotta contro il PKK.

È stata però l’economia a fare la parte del leone. L’Italia è del resto il terzo partner commerciale della Turchia e sono più di 450 le imprese italiane presenti nel Paese. Erdoğan partecipando al forum economico italo-turco ha garantito agli imprenditori l’impegno del governo turco a rimuovere eventuali ostacoli.

Il premier turco ha poi partecipato ad un pranzo offerto in suo onore dalla Finmeccanica. Il suo presidente, Giorgio Zappa, anche presidente dell’Associazione di Amicizia turco-italiana, durante il pranzo ha chiesto ad Erdoğan l’apertura di un centro culturale turco a Roma perché “gli italiani vogliono conoscere la cultura turca.”

Erdoğan ha incontrato anche i vertici dell’AgustaWestland, appartenente al gruppo Finmeccanica, interessati alla fornitura di 100 elicotteri d’assalto alle forze armate di Ankara.

Il forum italo-turco ha avuto un’appendice sulle rive del Bosforo il 22 novembre scorso. Per l’occasione è arrivato ad Istanbul in visita lampo il ministro degli esteri D’Alema che, incontrando Ali Babacan, ha sottolineato l’ottimo stato delle relazioni bilaterali e lodato l’equilibrio della Turchia nella gestione della delicata fase seguita al riaccendersi della violenza nel sud-est del Paese. Nella stessa occasione D’Alema e Babacan hanno firmato un accordo per la creazione di un’università italiana ad Istanbul.

A concludere questo periodo di intensi scambi politico-economici tra i due paesi, l’invito della Camera dell’Industria (ISO) di Istanbul a Riccardo Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia e dell’ARE (Assemblea delle regioni europee). Illy è stato invitato come ospite d’onore al convegno “Tecnologia industriale ed Innovazione” il 27 novembre scorso. Nel suo intervento Illy, presentando il modello Friuli Venezia Giulia in tema di innovazione e la realtà del parco tecnologico di Trieste, ha insistito in particolare sull’importanza della diversità linguistica, religiosa e culturale come risorsa per la creatività e l’innovazione.


Lei è ormai di casa ad Istanbul...

La prima volta sono venuto per l’inaugurazione della mostra sull’architetto Raimondo D’Aronco (architetto friulano attivo ad Istanbul a cavallo tra ‘800 e ‘900, N.d.A), insieme ad una delegazione che comprendeva rappresentanti istituzionali e soprattutto imprenditori e rappresentanti della camera di commercio e della associazioni degli imprenditori. Lo scopo era conoscere più da vicino la Turchia con la quale abbiamo già relazioni storiche ed economiche, soprattutto nel campo della logistica e dei trasporti, per verificare la possibilità di incrementare i rapporti economici. Sono poi tornato ad Istanbul per organizzare una riunione dell’ARE perché nel frattempo sono diventati sei i soci turchi dell’Assemblea, che ha aumentato il numero complessivo di associati arrivando a 260. E poi la Camera dell’Industria di Istanbul mi ha invitato oggi a presentare il modello Friuli Venezia Giulia, la regione dell’innovazione.

Una dimensione culturale delle relazioni…

La comunità turca soprattutto nella città di Trieste è presente da diversi secoli. Tra i diversi cimiteri della città ce ne è anche uno islamico, dovuto proprio alla presenza turca che si è assottigliata nel tempo ma è ancora significativa. Gli scambi culturali nei secoli sono stati anche importanti. Forse noi come Friuli Venezia Giulia sapevamo un po’ meno della Turchia e per questo abbiamo organizzato l’anno scorso “I turchi in Europa”, un’iniziativa che comprendeva una serie di mostre e convegni che hanno suscitato interesse nella nostra regione ed anche in quelle limitrofe.

Come sono le relazioni economiche tra la sua regione e la Turchia?

Si intensificano. Ci sono varie compagnie di navigazione, in particolare la UN, attività di esportazione in crescita ed alcune industrie hanno avviato investimenti in campo manifatturiero in Turchia, nella meccanica.

Qual è lo spazio dato alla ricerca in Friuli?

Lo spazio è molto ampio pur essendo una piccola regione. Abbiamo due università, una scuola superiore scientifica con centinaia di ricercatori, matematici, fisici, e anche il primo ed il più importante parco scientifico-tecnologico italiano. Abbiamo creato una rete di parchi scientifici e poi recentemente avviato il progetto per il polo tecnologico di Pordenone.

Quanto interesse c’è in Turchia per questo modello di sviluppo?

Se mi hanno invitato come relatore ospite evidentemente l’interesse è elevato. Nemo profeta in patria, perché nessuna regione italiana per il momento sembra interessata a seguirci su questa strada. Per quanto riguarda la Turchia invece c’è interesse ed anche leggendo il discorso tenuto ieri dal ministro dell’industria Çağlayan per l’inaugurazione di questo convegno, mi pare ci sia la consapevolezza della necessità di investire in innovazione, nella ricerca che permetta di produrre nuove idee che poi devono passare alla fase dell’implementazione.

Le relazioni bilaterali tra Italia e Turchia stanno attraversando un momento decisamente positivo. C’è una relazione tra le politiche nazionali verso la Turchia e le iniziative della sua regione?

Credo saremmo presuntuosi rispondendo di sì. Personalmente credo che in Italia ci sia un approccio positivo nei confronti della Turchia forse perché c’è una conoscenza più vasta e più corretta, per esempio rispetto a quella che c’è in Francia. Il referendum per l’approvazione della costituzione europea non è passato perché si è creduto ad un messaggio falso che è rimbalzato un po’ in tutta Europa.

Quali sono nell’immediato futuro i progetti di collaborazione con la Turchia?

Nell’ambito dell’Assemblea delle regioni europee dove, ripeto, ci sono anche sei province turche, abbiamo una gamma costante di collaborazioni in vari progetti. Uno di questi prevede uno scambio tra le varie regioni che permetta ai giovani di fare un’esperienza lavorativa in un altro paese. Attualmente sono circa 20.000 i giovani che hanno partecipato a questa esperienza e credo che anche la Turchia ne potrà far parte. Stiamo poi progettando un nuovo capitolo dell’iniziativa per giovani delle scuole superiori in modo da indirizzarli verso programmi di scambio universitari. Contiamo di migliorare la conoscenza reciproca con questi ed altri progetti. Quando c’è una conoscenza personale i pregiudizi si superano, come abbiamo visto nelle scorse settimane con il caso rumeno.
C’è la necessità di eliminare pregiudizi alimentati da politicanti che non hanno proposte costruttive da fare.

La Turchia ha una tradizione fortemente centralista. I progetti che coinvolgono le realtà locali e regionali incontrano resistenze in Turchia?

Per poter associare le province turche all’ARE abbiamo dovuto incontrare anche un sottosegretario del ministero degli Interni turco. Vuol dire autonomia delle province ancora limitata. Nei contatti con il ministro di stato però mi sono reso conto che è piuttosto elevata la consapevolezza dell’importanza delle realtà locali, anche in vista dell’adesione europea. Dl mio punto di vista sono fondamentali gli enti intermedi tra lo stato ed il cittadino. L’ARE sta facendo uno studio per correlare il livello di autonomia dei poteri intermedi, a partire dai poteri legislativi, con la capacità di fare sviluppare l’economia. Cercheremo di fare in modo che l’Unione Europea aumenti la sua capacità di sensibilizzare gli stati membri o associati sull’importanza di queste realtà. Il presidente Barroso mi ha chiesto di far parte di un’iniziativa che mira proprio ad aumentare l’influenza degli enti intermedi ed anche le modalità con cui gli stati membri recepiscono le normative a questo riguardo.

Una curiosità. Le hanno mai chiesto in Turchia delucidazioni sul carattere “autonomo” della sua regione?

A memoria direi di sì, almeno una volta, un giornalista mi ha chiesto informazioni. Io facendo riferimento alla nostra carta costituente ho spiegato che le motivazioni dell’autonomia sono legate alla presenza delle minoranze linguistiche. Ho anche indicato la possibilità di risolvere meglio le questioni riguardanti le minoranze su base regionale, demandando alle regioni maggiori poteri. Ed ovviamente mi riferivo alla situazione turca.
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