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Fumare, non come un turco

28.01.2008    Da Istanbul, scrive Fabio Salomoni

Il Parlamento turco vieta il fumo nei luoghi pubblici e lancia una dura campagna anti-tabacco. Via le sigarette dagli spot televisivi e persino dalle mani di Atatürk, la Turchia diviene uno dei sei paesi al mondo con la legislazione antifumo più rigida. Ascesa e declino di uno stereotipo
“Fumare come un turco!” Alzi la mano chi non ha usato almeno una volta questa espressione di fronte a qualcuno con la passione della sigaretta. Oppure chi, anche solo per un momento, alla parola Turchia non ha associato l’immagine, fissata nei dipinti orientalisti, delle mollezze della dolce vita sulle rive del Bosforo, fatta di signori baffuti placidamente intenti ad assaporare il loro narghilè.

Sigarette, narghilè e, perchè no, i baffi. Gli elementi che hanno formato a lungo lo stereotipo del turco. Ma la realtà cambia e con essa anche gli stereotipi. Se già da tempo il baffo rigoglioso ha cessato di essere un modello per gli uomini turchi, ora sembra arrivato il turno del tabacco e dei suoi derivati di finire negli archivi.

Il parlamento infatti, nonostante in molti facessero notare come i deputati di questi tempi avrebbero ben altre questioni di cui occuparsi, ha deciso di inaugurare il nuovo anno con un provvedimento che non è esagerato definire rivoluzionario: l’approvazione di una legge che vieta drasticamente il fumo nei luoghi pubblici. Fiere, centri commerciali, impianti sportivi, scuole, ospedali, caffè e ristoranti. Non sarà più permesso fumare nemmeno a chi guida e a chi usa mezzi di trasporto pubblico. Proibite le immagini di sigarette nelle trasmissioni televisive. Ed una pubblicazione del ministero della cultura nella quale appare una famosa foto di Atatürk dalla cui mano è stata cancellata la sigaretta, ha già innescato le polemiche.

La legge prevede per i trasgressori una multa di 25 euro. Dieci euro dovrà pagare invece chi sarà sorpreso a gettare mozziconi per la strada. Da un minimo di sei mesi ad un massimo di due la pena per chi venderà sigarette a minorenni.

Un gesto rivoluzionario si diceva, perchè ogni stereotipo nasconde sempre una porzione di verità. E la Turchia è effettivamente un paese di grandi fumatori, che le statistiche danno in crescita costante negli ultimi anni.

Secondo i dati della Banca Mondiale il consumo annuo di sigarette in Turchia è passato dai 37 milioni di pezzi nel 1970 ai 115 del 2000. Cioè si è passati da 90 pacchetti pro capite a 121.

In termini percentuali la Turchia, dopo il Pakistan, è il paese al mondo nel quale si è registrato il più alto tasso di crescita nei consumi di sigarette, +52%, nel periodo 1990-1999. Si calcola che circa il 50% della popolazione adulta, uomini e donne, si concede il piacere della sigaretta. E l’età media del primo tiro, secondo il dottor Kılıç dell’università 9 Settembre di Izmir, sarebbe scesa a 12. Sempre secondo il dottor Kılıç ogni anno nel paese 100.000 persone perderebbero la vita per cause legate al fumo di sigaretta.

Ma la Turchia non è solo un paese di consumatori. E’ anche il quinto produttore di tabacco al mondo. Da qui arriva il 4% della produzione mondiale, ed il settore rappresenta una voce importante per l’economia del paese. Nel 1999 la Turchia ha esportato tabacco e derivati per un valore di 560 milioni di dollari.

Di fronte a questi dati non è difficile immaginare che una legge come quella voluta fortemente dal primo ministro Erdoğan, che ha definito la sigaretta “più pericolosa del terrorismo”, non suscitasse l’entusiasmo dei più. Nemmeno dei parlamentari, poco più della metà dei quali infatti era presente in parlamento al momento della discussione della proposta di legge.

La legge è passata con 239 voti favorevoli su 248 presenti. Alcuni deputati hanno votato contro pensando al loro collegio elettorale, dove il tabacco rappresenta un’importante fonte di reddito. Altri, come Gökhan Durgun del CHP, perchè di smettere non ne vogliono proprio sapere: “Io non riconosco nessuna legge. Anche se a dirmi di non fumare fosse il presidente del parlamento in persona”. C’è chi invece, accanito fumatore, come il deputato Durdu dell’AKP, ha votato la legge sperando segretamente di riuscire così a smettere: “Difendo la legge, è giusta ma io non riesco proprio a smettere. Ho fatto arrivare anche delle medicine dall’America ma non è servito a niente”.

Il dibattito in parlamento ha permesso di far passare alcuni aggiustamenti marginali. Sono stati esclusi dal provvedimento gli spazi aperti compresi all’interno di strutture sanitarie o di luoghi di preghiera, “perchè il divieto di fumare rischia di allontanare la gente dalla religione”. Un’eccezione è prevista anche per i cortili delle case di riposo e degli ospedali psichiatrici. Senza esito invece la richiesta avanzata dal capogruppo del DTP, Selahattin Dermitaş, che chiedeva per caffè, ristoranti e discoteche la possibilità di creare uno spazio riservato ai fumatori. Niente da fare. Si è imposta la linea dura che fa della Turchia “uno dei sei paesi al mondo ad avere una legislazione antifumo così rigida”. L’unica concessione significativa riguarda i tempi dell’entrata in vigore della legge. Prevista tra quattro mesi, per bar, ristoranti e discoteche se ne riparlerà invece tra un anno e mezzo.

Contrastanti le reazioni riportate dalla stampa all’indomani del voto in parlamento. Per il rappresentante dell’Associazione dei ristoratori, Ramazan Bingöl, l’entrata in vigore della legge potrebbe portare ad un incremento del 20% delle presenze nei ristoranti. Di parere contrario il rappresentante dei gestori dei caffè, Ağaoğlu, il quale insiste sulla necessità di avere spazi riservati ai fumatori. Altrimenti il settore, che impiega un milione e mezzo di persone, potrebbe ricevere un colpo mortale.

E che dire del narghilè? Un curioso destino il suo. Per molto tempo scomparso dalla circolazione, perchè considerato un simbolo del passato, da alcuni anni conosce una seconda giovinezza. Diventato uno dei passatempi preferiti degli studenti che nei locali spuntati come funghi lo fumano accompagnati dal suono ritmico dei dadi del backgammon, tavla, e da bicchieri di tè alla salvia per consolare le gole arrossate dal fumo. Un ritorno di fiamma della tradizione scesa però a patti con il gusto moderno. Pressochè bandito il tabacco puro, destinato ormai ai fumatori attempati, gli adolescenti turchi ora hanno a disposizione una vasta scelta che comprende tabacco aromatizzato alla mela, alla fragola, al melone ed anche... al cappuccino.

Dopo essersi presa una rivincita sulla storia quindi la gorgogliante pipa torna di nuovo ad essere minacciata di estinzione. Il gestore di una storica sala per narghilè di Istanbul, quella della medresa Çorlulu Pasha, a due passi dalla Moschea Blu, racconta sconsolato: “Ma un’eventualità del genere ci costringerebbe a chiudere. Non abbiamo speranze. Visto che vogliono vietare, perchè non chiudono le fabbriche che producono sigarette?”

Il tempo stringe quindi. Non resta che sedersi con lui per assaporare le ultime boccate in libertà.