Ancora 17.000 dispersi in BiH
27.06.2002
Sono purtroppo ancora numerosissime le persone delle quali si è persa traccia durante la guerra. Pochi i progressi fatti in questi anni: solo 3.000 i casi risolti. Rimangono molti gli ostacoli posti dalle autorità politiche, che non facilitano il processo
Il numero di persone disperse in Bosnia ed Erzegovina non è cambiato di molto un quest’ultimo anno. “Mi auguro che il prossimo anno potrò affermare che molti più casi sono stati risolti” - ha affermato Thierry Ribaux, della Croce Rossa internazionale di Sarajevo.
In una conferenza stampa tenutasi a Mostar lo scorso 21 giugno, Ribaux ha voluto attirare l’attenzione dell’opinione pubblica bosniaca su uno dei problemi principali del dopoguerra bosniaco: il ritrovamento dei dispersi.
Gli stessi Accordi di Dayton nell’Annesso 7 art. 5, hanno assegnato un mandato particolare proprio alla Croce Rossa Internazionale affinchè si occupasse di questo.
Dal 1996 ad oggi le famiglie dei dispersi hanno presentato più di 20.117 domande con la sperazna di poter scoprire la sorte dei propri cari. Ma sino ad ora sono rimaste per la maggior parte inevase e sono ancora 17.199 i casi irrisolti.
Alla domanda di una giornalista che si chiedeva se, visto che in sei anni si è riusciti a risolvere circa 3.000 casi, ci si aspettasse che solo tra quarant’anni si arriverà a risolverli tutti, Ribaux ha risposto che è intenzione della Croce Rossa Internazionale arrivare ad una soluzione dei casi nel prossimo futuro. Questo velato ottimismo è secondo lui possibile proprio perché il clima politico in Bosnia starebbe cambiando.
In Bosnia purtroppo sono rimasti tantissimi i casi non ancora chiariti ma tutti sanno che le strutture
politiche sono quasi sempre a conoscenza del destino delle persone disperse. Questo è ad esempio il caso di 13 soldati dell’Armija BiH arrestati dal HVO croato il 10 maggio del 1993 e, tra l’altro, filmati anche dalla televisione croata di Zagabria. Nulla si è poi saputo di loro. E ci sono molti casi simili che sarebbero facilmente risolti se solo vi fosse un atteggiamento collaborativo delle autorità locali.
Ribaux non ha voluto svelare la struttura nazionale dei dispersi dichiarando che il dolore non ha nazionalità ma, affidandosi a dati già resi pubblici in passato, si può affermare che l’83% dei dispersi apparterrebbe alla comunità musulmana, 13% a quella serba, 3% a quella croata e l’1% ad altre comunità.
Sino ad oggi, ha dichiarato Thierry Ribaux, sono stati esumati circa 10.000 corpi, di questi purtroppo solo 5.500 sono stati identificati. “Il processo dovrà proseguire e spetta alle autorità bosniache tenere informata la propria opinione pubblica su queste problematiche”, ha concluso Ribaux.
Fin dal 1996 le autorità bosniache si erano dotate di un “Gruppo di lavoro sui dispersi” che si è però sciolto nel 1999. La Croce Rossa Internazionale si augura che un nuovo gruppo di lavoro possa essere istituito prima della fine di quest’anno.