Tutti pazzi per Bologna
26.11.2008
Da Mostar,
scrive Dario Terzić
Sarajevo, la facoltà di Giurisprudenza
Il sistema universitario bosniaco nella transizione. Nuovi centri, nuove facoltà e un diverso rapporto con le università straniere. Il problema del reperimento dei docenti e dei costi di iscrizione
Come studiare in Bosnia Erzegovina oggi? Forse come nel resto del mondo, o almeno dell'Europa. Negli ultimi due anni qui non si fa che parlare del processo di Bologna. Anche se molti ancora non hanno capito di cosa si tratta. Ma quanto sono cambiate le università in Bosnia in questi ultimi anni? Com'era la situazione prima della guerra? Molto diversa?
Il famoso concetto della transizione vale anche per la vita studentesca. Il sistema socialista è morto da anni, e c'è tanta confusione per capire come dovrebbe funzionare il nuovo sistema. Dappertutto si sente parlare di apertura al business, e questo settore non fa eccezione.
Un percorso di studio “normale” in Bosnia dura quattro anni. Era così anche prima della guerra, solo che gli studi di medicina duravano cinque e oggi sono minimo sei anni. Il sistema era abbastanza rigoroso. Entro settembre dovevi passare tutti gli esami, senza la possibilità di portare un esame nell'anno successivo. Molte delle materie erano politicamente “colorate”. Così in tutte le facoltà si studiavano sia marxismo che Difesa nazionale generale. C'erano però anche tanti benefici, come borse di studio e prestiti (mutui) per gli studenti. Uno si prendeva il mutuo, che corrispondeva grosso modo a un terzo dello stipendio medio, e doveva sdebitarsi dopo aver finito l'università. Quelli con i voti migliori erano liberati anche da questo obbligo. Poi è arrivata la guerra, e i debiti studenteschi si sono persi per sempre.
Il sistema universitario in Jugoslavia era abbastanza centralizzato. C'erano i grandi centri, come Belgrado, Zagabria, Sarajevo, Lubiana... E poi università più piccole nelle sedi regionali. Ad esempio in Bosnia Erzegovina c'erano solo quattro università: Sarajevo, Mostar, Tuzla e Banja Luka. Anche qui c'era una certa centralizzazione. A Mostar ad esempio si potevano studiare solo economia e commercio, giurisprudenza, ingegneria (meccanica ed edile) agricoltura e pedagogia. Gli studi di medicina, lingue straniere, scienze politiche ed arte erano solo a Sarajevo. A parte queste quattro università, in Bosnia c'erano pochissime città con delle facoltà, come Zenica, Brčko e Bihać. La collaborazione con le università straniere era scarsa. Se c’erano borse di studio (sempre pochissime) finivano sempre agli studenti di Zagabria o Belgrado, dove c'erano le ambasciate e i consolati. I ragazzi della Bosnia ed Erzegovina potevano studiare all'estero solo se erano figli di diplomatici o della borghesia comunista.
Dopo la guerra, la situazione cambia. Arriva un gran decentramento nel sistema educativo, anche in conseguenza delle tantissime divisioni. I ragazzi serbi e croati vanno sempre meno a studiare a Sarejevo. In Republika Srpska, Banja Luka diventa un vero grande centro universitario. Sarajevo è sempre il centro della maggioranza bosgnacca, mentre Mostar ovest lo diventa per i croato bosniaci. “Sveučiliste“ di Mostar ovest è l'unica università in Bosnia Erzegovina dove si può studiare in “lingua croata”. Allo stesso tempo aprono facoltà anche nelle piccole città. Široki Brijeg, Foča, Trebinje… Cresce così anche il numero degli studenti. E' un po difficile trovare dati attendibili. Secondo alcuni, tuttavia, nel 1996 in Bosnia Erzegovina c'erano 36.000 studenti. Oggi solo l'Università di Sarajevo ne conta 55.000.
Prima della guerra studiare era gratis. Oggi ci sono gli studenti cosiddetti “ordinari”, in numero limitato, che sono quelli che pagano poco. Poi ci sono gli studenti cosiddetti “dopo la riga” dell'esame di ammissione. E quelli pagano… 1.200 marchi convertibili (circa 600 euro) all'anno. Le facoltà fanno un gran business. Ad esempio la sezione di giornalismo della facoltà di scienze politiche di Sarajevo, prima della guerra, al primo anno aveva tra i 30 e i 40 studenti. Oggi sono 300, che pagano. E' un po' difficile organizzare l'educazione per un numero così alto di studenti. Ma sembra che ultimamente le facoltà a questo pensino poco. L'importante è guadagnare. E poi, quanti studenti andranno avanti, cosa riusciranno ad imparare, è un problema loro. In questo modo vengono abbassati molti standard. Il numero di studenti è cresciuto tantissimo, mentre il numero degli insegnanti rimane lo stesso. Ne risente la qualità del processo scolastico. Poi è successa un'altra cosa. Dato che tantissime facoltà sono nate durante la guerra o nel primo periodo postbellico, era un gran problema trovare i docenti, professori veri. Così oggi in Bosnia ad insegnare ci sono moltissime persone senza master o dottorato. Ci sono stati casi in cui i docenti avevano solo il diploma. Però c'era sempre una giustificazione: hanno lavorato “sul campo” - ad esempio attori, pittori, interpreti senza laurea e altri. Strano, ma succedeva che gli studenti avevano “più scuola” dei docenti stessi. La scusa per tutta questa situazione erano le “condizioni particolari”, il dopoguerra, il fatto che i veri esperti se ne erano andati ecc. Tutto questo ha prodotto nuove problematiche. Gli standard più bassi hanno come conseguenza il fatto che tantissimi studenti passano gli esami con una minima conoscenza della materia. Si parla di corruzione, di esami e lauree vendute. Si parla di protesta ogni tanto, ma finisce lì. Ci sono storie famose sul tale esame di matematica, che costa duemila marchi, e cosi via. Succede di tutto ma mancano le prove.
Dopo la guerra, in Bosnia sono nate anche le prime università private, come quella del professor Ganić, l'Università americana ecc. E la situazione, rispetto alla possibilità di studiare all'estero, è ben cambiata. Adesso le ambasciate e i consolati sono anche in Bosnia. Non mancano le fondazioni, organizzazioni non governative e simili che possono rappresentare degli agganci per i bosniaci che vogliono studiare all'estero. Molti vanno via a studiare, e poi non tornano più a casa. Altri tornano, ma trovano difficoltà per il riconoscimento delle lauree. A volte si tratta di sistemi universitari molto diversi, e così la laurea americana, ad esempio, non sempre vale in Bosnia Erzegovina. Ci sono università molto strane dove i ragazzi bosniaci vanno per studiare un anno, subito dopo la scuola superiore, e non ci sono esami ma solo tesi scritte. Poi, dopo un anno, uno torna in Bosnia con il “master”. Anche per questo nascono problemi nel riconoscimento delle lauree. Per anni le lauree bosniache non venivano riconosciute all'estero. Ma con la famosa “Bolonjska deklaracija”, la Dichiarazione di Bologna, come la chiamano qui, dovrebbe cambiare molto e i nuovi laureati bosniaci saranno riconosciuti in tutta Europa. Ma per adesso, sembra che “Bologna“ abbia creato tantissima confusione. Il sistema del “punteggio degli esami” non e’ stato ancora ben compreso da queste parti.
La guerra è finita anni fa. Le cose cambiano, ma lentamente. Dovrà passare un po' di tempo anche per questa ennesima transizione, per capire come studiare in questo Paese. E soprattutto perché farlo, dato il livello della disoccupazione...