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mercoledì 07 settembre 2022 17:31

 

Alle “Donne in nero” impedito di commemorare Srebrenica

19.07.2002   

Alcune attiviste serbe avrebbero voluto partecipare alla commemorazione del massacro di Srebrenica ma sono state bloccate al confine dalla polizia serbo-bosniaca.
B92 - in segno di protesta si mostrano le foto di Srebrenica davanti al TPI all'Aja
Migliaia di persone si sono raccolte lo scorso 11 luglio a Srebrenica per ricordare e commemorare il massacro di civili compiuto dalle milizie serbo-bosniache sette anni fa.
Alla manifestazione avrebbero voluto partecipare anche alcuni gruppi di donne pacifiste originarie di Serbia e Montenegro. Questo è quello che affermano in un documento reso pubblico pochi giorni prima dell’anniversario del massacro: “Con questo atto simbolico vogliamo esprimere le nostre condoglianze per le vittime di questo atroce massacro e contemporaneamente vogliamo dimostrare la nostra solidarietà ed il nostro supporto alle donne di Srebrenica. Vogliamo inoltre ammonire i cittadini della Serbia, del Montenegro e della Bosnia Erzegovina della necessità di affrontare il passato, in modo che il male che ha pervaso i nostri Paesi non possa avere possibilità di tornare e renderci ostaggi di un ottuso patriottismo”. (CNRPS)
Il documento è stato presentato ad un incontro organizzato dall’associazione “Donne in nero” di Belgrado in collaborazione con l’associazione “Dalle donne alle donne” (Zena Zenama) con sede a Sarajevo ed ha visto la partecipazione di donne in rappresentanza di 17 diversi Paesi.
Ma al confine con la BiH le attiviste sono state bloccate dalla polizia serbo-bosniaca ed è stato loro impedito di entrare in Republika Srpska. La polizia di confine ha addotto la scusa che non era stata avvertita del loro arrivo e non avevano alcun permesso per recarsi a Potocari - Srebrenica.
A questa grave violazione del diritto elementare di movimento più di 30 ong con sede in Serbia hanno reagito con una lettera aperta dove si afferma che il Presidente della FRY Kostunica e tutte le forze democratiche che lo sostengono dovrebbero smettere di sostenere alcuni elementi sciovinisti che governano la Republika Srpska, diretta minaccia alla pace non solo in Bosnia ma nell’intera regione.
Vi si afferma inoltre che è arrivato il momento per i responsabili di pagare per i crimini contro l’umanità che hanno commesso in nome di cosiddetti “interessi nazionali”. Non si è dimenticato di sottolineare come sia importante che finalmente Ratko Mladic e Radovan Karadzic vengano catturati (FoNet Agency, 12.07.02).
Anche Amnesty International è intervenuta in questi giorni sulla questione di Srebrenica. Sino a quando non vi saranno investigazioni imparziali ed indipendenti su ciò che è avvenuto e non si procederà rapidamente all’identificazione delle vittime Srebrenica rimarrà una ferita aperta ed una violazione palese dei diritti umani.
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