Trovato a: http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/10944/1/41>
A quasi vent'anni dal crollo del comunismo, in Albania, il regime e la sua nomenklatura rimangono un fantasma che appare e scompare a seconda dell'aria che tira nella politica albanese. Alla soglia delle elezioni di quest'anno, il premier Sali Berisha e il suo governo sono più determinati che mai a risolvere una volta per sempre la questione delle responsabilità del passato regime. In poco tempo, la questione della cosiddetta purezza delle figure politiche e il processo di lustrazione - che inizialmente in pochi hanno preso sul serio, ritenendolo un mero pretesto con cui attaccare l'opposizione - si è tradotta in una vera e propria legge, passata in parlamento lo scorso dicembre tra mille polemiche e con l'astensione del presidente della Repubblica (secondo la Costituzione albanese il presidente della Repubblica può firmare, non firmare o astenersi).
Da quando Berisha nei primi anni '90 salì al potere, la lustrazione della politica albanese e la decomunistizzazione del paese sono diventati una formula politica usurata, tanto che il termine “comunista” era diventato un insulto liberamente usato in pubblico in particolar modo nei confronti degli avversari politici del leader della destra albanese.
Nonostante i numerosi processi che hanno visto come protagonisti le personalità più in vista dell'élite del regime, il processo di lustrazione che avrebbe dovuto finire nel '99 si protrae tuttora, fino all'ultima iniziativa del governo Berisha. Creare un sistema in grado di vagliare il passato politico delle personalità più in vista della politica albanese è un'impresa ardua, dato che anche l'attuale élite, sia di destra che di sinistra, premier incluso, proviene proprio dalle fila del Partito comunista.
Il leader del PD, ritrovando il linguaggio dei primi anni '90, quando l'anticomunismo era una formula politica d'indiscutibile efficacia, ha proposto anche una serie di iniziative che rivalutano gli avversari del regime.
“Inseriamo nelle scuole una materia a parte che descriva i crimini compiuti dal comunismo nei confronti di innocenti democratici”, ha affermato Berisha. Mentre un'altra iniziativa sarebbe la collocazione, in una delle piazze centrali della capitale, di un monumento alla memoria di tutti coloro che persero la vita per mano del regime. In tal modo il messaggio, anche se vent'anni dopo, dovrebbe raggiungere proprio l'elettorato più fedele di Berisha, gli anticomunisti, che ora però manifestano non poca delusione nei confronti del premier.
Il progetto di legge sulla lustrazione, proposto in parlamento per porre definitivamente fine al legame della politica e del sistema giudiziario albanese con l'ex élite comunista, mira ad assicurare la "purezza ideologica" delle figure che occupano oggi le cariche più importanti dello stato, o che si candidano ad accedere ad esse. Si vuole assicurare l'integrità morale e politica delle personalità al vertice del paese, "certificando" il non coinvolgimento col passato regime. Ma l'oggetto di giudizio rimane vago.
Inizialmente l'iniziativa è stata ribattezzata nel gergo politico come “legge sulle spie” o “questione dei fascicoli del comunismo”. L'obiettivo principale indicato era quello di aprire i fascicoli, rimasti segreti, di chi ha collaborato con il regime e in particolar modo con i suoi servizi segreti, seguendo l'esempio della ex Repubblica Democratica Tedesca con qualche decennio di ritardo. Ma il premier si è poi spinto con entusiasmo molto più in là, promettendo che sarebbero stati passati al setaccio tutti, “dal preside di liceo nella più sperduta provincia, fino al presidente della Repubblica”.
E' stata evidente sin da subito l'importanza che sarà riservata ai rapporti tra i funzionari del potere giudiziario e il regime. I media hanno pubblicato liste di giudici e magistrati che dovrebbero venir penalizzati dalla legge in questione. Si tratta di liste ricche di nomi: per molti giudici che oggi sono cinquantenni o sessantenni è inevitabile avere alle spalle una carriera iniziata durante il regime.
Un effetto immediato dell'approvazione della legge sulla lustrazione è stata l'uscita di scena di Zamir Shtylla, il procuratore incaricato della vicenda
Gërdec, che ha dato le dimissioni subito dopo la votazione in parlamento. I media albanesi hanno collegato la decisione proprio con la possibile penalizzazione che il procuratore avrebbe subito con la legge sulla lustrazione.
L'opposizione, che questa volta si è trovata unita contro Berisha, si è opposta con fermezza al progetto di legge, boicottando le sedute parlamentari, e lasciando infine che la legge venisse votata a maggioranza semplice, cioè solo dai parlamentari della destra presenti in aula. “Questi sono metodi comunisti, degni di una dittatura per sbarazzarsi dei propri avversari politici”, ha più volte affermato Valentina Leska, capogruppo del Partito Socialista. Il premier Berisha, invece, ha accusato il leader del PS, Edi Rama, di opporsi alla legge sulla lustrazione perché figlio di una famiglia comunista molto altolocata ai tempi del regime.
Secondo quanto affermano i media e i partiti dell'opposizione, sono almeno 28 gli articoli della costituzione albanese che la legge sulla lustrazione andrebbe a violare. Si va dalla violazione dei diritti dell'uomo al sovvertimento dei rapporti tra i poteri costituzionali. Secondo quanto previsto dalla legge, per attuare il processo di lustrazione si dovrebbe creare una commissione apposita, che avrebbe addirittura la facoltà di controllo e ingerenza rispetto ai tre poteri, con la possibilità di destituire diverse cariche. In tal modo si metterebbe a dura prova la libertà di azione del potere giudiziario che già oggi denuncia la mancanza di indipendenza, e si aprirebbero numerosi conflitti con gli altri organi dello stato.
L'opposizione ha denunciato la possibilità di formare una commissione sulla lustrazione con tali competenze di controllo, presentando la questione alla Corte costituzionale. Ma dalle fila del PD non sono mancate le voci che hanno chiesto di escludere tale materia dal giudizio della Corte dato che gli stessi giudici sarebbero soggetti alla lustrazione e si troverebbero in tal modo in conflitto di interessi.
La legge sulla lustrazione ha attirato l'attenzione di molti rappresentanti internazionali a Tirana, che hanno ammesso la necessità di una tale iniziativa in Albania, ma senza condividere le procedure e i contenuti della legge appena approvata. “Si ha bisogno di una legge che venga condivisa sia dalla maggioranza al potere sia dall'opposizione”, ha denunciato John Whithers, ambasciatore americano a Tirana. Altri hanno sottolineato la pericolosità di una commissione super partes. “Io non sono contrario alla lustrazione – afferma Robert Bosch, ambasciatore dell'Osce a Tirana - ma bisogna che ciò avvenga nel rispetto dello Stato di diritto e dell'indipendenza del potere giudiziario, Corte costituzionale inclusa”.
Esperti internazionali sono arrivati ad esaminare la questione per conto del Consiglio d'Europa. Senza mezzi termini, nelle loro dichiarazioni viene denunciato il fatto che una legge di questa importanza sia passata senza chiedere alcuna assistenza in ambito internazionale. Le numerose irregolarità, secondo i relatori del Consiglio d'Europa, verranno segnalate alla Commissione di Venezia, ente responsabile in materia giuridica nell'ambito del Consiglio d'Europa, per poter dare un giudizio. La preoccupazione che accomuna tutti è che questa mossa da parte del governo segni un passo indietro per la già fragile democrazia albanese.
Lunedì 16 febbraio, l'opposizione, le associazioni degli avvocati e dei procuratori albanesi hanno chiesto alla Corte costituzionale di prendere in esame la legge. Non si è ancora avuto un giudizio in merito ma nel frattempo la sua applicazione, come suggerito dagli osservatori internazionali, è stata sospesa. Il premier ha accolto la notizia con malumore, e nella conferenza stampa di martedì scorso l'ha ritenuta una “decisione ingiusta” e “manipolata dall'opposizione”. Alla fine però ha anche affermato che, nonostante non la condivida, rispetterà la decisione della Corte costituzionale.
A Tirana la lustrazione rimane quindi un tema all'ordine del giorno e si inizia a vociferare su una possibile revisione della legge. La pressione internazionale e l'imminente campagna elettorale potrebbero essere gli input giusti per aumentare la propensione al dialogo nella spigolosa politica albanese.