”E' una carica che offre un potere simile a quello di un governatore di una colonia, con il diritto di destituire i presidenti e i premier, ed imporre le leggi” ha scritto il Guardian per descrivere il ruolo dell'Alto Rappresentante.
OHR - Paddy Ashdown durante una delle sue non infrequenti visite sul campo in Bosnia
Se esiste una lezione impartita durante il governo internazionale della Bosnia Erzegovina, è quella che dice che l’intervento internazionale può incidere molto poco sul politico nell’intento di superare la situazione di divisione e di poca sicurezza dell’area, mentre allo stesso tempo impedisce agli organi comuni di serbi, bosgnacchi e croati di risolvere i dissensi attraverso i propri rappresentanti politici. Ed è proprio la possibilità di un accordo politico tra i tre popoli costituenti, ad essere già stato minato dal nuovo Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina, Paddy Ashdown.
Il primo schiaffo che Ashdown ha inferto all’opinione pubblica risale infatti a nemmeno un mese dall’assunzione della sua carica, momento in cui ha imposto la riforma della legge che regolamenta le nuove carte di identità, con cui ha imposto la cancellazione sia su di esse che sui documenti ufficiali di registrazione dei dati e di scambio delle informazioni tra uffici anagrafici, dell’entità (Republika Srpksa o Federazione di BiH) di residenza dei cittadini.
Questa decisione ha fatto scalpore soprattutto tra l’opinione pubblica e i rappresentanti politici della Republika Srpska, per primo il premier dell’entità – Mladen Ivanic – il quale ha reagito duramente dichiarando che “la dicitura Republika Srpska deve essere indicata sulla carta d’identità, e si deve trovare il modo di farlo” (Nezavisne Novine, 29/30.06.2002).
Gli analisti politici hanno già concluso che Ashdown è molto più deciso e veloce del suo predecessore, Wolfgang Petritsch, il quale aveva atteso due mesi prima di tirare il suo “primo schiaffo”, con l’annullamento della legge che permetteva l’occupazione di case ed appartamenti abbandonati durante la guerra dai legittimi proprietari.
La velocità di Ashdown non sorprende affatto. Del sessantaduenne, un tempo leader dei liberal britannici, si racconta sia un ottimo conoscitore della realtà balcanica. Non appena ha saputo della sua nomina ad Alto Rappresentante si è presentato anche al Tribunale Internazionale de L’Aja per testimoniare contro Slobodan Milosevic, sventolando davanti ai mass media il famoso tovagliolo avuto da Franjo Tudjman nel 1995 (Politika, 28.05.2002) , su cui Tudjman e Milosevic avevano disegnato la mappa della Bosnia Erzegovina divisa da una linea a forma di “S”, che indicava la linea di spartizione del paese tra Croazia e Serbia.
Ashdown ha dimostrato di voler utilizzare appieno il suo mandato fin dalla sua nomina ad Alto Rappresentante. Preparandosi ad occupare la poltrona a lui destinata, ha fatto visita a tutti i centri politici della regione, ha discusso con tutti coloro che di Bosnia Erzegovina se ne intendono e quindi di problemi legati a Dayton e post-Dayton, ha parlato in sede di consigli comunali, centri istituzionali, commissioni che si occupano di prendere decisioni politiche su indicazioni della comunità internazionale. Come viene sottolineato anche dai suoi stretti collaboratori, durante tutti questi incontri Ashdown ha ottenuto promesse di sostegno al suo operato, ma soprattutto che la Bosnia Erzegovina non verrà trascurata – sia sul piano politico che su quello finanziario – dalla comunità internazionale (Slobodna Dalmacija, 28.05.2002).
Deciso e pronto a portare a termine tutti i suoi intenti, appena atterrato sul territorio della Bosnia Erzegovina Ashdown ha dichiarato che “gli accordi di Dayton rappresentano le fondamenta, ma proprio come tutte le fondamenta se non sono necessarie si possono scalzare. La questione è capire in che modo” (SRNA press agency, 27.05.2002).
Ha inoltre dichiarato che la Bosnia Erzegovina non può sopravvivere divisa in due – come li definiti lui stesso - piccoli statarelli fallimentari. Ashdown ha subito cominciato a girovagare per il paese con l’intento di verificare di persona la situazione. Passando la maggior parte del suo tempo fuori da Sarajevo, incontrando la gente, organizzando incontri con i consigli comunali in tutta la Bosnia Erzegovina, Ashdown ha inaugurato la nuova politica dell’OHR. “In questi incontri la gente mi ha confessato di volere semplicemente quello che altri popoli desiderano altrove nel mondo. E questo lo considererò una mia priorità. Innanzitutto la giustizia e poi il lavoro, attraverso le riforme” ha dichiarato Ashdown, aggiungendo che è necessario che la comunità internazionale dovrà cambiare il carattere della sua presenza in Bosnia Erzegovina affinché si faciliti al paese una veloce integrazione in Europa (BHTV 1 e PBS BIH 30.05.2002).
Le sue intenzioni sono più che concrete, e l’ha dimostrato anche lo scorso 14 luglio con l’emissione di un decreto con cui ha destituito il Vice Premier Federale– Nikola Grabovac - e ha obbligato il Ministro della Finanze della Republika Srpska – Milenko Vracar - a dare le dimissioni, lasciando che la stampa locale alzasse la voce rispetto alla sua decisione, seguita ad uno scandalo di corruzione ed appropriazione di denaro pubblico ancora non del tutto chiarito. Ashdown ha difatti annunciato che crimine e corruzione saranno i principali obiettivi da distruggere considerato che – come lui stesso ha dichiarato – sono aspetti estremamente diffusi nella società bosniaca. Ashdown ha quindi promesso che farà sua una dura lotta non solo contro criminali e corrotti, ma anche nei confronti “dei loro amici e sostenitori che ricoprono funzioni pubbliche”. Pertanto la giustizia, la diminuzione della disoccupazione e le riforme diverranno le sue priorità. Ha promesso che si batterà per abbassare l’alta percentuale di disoccupazione presente nel paese, che in base alle ultime stime si aggira tra il 40 e il 60% della popolazione totale, ma anche per sostenere la realizzazione di riforme economiche e così attrarre capitali esteri (BHTV 1 e PBS BIH 27.05.2002).
Anche se l’ex politico britannico non lo annovera tra le sue priorità, la comunità internazionale pare aspettarsi che durante il mandato di Ashdown si riuscirà ad arrestare ed inviare a L’Aja Karadzic e Mladic, ancora latitanti. Proprio in relazione al loro arresto, gli è stato chiesto se si sentirà di aver fallito nel caso in cui non si riuscisse ad arrestarli durante il suo mandato. Ashdown ha risposto con distacco “non mi importa se si valuterà positivamente o meno il mio mandato, né quale valutazione verrà fatta nella cerchia dei diplomatici. Forse sono diverso da coloro che mi hanno preceduto. Forse loro hanno raggiunto grandi successi, e sono stati eccezionali, anche se io non li valuto tali. Non mi interessa che ne sarà di me alla fine del mandato. Non sono qui per continuare nella mia carriera, alla fine tornerò al mio giardino” (Reporter, 02.07.2002).
Ashdown ha sottolineato che questo lavoro spetta ai soldati della NATO, mentre lui si dovrà occupare del paese. “Devo proseguire passo passo. Il mio primo passo sarà quello di costruire delle istituzioni, come il Consiglio Superiore della Magistratura, in modo da mettere i giudici nelle condizioni di fare il proprio lavoro. Ovviamente dobbiamo avere a disposizione le risorse per poter raggiungere questo obiettivo, si devono realizzare le riforme di legge, si deve concretizzare il principio della responsabilità ministeriale. Perché credo che in questo si arrivi ad atti criminali soprattutto a causa di abusi della funzione pubblica” (Dani, 28.06.2002).
Paddy Ashdown è il quarto Alto Rappresentante imposto dalla comunità internazionale dalla fine della guerra. Nessun personaggio bosniaco viene coinvolto nella scelta del candidato alla carica, scelta che invece viene fatta da un gruppo governi occidentali. In base ad alcune dichiarazioni ufficiali, la comunità internazionale si aspetta anche che il Lord sarà l’ultimo Alto Rappresentante, obbiettivo che secondo Ashdown sarebbe un successo enorme perché significherebbe che la Bosnia Erzegovina è divenuta forte e stabile.
A distanza di soli due mesi dall’inizio del suo mandato risulta un po’ difficile fare una valutazione obiettiva del suo lavoro. Ma non si deve forse dimenticare un fatto molto importante della sua carriera politica, e cioè che negli anni di presidenza del partito liberalsocialista, dal 1987 al 1999, la sua linea politica e il suo pensiero non sono mai riusciti a raccogliere il consenso della popolazione inglese…