BiH: durante la guerra la Radio poteva uccidere
03.08.2002
Continuano i processi all’Aja. In quello contro Milomir Stakic, accusato di genocidio ed altri crimini commessi nella zona di Prijedor, un testimone afferma: le onde radio uccidevano.
“Sostengo che attraverso le onde-radio di Radio Prijedor vennero uccisi Dedo Crnalic, Eso Sadikovic e Osman Mahumuljin” ha affermato il testimone dell’accusa Nusret Sivac ai giudici del TPI durante il processo contro Milomir Stakic.
Quest’ultimo, presidente di un Comitato di Crisi che nel 1992 e 1993 organizzò e portò a termine la pulizia etnica contro musulmano e croato-bosniaci nella municipalità di Prijedor, è accusato di genocidio ed altri crimini.
“Ho passato quasi sei mesi nel campo di concentramento di Omarska, dall’aprile al settembre del 1992” ha affermato Nusret Sivac “Nell’estate del 1992 per noi che non eravamo serbi la vita a Prijedor era divenuta un inferno. Costantemente braccati, costante insicurezza e nessuno che ci proteggeva. Ed a creare quest’atmosfera molta responsabilità hanno avuto i media ed i giornalisti che vi lavoravano”.
“Radio Prijedor trasmetteva in continuazione servizi contro le minoranze. La macchina per la propaganda dell’SDS funzionava a perfezione. Attraverso Radio Prijedor si invitava apertamente la cittadinanza ad aggredire ed attaccare i musulmani ed i croati. Era un continuo invito al linciaggio per tutti quelli che non erano serbi” ha continuato Sivac.
Alla domanda del pubblico ministero su chi vi fosse dietro a questa “politica editoriale” il testimone ha risposto affermando che tutti gli ordini arrivavano dal Comitato di Crisi del quale lo stesso direttore di Radio Prijedor, Mile Mutic, che possedeva gradi militari, faceva parte.
“Vestiva sempre in uniforme ed aveva un telefono militare sulla sua scrivania” ha continuato il testimone riferendosi a Mutic, “partecipava a tutti gli incontri del Comitato di Crisi ed ha in più occasioni personalmente invitato i cittadini di Hambarine, Kozarac ed altri villaggi della municipalità di Prijedor a consegnare le armi”.
Radio Prijedor inoltre era utilizzata per calunniare e pubblicizzare false biografie di alcuni cittadini rispettabili.
“Tutti coloro i quali sono stati nominati o da Radio Prijedor o sul quotidiano Kozarski Vjesnik sono poi stati uccisi nel campo di concentramento di Omarska” ha affermato Sivac individuando una volontà chiara di eliminare l’élite dirigente della comunità musulmana e croata.
Tra gli esempi fatti dal testimone quello del rinomato medico di Prijedor Osman Mahmuljin. Arrestato il suo stesso giorno fu, come Sivac, portato ad Omarska e lì immediatamente eliminato.
Anche davanti al Tribunale Internazionale dell’Aja sta chiaramente emergendo il legame tragico che, nei Balcani, ha legato mass media e guerra. E non si tratta solo di reti televisive, quotidiani o radio nazionali. Ma anche di mass media locali, come dimostra il caso di Radio Prijedor e del quotidiano Kozarski Vjesnik. In parte questa tematica è stata affrontata nella serata pubblica “Il silenzio dopo la tempesta.
L’informazione sui Balcani nel tempo della non guerra” organizzata dall’Osservatorio presso il Circolo della Stampa lo scorso giugno.
(Oslobodjenje, 31.07.02).