Trovato a: http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/11316/1/45>
Investimenti stranieri e rimesse degli emigranti sono elementi chiave per lo sviluppo dell'economia kosovara. Dato che la produzione interna in Kosovo è diminuita drasticamente con lo smantellamento del sistema economico della vecchia Jugoslavia, le autorità di Pristina oggi cercano ogni mezzo per stimolare l'economia locale, e le rimesse degli emigranti giocano senza dubbio un ruolo centrale.
Il governo vorrebbe mantenere il flusso in entrata di capitali dall'estero, ma non ha una chiara politica per favorire tale tendenza, oltre a sperare che i legami familiari rimangano saldi. Le autorità, poi, si sentono impotenti di fronte agli effetti della crisi finanziaria globale, che ha colpito le nazioni più sviluppate dove la diaspora kosovara è più numerosa.
Quando la recessione in USA ed Europa occidentale ha provocato una forte diminuzione di posti di lavoro o, in alcuni casi, la perdita di risparmi investiti in azioni di colossi economici, forte è stata la ricaduta sulle famiglie degli emigranti ed i loro parenti, ed in generale sulla economia del Kosovo.
Negli ultimi anni le rimesse avevano mantenuto un trend di crescita, raggiungendo nel 2008 circa 535 milioni di euro, che rappresentano il 14% del prodotto interno lordo. La banca centrale del Kosovo, però, ha reso noto che nei primi due mesi del 2009 i primi dati indicato una diminuzione delle rimesse del 10% circa, a confronto dello stesso periodo dell'anno scorso.
La crisi diventa palpabile
I leader politici e molti esperti di economia rifiutano di ammettere che il Kosovo dovrà affrontare problemi simili a quelli dei paesi ad economia forte, dove i governi devono intervenire per salvare dal collasso i colossi economici.
Il Kosovo può essere considerato (quasi esclusivamente) un mercato di consumo, dove il commercio, all'ingrosso ed al minuto, e il settore delle costruzioni supportano lo sviluppo dell'economia. Il settore industriale è fragile e le importazioni superano di dieci volte le esportazioni. Il Kosovo, in ogni modo, già sente i morsi della recessione globale.
Fehmi B. (38 anni) vive a Pristina, con la moglie e i due figli. Lavora come guardia giurata per otto ore al giorno, ed il salario gli consente di mantenere uno standard di vita decente, in un mercato del lavoro dove sono registrati più di 330mila disoccupati. Con l'avvicinarsi dell'estate, Fehmi non vedeva l'ora di trascorrere la sue ferie sull'Adriatico, come ha fatto nel 2007 e nel 2008. Purtroppo per lui, però, i programmi per la prossima estate sembrano essere poco realizzabili visto che suo fratello, che vive in Germania e che è abitualmente lo “sponsor” delle sue ferie, molto probabilmente la prossima estate salterà la tradizionale visita in Kosovo, a causa dell'insicurezza relativa al posto di lavoro.
Fehmi non rinuncerà solo alle vacanze quest'estate, ma anche alla “lussuosa” estate a Pristina, dove avrebbe, insieme a suo fratello, visitato i parenti nei villaggi in giro per il Kosovo, cosa che non può permettersi a sue sole spese.
Molti residenti in Germania ed Inghilterra confessano che, diversamente dalle abitudini usuali, quest'anno hanno deciso di non tornare nel paese di origine.
Una flessione dei viaggi degli emigranti albanesi nel Kosovo è anche prevista dalla Economic Initiative for Kosovo – ECIKS, che ritiene tale tendenza più forte tra i kosovari che vivono in Germania. L'ECKIS, con sede a Vienna, fa anche notare che questo problema può portare ad una caduta del potere d'acquisto dei kosovari, che potrebbe a sua volta condizionare negativamente lo sviluppo economico programmato per il 2009. Si stima che gli emigranti kosovari che rientrano a casa, nel giro di poche settimane di vacanza spendano in media dai 2000 ai 3000 euro a testa. Secondo le stime, sono all'incirca 400mila i kosovari che vivono fuori del territorio del Kosovo.
Le rimesse sono state cruciali per gli albanesi del Kosovo durante gli ultimi travagliati decenni. Gli albanesi sono emigrati in Europa occidentale e negli USA, soprattutto per motivi economici, soprattutto a partire dagli anni '70, da quando fu possibile accedere al mercato del lavoro occidentale grazie agli accordi stipulati a suo tempo dalla Jugoslavia con i paesi europei più sviluppati. Le rimesse hanno consentito a molte famiglie kosovare di sopravvivere, specialmente durante gli anni '90, quando un gran numero di albanesi persero il lavoro dopo la presa del potere da parte di Milošević.
Oltre a consentire la sussistenza economica delle famiglie, il denaro della diaspora ha giocato un ruolo cruciale per gli albanesi del Kosovo durante la guerra degli anni 1998-99, quando associazioni kosovare in tutta Europa raccolsero fondi per finanziare la guerriglia dell'Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK). La guerra ha devastato il Kosovo; le truppe serbe e i paramilitari hanno distrutto migliaia di case. Oggi, dieci anni dopo la guerra, quasi tutte le case date alle fiamme o distrutte sono state ricostruite, e in molti villaggi le abitazioni sono diventate due o tre volte più grandi, proprio grazie ai soldi degli emigranti.
Oggi, però, si vedono cambiamenti nella “cultura degli investimenti” degli emigranti. Questi vedono sempre di più il Kosovo come un'opportunità di investimento attraverso le relazioni con le famiglie ed il paese di origine. Ad esempio, gli albanesi emigrati hanno comprato più del 65% delle quote delle compagnie pubbliche privatizzate.
La Riinvest Institute for Development Research ritiene che una flessione delle rimesse provocherà una caduta nella regolare crescita della economia del Kosovo, che è stata del 5,4% nel 2008. In ogni caso, la crisi danneggerà relativamente poco l'economia del Kosovo, a paragone del duro colpo che le economie dei paesi Ue avranno durante il 2009, secondo le previsioni della Commissione europea. La Riinvest sostiene che la diminuzione dell'afflusso di denaro colpirà i consumi interni e che questo sarà uno dei settori più danneggiati.
Le banche commerciali che operano in Kosovo non sostengono però l'ipotesi della caduta delle rimesse ed insistono nel sostenere che la crisi non ha influenzato le loro attività. Testimonianze di segno opposto vengono dalle agenzie specializzate in trasferimento di denaro, che inviano ogni mese centinaia di migliaia di euro in Kosovo.
Un dirigente della filiale della Western Union a Pristina afferma che la diaspora continua ad inviare denaro a casa, ma che i numeri sono cambiati. “ La stessa persona che spediva 500 euro al mese un anno fa, oggi ha ridotto la somma a 300 se non 200 euro mensili”, sostiene il dirigente.
Buone notizie dall'estero
Se il Kosovo comincia a perdere rimesse dall'estero, i suoi economisti possono rivolgere la loro attenzione a Washington.
L'8 maggio scorso, infatti, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha invitato ufficialmente il Kosovo a divenire membro di questa struttura finanziaria. Il FMI diventa così la prima organizzazione internazionale importante, pronta ad accettare a pieno titolo il paese.
Le autorità di Pristina hanno richiesto l'adesione sia all'FMI che alla Banca Mondiale subito dopo la dichiarazione di indipendenza del febbraio 2008. La quota assegnata al Kosovo sarà dello 0.4% che è più alta sia di quella del vicino Montenegro (0.1%) che dell'Albania (0.2%), ma che naturalmente è molto più piccola a paragone del più forte contribuente, gli Stati Uniti (17.09%).
L'adesione al Fondo Monetario permetterà al Kosovo di mettere in atto progetti costosi che altrimenti sarebbero non abbordabili con il suo attuale budget che ammonta a soli 1,3 miliardi di euro. I potenziali investitori, inoltre, si sentiranno più sicuri dopo l'ammissione. Oltre questi benefici, l'adesione significa che le riforme di lungo respiro per raggiungere gli standard economici internazionali,potranno essere attuate sotto il monitoraggio del FMI. L'ingresso nel FMI rafforza poi le ambizioni del Kosovo verso l'adesione alla Banca Mondiale, da cui può sperare di ottenere mutui a basso tasso di interesse per i progetti di sviluppo.
Fino ad ora le famiglie kosovare sono sopravvissute grazie alle forti relazioni familiari, ma i legami con le principali istituzioni economiche mondiali possono rivelarsi il mezzo più idoneo per costruire una economia più stabile e prospera in ogni parte del Kosovo.