Ultimi nella lustrazione
05.06.2009
Da Skopje,
scrive Risto Karajkov
(foto di ilConte - flickr.com
La Macedonia è uno degli ultimi paesi dell’area ad aver approvato una legge sulla lustrazione. Se in molti ora aspettano la sua applicazione, altri non hanno mancato di sollevare contestazioni, per timore di abusi a fini politici e violazioni dei diritti umani
“Io... giuro solennemente di non essere stato un collaboratore segreto dei servizi di sicurezza dello stato [jugoslavo]”.
Questa è la formula che tutti i funzionari pubblici in Macedonia dovranno pronunciare con la nuova legge sulla lustrazione, che entrerà in vigore nel corso del 2009. Tutti i candidati alle recenti elezioni amministrative e presidenziali hanno dovuto depositare una dichiarazione giurata dal notaio.
Anche se approvata dal parlamento all’inizio del 2008, la legge è rimasta praticamente inattiva per più di un anno, in attesa della costituzione del suo organo principale, la commissione di lustrazione. Ci sono voluti tre tentativi e molte negoziazioni tra i partiti per formare questo organo, istituito lo scorso gennaio. Ma anche se già formata, la commissione non è ancora operativa.
Composta da undici membri (tutti legati ai partiti politici), con una presidenza a rotazione ogni sei mesi, la commissione avrà il compito di verificare le dichiarazioni giurate di tutti i funzionari pubblici del paese, e di controllare che non siano false, confrontandole con le schede dei circa 36mila prigionieri politici contenute nell’archivio nazionale e nel deposito dei servizi di sicurezza. Le schede dei politici perseguitati al tempo del regime di solito contengono i nomi di coloro che “informavano” sul loro riguardo. Il lavoro della commissione di lustrazione dovrebbe essere quello di controllare che questi informatori (comunemente detti spie della polizia) non si siano procurati un impiego come pubblici funzionari. La pena per coloro che rilasceranno dichiarazioni false sarà il carcere.
Stando alle informazioni riportate dai media, le schede più importanti sono ancora in mano ai servizi segreti dello stato. Secondo “Macedonian media”, la Macedonia è praticamente l’ultimo paese dell’Europa dell’Est insieme all’Albania ad approvare la legge sulla lustrazione.
Ci sono voluti diversi anni perché l’idea, inizialmente proposta dall’ex portavoce del parlamento Stojan Andov, diventasse legge. Tuttavia è passata con una larga maggioranza e nessun voto contrario. Ci è voluto un altro anno solamente per rendere la legge operativa: fino a qualche settimana fa la commissione non aveva ancora ottenuto degli uffici - che il governo è obbligato a fornirle – non aveva un budget, un timbro e mancava di uno staff.
Se la lustrazione macedone è in ritardo, non è però affatto ristretta. Come dettato dalle clausole della legge, ogni funzionario pubblico dovrà giurare di non aver lavorato per i servizi segreti. Questo vale per tutti, dal presidente al primo ministro, tutti i parlamentari, sindaci, giudici, procuratori, militari, diplomatici, tutti i rappresentanti di organismi o comitati pubblici, ecc. In breve, tutti. La legge richiede che anche rappresentanti e persone incaricate dei media e del mondo accademico pronuncino il giuramento, ma non prevede conseguenze legali se la dichiarazione si rivela falsa. Questo viene lasciato alla “coscienza” dell’istituzione in cui lavorano.
La legge ha avuto ampio sostegno in parlamento, ma non sono mancate le contestazioni. Al momento sono state presentate tre petizioni alla Corte costituzionale per contestare la legge o qualche sua clausola. Due di queste sono state presentate da cittadini privati, la terza dall’Open Society Institute (OSI).
Il direttore di OSI Macedonia, Vladimir Milcin, era uno dei principali oppositori della legge nel dibattito pubblico al tempo della sua adozione. Diversamente da qualche altro oppositore della legge, Milcin non ha contestato il progetto in sé, ma si è opposto alla legge nella versione corrente, che a suo parere non garantisce la credibilità del processo di adozione.
Dissidente e “sospettato” al tempo dell’ex regime, Milcin è stato in parte spinto dall’”occhiata” che ha dato alla sua scheda dopo il comunismo. Sulla base di ciò che egli stesso ha visto, e su consiglio dei maggiori esperti, ha affermato di aver realizzato che la sua scheda è stata manipolata in anni recenti e che alcune pagine risultavano mancanti. Milcin ha affermato che quando, nel dicembre 2000, ha chiesto i nomi di colori che hanno lavorato alla sua scheda descrivendolo come una persona “dalle vedute anarchico-liberali”, “manifestante” e “persona in contatto con esponenti della destra e del nazionalismo macedone”, gli è stato negato l’accesso. Ha chiesto informazioni basandosi su una legge precedente che permetteva ai cittadini di dare un’occhiata alle schede che li riguardavano, ma che non ha mai avuto valore effettivo. L’argomentazione portata da Milcin è che la legge, nella sua forma attuale, aprirà semplicemente la porta ad ulteriori manipolazioni.
“La legge è passata grazie a molte pressioni”, afferma Milcin. Stando alle sue dichiarazioni, “l’intento era chiaramente intimidatorio. La commissione che hanno costituito non ha l’expertise né l’integrità morale nemmeno per lavorare con le schede già ‘riviste’. Invece di essere uno strumento legale di transizione, la lustrazione potrebbe essere uno strumento per la manipolazione della polizia e dei partiti e finire con il creare nuove ingiustizie.
La sua argomentazione è stata sostenuta da molti. Il timore di possibili abusi del processo di adozione a fini politici, e le riserve riguardanti la sua effettività, sono stati i maggiori argomenti contro questo progetto nel dibattito pubblico. “I pesci grossi si sono già assicurati che i loro nomi fossero al sicuro fuori dai giochi”, è stato un frequente ritornello. Il Comitato di Helsinki per i diritti umani ha reagito subito nel dibattito, argomentando che la legge potrebbe produrre nuove violazioni dei diritti umani. Il professore Gordan Kalajdziev, uno dei principali esperti di diritti umani nei procedimenti criminali, ha recentemente affermato di non essere sicuro che potrà essere fatta giustizia in base a come sono state scritte le cose nelle schede della polizia.
“Questa commissione ha enormi responsabilità” ha affermato la parlamentare del Partito liberaldemocratico (LDP) Roza Topuzova-Karevska, “cercando di correggere un’ingiustizia dovremmo stare molto attenti a non commetterne una nuova”.
D’altro canto, molti stanno aspettando l’applicazione della legge. L’Associazione degli albanesi perseguitati sostiene che ci siano 24 mila albanesi che sono stati vittime di persecuzioni politiche durante il regime. Secondo l’associazione, i familiari delle vittime sono più di 100 mila. Tutti loro aspetteranno il risarcimento una volta che la legge diverrà attiva. Shpetim Polozani, presidente dell’Associazione, afferma che 5300 di questi perseguitati sono ancora vivi.
“Noi albanesi siamo più preoccupati per il fatto che la lustrazione non abbia inizio” argomenta Polozani, “i continui ritardi mostrano che qualcuno sta deliberatamente mettendo a repentaglio il processo di adozione”. Anche se non ci sono dati ufficiali sull’etnia dei perseguitati in Macedonia al tempo del comunismo in Jugoslavia, secondo alcuni gli albanesi sarebbero stati particolarmente colpiti.
Probabilmente molti nel paese sono ansiosi di giustizia, o vendetta. Xhevad Ademi, deputato e alto funzionario del partito al potere DUI, Partito democratico per l’integrazione, è stato in prigione otto ani e mezzo negli anni ’80. Ora afferma che non desidera vendetta.
“Io ho la mia scheda. Conosco le spie, i miei compagni, amici... Non voglio fare i loro nomi pubblicamente. Li ho perdonati tutti”, afferma Ademi.
Ora bisogna vedere se lavorare a questa legge scatenerà la tempesta che molti attendono, la diffamazione di molte personalità pubbliche e il loro conseguente ritiro dalla vita pubblica.
“Dobbiamo riparare agli errori e alle ingiustizie del passato” afferma Gjorge Malkovski , storico e vice presidente della Commissione di lustrazione.
La lustrazione riaprirà sicuramente delle ferite. Se poi porterà la pace delle menti e quanto ci impiegherà, resta da vedere. A circa 18 anni da allora, il processo deve ancora iniziare. Alcuni si sono chiesti se, dopo tanto tempo, tutto questo ha senso.