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L'ora del cambiamento?
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Data pubblicazione: 13.07.2009 10:24

Chişinău
Si terranno il 29 luglio, in piena estate, e di mercoledì, le nuove elezioni in Moldavia. Secondo l'opposizione, un escamotage del governo comunista per abbassare l'affluenza alle urne. Lo stesso partito comunista, però, sembra meno compatto e dà segni di divisione interna
Il prossimo 29 luglio in Moldavia si terranno nuove elezioni parlamentari. Nonostante i leader dell’opposizione abbiano chiesto di non tenere le elezioni in estate e di posticiparle in autunno, le autorità hanno deciso di organizzarle il prima possibile, fissandole inoltre a metà settimana, di mercoledì.

Controversia sulla data delle elezioni

Questa decisione è una novità per la Moldavia, dato che fino ad oggi tutte le elezioni sono state organizzate di domenica. L’opposizione sospetta che il partito comunista, attualmente al governo, stia cercando di ottenere una bassa affluenza alle urne, escludendo un considerevole numero di elettori giovani e residenti all’estero, per lo più anticomunisti.

Molti giovani sono fuori dal paese per le vacanze estive, mentre altri non potranno votare liberamente dato che, in base alle regole vigenti, gli studenti sono registrati nei campus in cui studiano e sono obbligati a votare in quei seggi. Considerando il fatto che per l’estate la maggior parte degli studenti ritorna a casa, per loro sarà difficile esprimere il proprio voto. A tutto questo si aggiunge il fatto che i moldavi che lavorano all’estero avranno delle difficoltà a votare in quanto le elezioni si terranno in un giorno lavorativo.

Per evitare l’eventualità che le elezioni vengano dichiarate “non valide” visto che in estate l’affluenza alle urne potrebbe essere inferiore al 50% più uno, prima di essere sciolto il parlamento di Chişinău ha ridotto ad 1/3 la soglia minima di validità delle elezioni.

Una campagna senza dignità

Le campagne elettorali poco trasparenti non sono una novità per la Moldavia, ma i violenti episodi dello scorso 7 aprile hanno portato ad un nuovo livello di scontro e screditamento politico. L’intera fase pre-elettorale del partito comunista è basata solamente sulle accuse, rivolte all’opposizione, di preparare un colpo di stato.

La necessità di difendere la madre patria è il messaggio chiave lanciato dai comunisti. Inoltre, Vladimir Voronin, presidente e leader del partito comunista, ha dichiarato di recente che “l’opposizione è guidata da elementi criminali” e li ha accusati di voler distruggere l’indipendenza della Moldavia.

Dall’altro lato, i principali partiti di opposizione, Partito Liberale, Partito Liberal-democratico e il Partito “Nostra Moldavia”, stanno accusando i comunisti di orchestrare una violenta provocazione per distogliere l’attenzione dai brogli commessi alle elezioni dello scorso aprile.

Bisogna dire che tutti i principali esponenti politici stanno cercando di speculare sulle violenze del 7 aprile. Al momento circolano ben quattro documentari su quegli eventi, ovviamente realizzati dai diversi partiti e con diverse interpretazioni. Inoltre, più ci si addentra nella campagna elettorale, più emergono fatti nuovi sugli abusi commessi dalla polizia in seguito alla devastazione del Palazzo presidenziale e del Parlamento, elementi che vengono inevitabilmente utilizzati dai vari attori per scopi politici.

Le autorità sono state costrette a riconoscere, attraverso i risultati delle ripetute autopsie effettuate con la partecipazione di un esperto internazionale, che Valeriu Boboc, uno dei morti registrati il 7 aprile, ha perso la vita per le ferite riportate dopo il pestaggio durante la sua detenzione alla polizia.

Una nuova forza?

Il ritorno alle urne è stato un colpo significativo per il partito comunista: l’ex portavoce del parlamento, Marian Lupu, ha espresso il suo disaccordo con la linea ufficiale di partito che vuole polarizzare la società sulla base degli eventi del 7 aprile, e ha comunicato il suo abbandono del partito comunista.

Marian Lupu si è unito al Partito democratico della Moldovia – area socialdemocratica – minacciando di attirare i voti dell’elettorato comunista. Importante segnalare che molti analisti politici vedono la nuova posizione dell’ex portavoce come l’unica possibilità per l’opposizione di vincere sul partito oggi al potere. Visto l’esasperato livello di scontro tra liberali e comunisti, il Partito democratico della Moldavia sta cercando di avere una posizione più moderata evidenziando la necessità di porre fine alla guerra in corso.

Negli ultimi mesi la Moldavia ha visto più scontri e violenze che in tutti i 18 anni di indipendenza. Le elezioni parlamentari dello scorso 5 aprile, invece di legittimare il parlamento e il governo, sono state la valvola di sfogo di tutte le frustrazioni accumulate durante il governo comunista dal 2001.

Dopo il 7 aprile ci sono state proteste e manifestazioni di piazza che, per il sospetto di brogli elettorali da parte del partito comunista, sono sfociate in violenze e nell’assalto al palazzo presidenziale e al parlamento. Incapaci di provare i brogli, dato il controllo del sistema giudiziario da parte del partito comunista, i partiti all’opposizione hanno usato l’unico modo possibile per ritornare alle urne, vale a dire non votare per il presidente della repubblica all’interno del neo-formato parlamento.

In seguito a due tentativi successivi non riusciti per eleggere il presidente, lo scorso 15 giugno Vladmir Voronin ha sciolto il parlamento e annunciato nuove elezioni.