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Jasmila Žbanić
Il soggetto e lo sguardo sul mondo: il documentario in Bosnia Erzegovina secondo Jasmila Žbanić, regista sarajevese autrice di Grbavica (Il segreto di Esma). Nostra intervista
Quest'intervista è un estratto della ricerca "Indagine sul settore del documentario nel Mediterraneo" realizzata per la Direzione Marketing della RAI, che ringraziamo per la gentile concessione.
Qual è la tua definizione di documentario?
Il documentario è un film creativo, d'autore, che ha per protagonisti persone e fatti reali. Ci sono anche altri generi che mostrano persone e avvenimenti reali, ma quello che fa la differenza è l'approccio autoriale. La scelta del soggetto, dei personaggi e la prospettiva sono scelte autoriali, così come le motivazioni del racconto.
Nata a Sarajevo, regista e sceneggiatrice, laureata all'Accademia di Arti drammatiche di Sarajevo e fondatrice dell'associazione artistica Deblokada. Autrice di numerosi documentari, ha raggiunto la notorietà internazionale con il suo primo lungometraggio "Grbavica" (Il segreto di Esma), premiato con l'Orso d'oro al Festival di Berlino 2006. Tra i suoi ultimi lavori il documentario “Builder's Diary” (2007) sulla ricostruzione del “Ponte Vecchio” di Mostar. Nel 2009 ha scritto e diretto il lungometraggio "Na putu" (In viaggio), racconto che si snoda tra Sarajevo e Vienna.
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Quali sono le caratteristiche fondamentali di un documentarista? Obiettività, rispetto per la storia filmata...
Nemmeno i servizi dei telegiornali sono obiettivi, figuriamoci il documentario... Secondo me l'obiettività è una grossa bugia, di cui le persone si servono per giustificare il proprio rimanere alla superficie delle cose. Un buon documentarista, come ogni altro artista, apre la strada a qualcosa di nuovo e inesplorato, lasciando a noi il compito di vedere, pensare e trarre conclusioni senza che sia qualcun altro a dirci cosa fare. Che poi spesso i documentaristi facciano anche lavori di propaganda, che cerchino di convincerci delle loro opinioni, è un altro discorso.
Quali sono le storie poco esplorate nel tuo Paese, quelle che vorresti fossero raccontate dai documentaristi?
È da molto tempo che non faccio documentari ma secondo me la prospettiva adottata, lo sguardo che si ha sul mondo, il modo in cui si elabora la tematica è molto più importante del tema stesso.
Ci sono però dei temi ricorrenti, “fantasmi” generazionali o nazionali che tu e i documentaristi bosniaci prediligete?
Penso che la guerra abbia lasciato un grosso segno nella scelta delle tematiche. Penso però che i documentaristi si trovino di fronte ad un rischio, ovvero spesso si pensa che un grande tema porti necessariamente a un grande film. Ovviamente un buon tema è importante, ma il problema è che spesso ci sono buoni temi elaborati male.
Ci sono siti internet, riviste specializzate, festival, eventi, luoghi, attività legate alla promozione, alla diffusione e alla visione di documentari in Bosnia Erzegovina?
Il documentario non ha abbastanza seguito, né in ambito accademico né in televisione. Il Sarajevo Film Festival però ha un ottimo programma di proiezioni con documentari interessanti.
Quali sono i principali produttori e distributori nel mercato del documentario in Bosnia?
La maggior parte dei produttori sono piccole case private o associazioni civiche. Non esistono grandi case di produzione, nemmeno per i film di fiction, né uno specifico centro di aggregazione, divulgazione o promozione. La Cineteca (Kinoteka Bosne i Hercegovine) versa in condizioni disperate, e la comunità internazionale non consente al ministero della Cultura federale di finanziare le istituzioni di rilevanza nazionale. I distributori non esistono. Zero. A volte i distributori di film di fiction diffondono anche i documentari, ma solo se si tratta di star mondiali, come Michael Moore. I documentari al cinema si vedono solo al Sarajevo Film Festival e in altri casi sporadici.
Cosa ci puoi dire sul budget dei documentari e sulle fonti di finanziamento?
Alcuni finanziamenti arrivano dal Fondo federale per la cinematografia o dalla televisione, ma si tratta di somme misere. Penso che il budget di un cortometraggio non superi i 10.000 euro.
Esiste una comunità di documentaristi in Bosnia Erzegovina?
No, esiste un'associazione di lavoratori del settore cinematografico, la BH Film - Udruženje Filmskih Radnika Bosne i Hercegovine. Ne faccio parte anch'io, al momento conta 72 membri e comprende anche i documentaristi. Ma purtroppo non funziona affatto.
Esistono luoghi, strutture specialistiche e processi formativi che indirizzano i giovani verso il documentario?
Purtroppo la produzione nel nostro Paese non è abbastanza significativa perché se ne creino. Sarebbe normale, se ci fosse un mercato organizzato, ma la nostra situazione assomiglia invece a un enorme buco, che lascia molte domande senza una risposta possibile.
Quali sono stati i momenti più importanti nella storia del documentario in Bosnia Erzegovina?
Personalmente il periodo che mi affascina di più è quello della scuola documentaristica che esisteva a Sarajevo prima della guerra.
Qual è il grado di libertà creativa per un documentarista qui?
Non esistendo un sistema, né uno studio, non esistendo nulla, il documentarista ha tutta la libertà che può desiderare, ma nessuno strumento per usarla!