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Una gita a Matka

31.08.2009    Da Skopje, scrive Risto Karajkov

Il canyon di Matka
Un lungo canyon dove in passato erano attivi più di 80 monasteri. Ora è un luogo amato da rocciatori e appassionati di Kayak. E' il canyon di Matka, dove quest'estate uno speleologo italiano ha guidato una spedizione alla scoperta di una ''grotta senza fine''
Quindici chilometri a sud-ovest di Skopje, capitale della Macedonia, lungo il fiume Treska, si snoda il canyon di Matka. Qui, nel XIV secolo, vi erano più di 80 monasteri in piena attività, e il canyon di Matka, secondo alcune fonti storiche, era a volte denominato il “piccolo Hilandar”.

Oggi ne sono rimasti solo quattro: Sveti Andrea, Sveti Nikola, Sveta Troica, e Sveta Bogorodica. Sveti Andrea, costruito nel 1389, si trova sulle rive dell’attuale lago di Matka, mentre gli altri tre sono sulle rocciose colline circostanti.

Quello che secoli fa era un centro di vita religiosa, è oggi uno dei luoghi più amati da rocciatori, alpinisti e appassionati di kayak. Le pareti verticali del canyon sono una vera sfida per i rocciatori cui è difficile resistere, ed a volte, sfortunatamente, troppo difficile da superare. Le fragorose acque del Treska sono un luogo di raccolta per gli appassionati di canoa. Per gli altri abitanti di Skopje, Matka è un luogo per passeggiare nel fine settimana, fare gite all’aria aperta oppure un giro in battello sul lago artificiale, che alimenta le turbine di una centrale idroelettrica.

La bellezza del luogo colpisce per la sua spettacolarità. Un sentiero stretto che passa sotto un “soffitto” di rocce spioventi conduce il visitatore alla terrazza del monastero. Le voci dei turisti e le risate dei bambini rendono allegra la località durante il giorno, ma essere lì, da soli, al buio, avrebbe probabilmente un che di sinistro e spaventoso.

Da qui partono le escursioni per le alture circostanti. Piccole barche offrono ai visitatori l’opportunità di gite sul lago. Alcune oche, perfettamente abituate alla presenza dei turisti, girano indisturbate tra i tavoli del ristorante, quasi come stessero in acqua. Più in là, nel lago, vi è un altro ristorante accessibile solo dall’acqua.

Alcune delle bellezze di Matka, però, non si vedono a prima vista, e la maggior parte dei visitatori non le conosce. Nel canyon vivono molte specie endemiche: delle circa mille specie vegetali scoperte nel canyon, il venti per cento sono presenti solo qui, o rappresentano “reliquie vegetali” di epoche passate. Ci sono poi due tipi di ragni e cinque di scorpioni (innocui) altrove sconosciuti.

Ma la specie animali più caratteristica di Matka è sicuramente la farfalla. Secondo gli esperti, qui si trovano 119 tipi di farfalle diurne e 140 notturne. Molte di queste sono endemiche.

Il tesoro meglio nascosto di Matka, comunque, sono le sue grotte. Ve ne sono almeno 10 di varia grandezza nel canyon. La più famosa è la grotta chiamata Vrelo.

Secondo quanto sostengono gli appassionati, Vrelo potrebbe essere la principale attrazione turistica che una piccola nazione come la Macedonia può offrire. Il problema è che non è semplice da visitare. Per farlo bisogna essere speleologi, o sommozzatori. Vrelo, infatti, è una grotta sottomarina, e sembra di grandi proporzioni. Una spedizione internazionale di speleologi subacquei ha esplorato Vrelo alla metà di agosto, allo scopo di raggiungerne il fondo o almeno misurarne la profondità.

Qualche anno fa alcuni esploratori si fermarono ad un certo livello; questa spedizione ha fatto progressi, ma non è riuscita a raggiungere il punto più basso della grotta. Gli speleologi hanno dovuto sospendere l’impresa, ma hanno dichiarato che ci riproveranno l’anno prossimo. Secondo le parole del coraggioso esploratore subacqueo italiano Luigi Casati “Vrelo è una grotta splendida. E’ letteralmente senza fine.”

In un agosto tranquillo e senza avvenimenti politici rilevanti, i media macedoni hanno ampiamente parlato dell'esplorazione della grotta da parte di Casati che ha più volte tentato di raggiungerne la base.

Vrelo inizia con un tratto orizzontale di circa 450 metri che termina in una stanza detta “zona del crepuscolo”. Da qui la grotta scende giù nelle viscere della montagna. A circa 120 metri di profondità il tunnel si divide in due rami. Nel primo tentativo Casati è arrivato a circa 140 metri superando di 100 metri il punto raggiunto nel 2007 dal suo collega, l’olandese Mark Vandermeulen.

Il sub italiano ha effettuato altri tentativi ed infine è arrivato a circa 190 metri. Casati ha poi raccontato che a questa profondità ha trovato una piattaforma da dove la grotta continuava a scendere. La spedizione si è dovuta fermare a causa del peggioramento del clima e per problemi tecnici. L’equipaggiamento non consentiva di scendere in sicurezza sotto i 220 metri. Il prossimo anno ci sarà un nuovo tentativo, con attrezzature migliori.

La grotta europea più profonda si trova in Francia, e raggiunge circa 230 metri. La più profonda del mondo è la cosiddetta “Bushman Cave” in Sud Africa, di 282 metri. Il record personale di Casati è di 212 metri sebbene lo speleologo sottolinei che questi sono soltanto numeri. Sono la forma della grotta e la temperatura dell’acqua le vere sfide, non la profondità in sé. In ogni caso Vrelo potrebbe rivelarsi come la grotta più profonda d’Europa. Si vedrà l’anno prossimo.

L’avventura ha risvegliato la curiosità di qualche politico macedone. Il ministro dell’Economia, Fatmir Besimi ha fatto visita ai sub e si è impegnato ad assicurare un pur modesto supporto finanziario. Il sindaco di Skopje, Koce Trajanovski, ha ricevuto i componenti della spedizione ed ha dichiarato che sosterrà la spedizione del prossimo anno.

Il ministro Besimi ha preso atto dei consigli del signor Casati di proteggere Vrelo, prima di tutto dalle esplorazioni non controllate, poiché è facile arrecare danni e rovinare un ecosistema così fragile. Si è quindi impegnato a presentare l’iniziativa alle autorità che si occupano di ambiente.

Durante la spedizione è stato girato un documentario che sarà montato in Italia e dovrebbe essere portato a termine entro il prossimo settembre.
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