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Tragedia sul lago

09.09.2009    scrivono Risto Karajkov e Francesco Martino

La "Ilinden" in porto, prima dell'incidente (Boyan Yurukov/flickr)
La più grande tragedia sull'acqua in un paese senza mare. Quindici turisti bulgari sono morti domenica 5 settembre, quando l'imbarcazione "Ilinden" è affondata nel lago di Ohrid, in Macedonia. L'incidente, ora sotto investigazione, ha provocato non poche tensioni a Sofia e Skopje
Quindici persone, tutte di cittadinanza bulgara, sono morte domenica 5 settembre intorno alle 10 e 30 a causa del naufragio di un'imbarcazione avvenuto nel lago Ohrid, in Macedonia.

La “Ilinden”, che stava trasportando turisti per una visita panoramica verso il monastero di Sveti Naum, è affondata a diverse centinaia di metri dalla riva, dopo che, secondo le prime ricostruzioni, un cavo appartenente al sistema di sicurezza della navigazione si è rotto improvvisamente. Secondo il racconto di testimoni oculari, l'imbarcazione è affondata nell'arco di due-tre minuti.

Si tratta del più grave incidente nautico mai registrato in Macedonia. La “Ilinden” aveva 85 anni. Prodotta in Germania nel 1924 come imbarcazione militare, è stata utilizzata dalla marina del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Negli anni '80 venne dismessa e rimase inutilizzata fino al 1990 quando è stata restaurata e rimessa in acqua come imbarcazione turistica.

Al momento dell'incidente la nave era guidata dal capitano ventitreenne Sotir Fileski, figlio del proprietario dell'imbarcazione. A bordo, come si è presto venuto a sapere vi erano 57 passeggeri, 14 in più rispetto al limite registrato di trasporto. L'età del battello e il suo sovraccarico di passeggeri sono due delle ragioni più accreditate dell'incidente. Inoltre la “Ilinden”, secondo quanto riportato, aveva in dotazione solo una manciata di giubbotti salvagente.

Le immediate operazioni di salvataggio attuate dalle imbarcazioni che fortunatamente si trovavano molto vicino al luogo dell'incidente hanno impedito che il bilancio della tragedia fosse ancora più pesante.

La maggior parte dei passeggeri presenti sull'imbarcazione erano cittadini anziani in visita al lago di Ohrid, una delle destinazioni più amate dai turisti bulgari. Otto delle vittime provenivano dal villaggio di Anton, situato a circa 80 chilometri dalla capitale Sofia. Quasi tutti i superstiti hanno fatto ritorno in Bulgaria grazie ad un volo speciale messo a disposizione dal premier bulgaro Boyko Borisov.

In Bulgaria, dove la giornata di lunedì 7 settembre è stata dichiarata di lutto nazionale, la tragedia di Ohrid ha assunto significato ancora più drammatico a causa di fattori anche simbolici. Il nome della nave “Ilinden”, fa riferimento infatti alla rivolta del 1903 contro l'autorità ottomana in Macedonia, il cui ricordo divide gli storici bulgari (che la definiscono nei termini di rivolta bulgara per l'unificazione nazionale) da quelli macedoni (che parlano di lotta per l'indipendenza macedone). Il 6 settembre, poi, la Bulgaria festeggia l'unione nazionale tra il principato di Bulgaria e la Rumelia orientale, avvenuta nel 1885.

L'incidente ha provocato reazioni politiche sia in Macedonia che in Bulgaria. Il ministro macedone dei Trasporti e delle Comunicazioni Mile Janakievski ha rassegnato immediatamente le dimissioni, riconoscendo la propria responsabilità morale. Il capo dell'autorità portuale del lago di Ohrid, che è direttamente responsabile del traffico lacustre non si è reso disponibile alla stampa.

Il premier macedone Nikola Gruevski e il presidente Gjorgi Ivanov sono arrivati in fretta sul lago di Ohrid appena dopo l'incidente, assieme ad altri membri del governo macedone. Entrambi hanno fatto visita ai superstiti in ospedale.

Anche il presidente bulgaro Georgi Parvanov è arrivato all'Ohrid lo stesso giorno dell'incidente, accompagnato da alti funzionari del governo. La visita di Parvanov, tra l'altro, ha dato scintilla al primo scontro frontale tra il capo dello stato e il nuovo premier Borisov, eletto alla carica dopo l'ampia vittoria elettorale dello scorso luglio.

L'atterraggio dell'aereo presidenziale, secondo quanto sostenuto da Borisov, avrebbe ritardato di un'ora e mezza la partenza del velivolo inviato dal governo per riportare a casa i superstiti della tragedia. Borisov ha poi denunciato l'atteggiamento di Parvanov, fattosi riprendere mentre conversa con gli scampati all'affondamento della “Ilinden”, come un'operazione di marketing politico.

Infine, in risposta alle esternazioni di Parvanov, che ha chiesto di istituire una struttura di coordinamento tra le istituzioni “nel caso di situazioni tragiche o d'emergenza”, sulla falsa riga dell'abolito ministero delle Situazioni d'Emergenza, che sotto il precedente governo Stanishev è stato al centro di numerose polemiche per casi di corruzione e sprechi, Borisov ha replicato che “nelle condizioni economiche disastrose lasciate dal precedente esecutivo, non avrebbe alcuna logica ricreare strutture idiote e parassitarie”. Su questi presupposti, la coabitazione tra Parvanov e Borisov appare oggi piuttosto problematica.

Nel frattempo, il capitano dell'Ilinden, Sotir Fileski, è stato accusato e si trova attualmente in stato di fermo. L'imbarcazione, secondo la documentazione, aveva effettuato il proprio annuale check up condotto dalla German Lloyd, ottenendo la proroga della propria licenza per un ulteriore anno. Stando a quanto scrive la stampa macedone, il capitano Fileski aveva ottenuto la licenza di guidare l'imbarcazione all'età di diciotto anni. La sua famiglia gestisce la “Ilinden” da parecchi anni.

Le autorità bulgare hanno inviato in Macedonia alcuni funzionari col compito di fornire supporto alle indagini nonché hanno aperto una propria inchiesta in Bulgaria. I funzionari bulgari hanno chiesto che le indagini vengano intraprese non solo su chi ha guidato l'imbarcazione ma estese anche nei confronti di chi ha fatto si che l'imbarcazione potesse navigare.

Oltre alle tensioni nei rispettivi paesi, la tragedia ha creato ulteriori nervosismi sulle già fragili relazioni biltarerali tra Macedonia e Bulgaria. Di recente, il caso di Spaska Mitrovska, giovane donna di etnia bulgara di Gevgelija, nel sud della Macedonia, ha sollevato tensioni politiche tra Skopje e Sofia.

La Mitrovska, in possesso di doppia cittadinanza, macedone e (recentemente) bulgara è stata condannata a tre mesi di prigione perché non permetteva al padre di vedere il loro bambino. Il caso ha assunto dimensioni politiche nel momento in cui la giovane donna ha affermato di subire delle discriminazioni a causa della sua origine bulgara, causando delle forti scosse politiche sia a Sofia che a Skopje.

Accogliendo all'aeroporto di Sofia i superstiti della tragedia avvenuta a Ohrid, Borisov ha dichiarato che “le autorità macedoni si dicono imbarazzate in modo del tutto analogo al caso che ha coinvolto Spaska Mitrovska”. Nella mattinata di lunedì Borisov, contattato telefonicamente durante uno show televisivo, ha rilasciato ulteriori dichiarazioni affermando che sarebbe inutile cercare di incolpare le agenzie bulgare che avevano organizzato la gita (che, stando alle informazioni emerse, non avevano la licenza necessaria a lavorare in campo turistico) e che tutta la responsabilità sarebbe da attribuirsi agli organizzatori macedoni.

Le vittime della tragedia, a quanto emerso, non avevano alcun contratto ufficiale con l'agenzia che ha organizzato l'escursione, né alcuna forma di assicurazione.

In attesa delle conclusioni degli inquirenti, molte responsabilità sembrano già fin troppo evidenti. Nonostante l'imbarcazione (vecchia di quasi un secolo) fosse stata controllata e dotata di licenza di navigazione e che una causa diretta del naufragio sia stato con tutta probabilità un guasto tecnico tutt'altro che insolito (un altro capitano presente sul lago Ohrid l'ha paragonato all'esplosione di un pneumatico di una macchina) rimane il fatto che l'imbarcazione era sovraccarica di passeggeri e che non era equipaggiata con giubbotti salvagente.

Accusare solamente il ragazzo che guidava l'imbarcazione non è sufficiente. La responsabilità andrebbe ricercata nell'abituale negligenza e incompetenza dell'amministrazione macedone, che permette il verificarsi delle condizioni che portano a tragedie come questa.
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