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La nuova autostrada tra Kosovo e Albania (olsib/flickr)
Le recenti dichiarazioni rilasciate da Sali Berisha sulla cooperazione rafforzata tra Albania e Kosovo hanno suscitato accesi dibattiti sul concetto di “Grande Albania”. A prescindere dalle considerazioni politiche, sul campo i rapporti tra i due stati stanno diventando sempre più intensi
Le dichiarazioni rilasciate da Sali Berisha a fine agosto sulla proposta di maggiore cooperazione all’interno della nazione albanese (Albania e Kosovo) hanno suscitato accesi dibattiti sul concetto di “Grande Albania”. Il primo ministro albanese ha affermato che “l’idea di unità nazionale si basa su ideali europei”, riferendosi alla mole di lavoro ancora necessaria per raggiungere gli standard europei di cooperazione. La Serbia, principale oppositore della statualità del Kosovo, si è subito opposta all’idea e ha avvisato Tirana che con idee di questo tipo si compromette la cooperazione regionale (nonostante la dichiarazione di Berisha non avesse messo in discussione il principio di sovranità).
Le dichiarazioni dei funzionari di governo di Tirana a favore dell’unione di Albania e Kosovo non sono una novità. Nel 2001, durante il governo socialista, l’allora ministro Arben Imami aveva affermato che la priorità di Albania e Kosovo doveva essere l’unificazione dei territori in un singolo stato. Al tempo le parole di Imami richiamarono l’attenzione dei media e del mondo politico; il Kosovo, infatti, era da poco uscito dal conflitto ed era sotto supervisione internazionale, senza alcuna prospettiva di indipendenza; la Serbia stava ignorando un conflitto interno con gli albanesi, che dal canto loro rivendicavano maggiori diritti nel sud del paese (valle di Presevo), mentre la Macedonia si trovava sull’orlo di una guerra civile interna tra macedoni e albanesi.
Negli ultimi 20 anni le idee di unificazione non hanno trovato forte sostegno in Kosovo. Nel 1998 l’attuale portavoce dell’Assemblea del Kosovo Jakup Krasniqi aveva fatto sapere che l’UCK, l’Armata di Liberazione del Kosovo, avrebbe lottato per l’unificazione dei territori albanesi nei Balcani. Dopo la guerra, l’ex portavoce dell’UCK Krasniqi si è avvicinato nelle dichiarazioni al tono prudente di altri leader di Pristina, consapevole che qualsiasi riferimento all’unificazione con l’Albania avrebbe compromesso il processo di definizione dello status del Kosovo e la costruzione di un nuovo stato.
Non a caso, la nuova Costituzione del Kosovo afferma che “la Repubblica del Kosovo non avanzerà rivendicazioni territoriali e non cercherà unioni con altri stati o parti di stati”. D’altro canto, i partiti favorevoli all’unione non sono mai riusciti ad ottenere più del 2% dell’elettorato, riflettendo così l’attitudine dei kosovari sulla questione.
Chi si è dichiarato in disaccordo con le affermazioni di Berisha ha affermato che “i progetti pan-nazionalistici sono dannosi e non godono del sostegno della comunità internazionale”, ma volendo guardare le cose da un’altra angolazione l’unificazione della nazione richiede un modello molto simile a quello dell’Unione Europea. La fitta comunicazione dopo la guerra in Kosovo ha modificato la situazione sul campo facendo avvicinare tra loro Kosovo e Albania.
I dati sul turismo indicano che anche la scorsa stagione dal Kosovo è arrivato quasi il 70% del totale dei turisti presenti sulle coste albanesi. Secondo gli ultimi dati forniti dalla polizia kosovara, soltanto a giugno e luglio 2009 ben 528mila turisti dal Kosovo sono entrati in Albania.
Durante l’estate al trafficato valico di confine di Vermice/Morine, la polizia albanese e quella kosovara si limitavano a salutare con la mano le macchine con targa kosovara in transito. Non c’era bisogno di mostrare documenti d’identità o dell’auto, né di fermarsi dall’ufficiale di dogana per il consueto “niente da dichiarare, vicino”. L’unico segno visibile che si stava passando una frontiera era il gesto del poliziotto che dava il via libera ai veicoli di entrare in Albania o ritornare in Kosovo, mentre un collega teneva il conto delle vetture transitate per i dati sul turismo.
I privilegi per gli autisti kosovari non finiscono qui. Questi, infatti, apparentemente sono immuni dai controlli di routine della polizia albanese, anche nel caso di un’infrazione. Si pensa che questo atteggiamento delle autorità sia dovuto proprio al fatto che, a partire dal 2000, i kosovari costituiscono un’ampia fetta del turismo sulla costa albanese.
Non ci si stupisce se i villeggianti che arrivano in Albania finiscono in appartamenti di proprietà di kosovari, che sia a Durazzo che a Valona o Saranda. Il boom immobiliare che l’Albania ha vissuto negli ultimi 15 anni ha stimolato i kosovari albanesi a investire nelle proprietà e a prenotare un posto nelle località di mare. Non a caso, se si vogliono contrastare le temperature mediterranee con una birra fresca, ci si può facilmente imbattere in una birra “Peja”, prodotta nella città del Kosovo nord-occidentale di cui porta il nome e che anche nelle città albanesi più lontane dal confine costa come nei bar in Kosovo.
Per quanto riguarda la cultura, oggigiorno Tirana e Pristina hanno pochi eventi indipendenti. Festival del cinema, musicali, concorsi di bellezza, il Grande Fratello e corsi di lingua sono ben sincronizzati tra loro. Quest’anno, ad esempio, un artista albanese ha vinto il Video Fest di Pristina, mentre un cantante kosovaro si è aggiudicato il primo premio al Top Fest di Tirana, la più importante competizione di musica moderna albanese. Grazie alla bassa qualità dei canali televisivi in Kosovo, le reti televisive di Tirana sono entrate con forza nelle case kosovare attraverso la tv via cavo, a partire dai programmi per bambini fino ad arrivare ai dibattiti sulla politica e l’attualità.
In ambito sportivo, poi, sette calciatori kosovari giocano nella nazionale albanese di calcio. Molto spesso la fascia di capitano viene portata da Lorik Cana, nato in Kosovo, ex giocatore del Marsiglia e attuale capitano dell’inglese Sunderland. Il calciatore 26enne ha ereditato il successo di Besnik Hasi un altro calciatore kosovaro di livello internazionale (ora ritiratosi), figura d’esperienza del calcio belga e della Champions League, anche lui spesso capitano della nazionale albanese. Altri sportivi kosovari gareggiano poi per l’Albania in diverse specialità, visto che il Kosovo non è pienamente riconosciuto a livello internazionale.
Gli scambi e l’esplorazione del mercato da parte di privati sono frequenti dal 1990 da entrambe le parti del confine. L’edilizia in Kosovo si sta sviluppando molto velocemente e le compagnie albanesi giocano un ruolo chiave. Nel frattempo il governo di Tirana invia regolarmente degli esperti ad assistere le nuove istituzioni kosovare affinché producano leggi in linea con gli standard europei.
Konfindustria Shqipetare, l’organizzazione albanese che promuove l’industria e la produzione interna, sostiene che le politiche economiche dell’area albanese dovrebbero avere come target un mercato di circa 6 milioni di consumatori. Questo dovrebbe essere il modo per avere buoni prodotti e preparare uno spazio di mercato più ampio come il CEFTA (Central European Free Trade Agreement), un’organizzazione che ha come membri sia Albania che Kosovo, e che rappresenta un mercato di oltre 20 milioni di consumatori.
Ma l’elemento più importante che avvicina le due capitali è la costruzione della nuova autostrada che collega il confine del Kosovo alle coste dell’Adriatico in sole due ore. Così facendo, anche gli albanesi si sono spostati in gran numero in Kosovo, senza avere la scusante di dover viaggiare almeno sei ore per raggiungere le montagne.
Le dichiarazioni di Berisha per cui Tirana e Pristina non dovrebbero guardarsi l’una con l’altra come stranieri, sono ora sostenute con forza dai cittadini. Ad inizio settembre il nuovo governo albanese si è impegnato a sostenere il Kosovo per aumentare il numero degli attuali 62 stati che hanno riconosciuto il nuovo stato indipendente, facendo dello stato vicino la sua priorità in politica estera.
Nella regione, la Croazia ha una lunga tradizione nel garantire il proprio passaporto ai croati di Bosnia Erzegovina, e altri paesi dell’area. La Serbia ha allargato le braccia ai serbi di Bosnia Erzegovina e ha rilasciato dei passaporti serbi con cui, probabilmente, a partire dal prossimo anno potranno viaggiare senza visto nei paesi Ue. La cooperazione inter-albanese nei Balcani ha seguito invece strade diverse. Né i kosovari né gli albanesi che vivono fuori dai confini dell’Albania sono in possesso di un passaporto rilasciato dalle autorità di Tirana. Ovviamente, con qualche eccezione, come quelle di capitan Cana & co.