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mercoledì 07 settembre 2022 17:31

 

Democrazia, perché sei così lontana?

20.08.2002   

Per la prima volta dalla fine della guerra, le elezioni del 5 ottobre prossimo in Bosnia Erzegovina verranno gestite da organi locali. Numerosissimi i partiti concorrenti, cinquantasette. In Republika Srpska i partiti nazionalisti tra i favoriti.
A seguito del procedimento di controllo delle coalizioni, dei candidati indipendenti e dei partiti politici, la Commissione Elettorale della Bosnia Erzegovina ha definito da poco le liste definitive dei candidati alle elezioni che si terranno il prossimo 5 ottobre.
La presidente della Commissione – Lidija Korac – ha valutato con sorpresa che questa volta i partiti hanno seguito con molta accuratezza le regole di presentazione delle candidature, rispettando al meglio la legge e le procedure elettorali in vigore. Il motivo della sua sorpresa è legato alle difficoltà attese a seguito delle decisioni che erano state prese dall’ex Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina, Wolfgang Petritsch, prima di cedere il trono a Paddy Ashdown. Difatti Petritsch ha imposto, poco prima di partire, il divieto a candidarsi a coloro ai quali era stata proibita la partecipazione alle elezioni precedenti dal PIK (Commissione Elettorale Provvisoria) per aver ostruito l’implementazione degli Accordi di Dayton o per aver violato le prescrizioni della Commissione stessa. Esclusi dalle elezioni anche tutti i soggetti che Petrisch stesso ha destituito dalle cariche istituzionali durante il suo mandato. In base alle sue decisioni, firmate il 26 marzo scorso ad un solo mese della fine del mandato, alle elezioni non possono candidarsi nemmeno coloro che sono stati destituiti o sostituiti per decisione dei comandi della SFOR (Stabilisation Force in Bosnia Erzegovina) e del Commissario dell’IPTF (International Police Task Force).

Il fenomeno


A confronto con le precedenti elezioni del 2000, il numero dei partiti presentatisi è aumentato più del 25%. Infatti nel 2000 erano stati 54 i partiti che si erano presentati e 44 quelli che avevano ottenuto il semaforo verde dalla Commissione di Controllo. In un Paese piccolo e poco sviluppato come la Bosnia Erzegovina , che possiede poco più di due milioni di elettori (1.325.497 in Federazione e 1.021.707 in Republika Srpska), si supponeva che con il tempo lo scenario politico si sarebbe delineato ed il numero dei partiti conseguentemente sarebbe diminuito. Invece è successo l’esatto contrario. Il politologo Branko Peric ritiene che anche se la Bosnia Erzegovina ha oggi uno statuto abbastanza complesso, con due Entità, dieci cantoni o regioni per Entità ed i relativi comuni, l’elevato numero di partiti non è giustificato. Considera invece questa “alluvione” di rappresentanze politiche un indice della mancanza di maturità della società. “Penso che i partiti politici siano responsabili di ciò che avviene, perché è una conseguenza della loro incapacità ad operare” ha dichiarato Peric (RTRS, 20.07.2002).
Nonostante la candidatura non porti ad alcun guadagno economico diretto - come invece avveniva negli anni passati - sono ben 40 i partiti che oggi presentano candidati alla poltrona di presidente e di vicepresidente della Republika Srpska, sebbene sia chiaro che ben pochi hanno reali chance di vincere.
Il sociologo Slobodan Nagradic considera questo un fenomeno che andrebbe sottoposto a profonda indagine sociologica. “In Bosnia Erzegovina la maggior parte della popolazione è senza lavoro oppure se lo possiede è fittizio o precario” sottolinea Nagradic aggiungendo che in una situazione del genere e “con l’aiuto dei media che danno una fotografia distorta del fare politica, la gente si butta nella partita elettorale credendo che far politica servirà a migliorare le personali condizioni di vita” (RTRS, 20.07.2002).

Mentre da alcuni sondaggi è risultato che gli elettori apprezzano nei candidati soprattutto l’onestà, l’ingegno, l’intelligenza ed il livello culturale, il profilo psicologico dei candidati pare essere quello di persone che desiderano solo emergere e mostrarsi in pubblico, come dichiarato dallo psicologo Srdjan Puhalo – della società di indagine sociale “Partner”. A causa del mancato sviluppo del principio della responsabilità, i cittadini bosniaci sono convinti che i politici non debbano rispondere a nessuno e che quindi occuparsi di politica non sia così complesso. “Non è un caso che per alcune cariche istituzionali importanti della Republika Srpska si abbia più candidati di quanti ce ne siano per il posto di direttore di scuola obbligatoria” ha fatto notare Puhalo “ed è difficile dire se questo sia dovuto al fatto che è più facile gestire il Paese che non un istituto scolastico… ma è certo che tutti i candidati vedono una convenienza in tutto questo, anche se non lo ammetteranno mai” (RTRS, 20.07.2002).

Oltre all’alto numero di candidati si aggiunge purtroppo anche un elevato numero di cittadini aventi diritto al voto che disertano i seggi: alle scorse elezioni aveva votato solo il 61%, segno forse anche dell’incapacità dei candidati a coinvolgere gli elettori.

I favoriti


Il fatto che in Republika Srpska si sia presentato un gran numero di partiti politici, non ha un gran significato ai fini delle previsioni sulla vittoria finale, poiché i concorrenti veramente importanti sono pochi. In base agli ultimi sondaggi pubblicati sui media locali, le maggiori possibilità di vincita vengono date a quei sei partiti che sono già molto rappresentati sul territorio.

Tra i membri del Partito Democratico Serbo (SDS – Srpska Demokratska Stranka) regna l’ottimismo.
Riguardo alle aspettative che questo partito ha rispetto alle scorse elezioni, il portavoce Dusan Stojicic ha ricordato che “l’SDS rappresenta oramai da anni il centro democratico capace di dialogare sia a sinistra che a destra. La campagna elettorale vera comincerà all’inizio di settembre, ma per quanto ci riguarda prevediamo di riuscire ad ottenere la carica di presidente della RS, ed un certo numero di posti tra i membri della Presidenza collegiale della Bosnia Erzegovina. Ma prevediamo, come partito, anche di ottenere la maggioranza presso l’Assemblea del Popolo della Republika Srpska” (RTRS, 14.07.2002).
Stojicic considera quindi impossibile che dopo le elezioni si formi un governo senza la presenza dell’SDS. “Sarà molto importante per l’intera Republika Srpska perché ci sono dei partiti disponibili a collaborare con partiti della Federazione attuando programmi controproducenti agli interessi dell’Entità” ha concluso Stojicic.

Ma l’attesa di una vittoria - per lo meno di maggioranza relativa - all’Assemblea del Popolo della RS, emerge anche tra le fila dell’Unione dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD – Savez Nezavisnih Socijaldemokrata), partito dell’ex premier della RS Milorad Dodik. Partito con un profilo decisamente più moderato rispetto all’SDS e di cerro meno inviso alla Comunità Internazionale. I suoi rappresentanti si dichiarano disposti ad avviare il dialogo con gli elettori che tendono verso una socialdemocrazia europea, e con coloro che desiderano salvaguardare le proprie tradizioni e gli interessi nazionali. Lo dichiara apertamente Krstan Simic, capolista della lista dei candidati per l’Assemblea del Popolo “sicuro che le elezioni si svolgeranno in un’atmosfera democratica, e che l’Unione otterrà la maggioranza relativa presso l’Assemblea del Popolo sia della RS che della BiH…ed esprimeremo anche colui che otterrà la carica di presidente” (RTRS, 14.07.2002).


Anche il partito dell’attuale Premier della Republika Srpska, Mladen Ivanic si colloca al centro del panorama politico dell’Entità. Il Partito del Progresso Democratico (PDP – Partija Demokratskog Progresa), a differenza dell’SDS e dell’SNSD, ha ancora bisogno di rinforzare la propria posizione tra gli elettori, per cui in questa campagna dovrà impegnare molte energie per convincerli di rappresentare una seria opzione politica. Il portavoce del partito, Igor Crnadak, sembra comunque molto ottimista e crede che il partito non debba temere nulla da queste elezioni. “Ci aspettiamo che gli elettori ci premieranno molto più che non nelle scorse elezioni, perché pensiamo che il nostro partito abbia giocato un ruolo fondamentale nell’avvio di importanti processi di riforma e che ci sarà data la possibilità di portare a termine il lavoro che abbiamo avviato” dichiara Crnadak e chiarisce che “non abbiamo già preso accordi di coalizione, ma dopo le elezioni apriremo il dialogo con tutti i partiti che hanno la nostra stessa linea di pensiero rispetto alle riforme già avviate e da sviluppare” (RTRS, 14.07.2002).

Accanto a questi tre maggiori partiti, si può prevedere che una fetta della torta elettorale finisca nelle mani del Partito Socialista della Republika Srpska (SPRS – Socijalisticka Partija Republike Srpske), non tanto tempo fa in buoni rapporti con l’ex partito di Milosevic. Il problema è che la dirigenza del partito si è divisa ed il loro presidente, Zivko Radisic – attualmente membro della Presidenza della Bosnia Erzegovina – ne è fuoriuscito formando il neonato Partito Popolare Socialista e con il quale intende arrivare in Parlamento. L’SPRS è riuscito a mantenere sia il nome che il programma e secondo le parole del suo vicepresidente concorrerà da solo alle elezioni cercando possibili alleanze solo dopo le elezioni. “Credo che in queste elezioni riusciremo a sganciarci da certi pesi del passato. Rappresentiamo pensionati, giovani e lavoratori” (RTRS, 14.07.2002).


Le sorprese elettorali sono ovviamente sempre possibili. Ad esempio il Partito Radicale Serbo (SRS - Srpska Radikalna Stranka) di orientamento di destra estrema, rappresenta uno dei partiti candidati a queste elezioni che molti si sono dimenticati di monitorare. Alcuni politologi considerano questo partito ormai ai margini della scena politica, e questo sarebbe stato dovuto anche al fatto
di esser stati esclusi dalle scorse elezioni del 2002 per decisione dell’allora Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina, Wolfgang Petritsch.

Non ne sono così convinti invece i rappresentati dell’SRS, i quali affermano che il non aver occupato cariche governative in questi ultimi due anni di ristagno sociale può solo favorirli. Se si considera inoltre l’avanzata delle destre estreme in Europa, allora l’SRS potrebbe rappresentare la sorpresa del prossimo autunno.


La campagna elettorale è cominciata ufficialmente lo scorso 5 agosto e già da subito è emerso quale sarà il tono usato dai partiti. Si sta cominciando ad appendere in pubblico i panni sporchi degli avversari, promettendo agli elettori tutto ciò che in realtà era già stato promesso due anni fa: la realizzazione di strade asfaltate, la ricostruzione dei ponti, l’aumento delle pensioni, la sollecitazione di investimenti esteri, ecc.
Ma dato che la maggioranza dei politici – qualcuno direbbe tutti - che fino ad oggi hanno governato sono più o meno compromessi, diventa difficile decidere a chi dare il proprio voto coscienti soprattutto del fatto che chi siederà su quelle poltrone non si alzerà per ben quattro anni. Se dovessimo fare una considerazione logica di ciò che avverrà, i nazionalisti “balleranno di nuovo il kolo” (ndt: faranno festa) perché tra i primi cinque partiti considerati tra i favoriti ve ne sono tre orientati a destra, e ciò porterà a nuovi “boicottaggi” della comunità internazionale, l’aumento della corruzione e del crimine, la mancanza del rispetto dei diritti umani.
Democrazia sei quindi così lontana? Fai in modo di arrivare almeno tra quattro anni…
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