Star wars, ultimo episodio
28.09.2009
scrive Mihaela Iordache
(luca.sartoni/flickr)
La nuova presidenza Obama mette da parte il sistema di difesa missilistico voluto da Bush in Europa orientale e fortemente osteggiato da Mosca. In Romania, paese delineatosi in questi anni come uno dei partner più entusiasti di Washington, la decisione ha sollevato dubbi e timori
Alcuni stati dell'Europa dell'Est hanno mostrato delusione all'annuncio del presidente Barack Obama della rinuncia americana al piano di installare uno scudo antimissilistico sul territorio di Polonia e Repubblica Ceca. Con l'amministrazione Obama il piano di difesa missilistica “Star Wars”, voluto da George W. Bush - ufficialmente come strumento di protezione da possibili attacchi balistici iraniani - è stato accantonato, attirando la netta condanna dei repubblicani. Il governo della Federazione Russa si è sempre opposto al progetto, ritenendolo come una diretta minaccia alla propria sicurezza.
Al posto di “Star Wars” la presidenza Obama propone invece un nuovo sistema per reagire ai missili iraniani a corto e medio raggio. In una prima fase gli intercettori saranno dislocati a bordo di navi, mentre la difesa terrestre partirà dal 2015. Attualmente la sfida più minacciosa all'indirizzo degli alleati Usa in Europa, membri Nato inclusi, è rappresentata dai missili a corto e medio raggio di Teheran. Washington intende quindi mettere in pratica un sistema regionale di protezione dell'Europa contro i missili iraniani insieme alla Nato, sistemi considerati meno controversi.
Ma se la Federazione Russa saluta calorosamente la decisione americana, dagli stati dell'Europa orientale rimasti per decenni sotto la sfera d'influenza russa giungono commenti diversi, in modo particolare sulla strategia americana. All'Est c'è molto interesse per capire se ci sia stata un'intesa segreta tra Usa e Russia, e non mancano i timori di una cresciuta influenza di Mosca su Washington. Il presidente russo Medvedev ha accolto con favore la decisione americana e ora sembra che i tentativi degli Usa di assicurarsi l'appoggio russo su questioni come Afganistan o Iran potrebbero avere maggiore successo.
Alla notizia della rinuncia americana un giornale di Bucarest ha titolato ironicamente “USA + Russia = LOVE?” riportando l'indignazione del senatore repubblicano John McCain, secondo il quale la decisione unilaterale della Casa Bianca rappresenta un grave errore perché mette un punto interrogativo sull'impegno degli Stati Uniti sulla sicurezza di Polonia e Repubblica Ceca, con possibili conseguenze sulla percezione della leadership americano nell'intera Europa dell'Est.
Cechi e polacchi non sembrano in realtà particolarmente ansiosi di vedere installato lo scudo antimissile in casa loro (molte le manifestazioni contrarie nei due paesi a riguardo), ma sono comunque ancora lontani dall'auspicare un ritiro americano che sembri un cedimento davanti all'ostruzione di Mosca.
Nelle percezioni che europei e americani hanno gli uni degli altri, i romeni si sono delineati da tempo come uno dei popoli più convintamente filo-americani d'Europa, e il loro entusiasmo si è concretizzato in un partenariato strategico. Ma secondo uno studio condotto dal German Marshall Fund, e riportato dal quotidiano “Romania libera”, l'Europa dell'Est non è più innamorata come prima di tutto quello che viene da oltreoceano e sembra allontanarsi sempre di più dalla potenza che ha costituito il suo punto di riferimento in questi decenni.
L'indagine del German Marshall Fund porta alla luce il fatto che gli europei hanno un'opinione più alta di Obama rispetto a George W Bush. Con la nuova amministrazione, però, l'entusiasmo degli europei dell'Est nei confronti degli Stati Uniti è stato superato da quello degli europei dell'Ovest. Il nuovo presidente Obama è in grado di raccogliere simpatie travolgenti proprio nella “vecchia Europa”, con atteggiamenti positivi che raggiungono il 92% in Germania (rispetto al 12% che riusciva a raccogliere Bush alla fine del suo mandato). Per contro il gradimetno di Obama in Polonia è del 55% (contro il 44% raccolto da Bush).
“Solo” il 25% dei cittadini dell'Europa dell'Est ritengono che i rapporti tra Stati uniti e Europa sono migliorati nell'ultimo anno, rispetto al 43% nell'Europa Occidentale. D'altro canto gli est-europei che ritengono la Nato come uno strumento essenziale per la sicurezza (53%) sono meno di chi esprime questa convinzione all'Ovest (63% del campione).
La stampa di Bucarest si chiede con preoccupazione se la decisione degli Usa sia stata presa in seguito alle pressioni della Russia e quale potrebbero essere le implicazioni sulla Romania. Secondo i giornalisti romeni il sistema di difesa che gli americani avrebbero dovuto installare nell'Est Europa, con una stazione radar nella Repubblica Ceca e 10 missili intercettori in Polonia, avevano come scopo quello di difendere gli USA e l'Europa dai eventuali missili lanciati dall'Iran, ma lo scudo antimissile non avrebbe protetto la parte orientale dei paesi Nato e neppure la Romania.
Sul quotidiano "Ziua" lo storico e analista Zoe Petre ricorda che lo scudo in causa era destinato a difendere solo il continente americano, e perciò non era destinato ad influire direttamente sulla sicurezza della Romania. Lo storico considera che il problema viene percepito in modo più acuto alla luce delle esperienze storiche e della sensazione che si tratti di un cedimento unilaterale degli Usa, in quanto l'esperienza storica romena porta a pensare che ben poche volte la Russia abbia ceduto in regime di reciprocità.
Petre ammette che si può comprendere la spinta dell'amministrazione americana a semplificare il paesaggio politico internazionale e ottenere un certo appoggio da Mosca nel Vicino Oriente oppure anche soltanto la sua neutralità, ma il grande problema resta capire se la Russia manterrà la parola data.
La Romania, paese membro Nato e grande amico degli USA, ospita basi americane e potrebbe venire direttamente coinvolta in un eventuale conflitto con l'Iran. Questa è un'ipotesi che è stata avanzata più volte negli ultimi anni sulla stampa, soprattutto quella internazionale. Qualche anno fa l'agenzia stampa bulgara “Novinite” riportò l'informazione che l'esercito e l'aviazione americani avrebbero potuto usare le basi militari aeree dalla Romania e dalla Bulgaria per lanciare un eventuale attacco sull'Iran. Una base in Romania sul Mar Nero (la Mihail Kogalniceanu) e due in Bulgaria (Bezmer e Graf Ignatievo) potrebbero servire all'aeronautica Usa come base di partenza per il lancio di bombardamenti contro gli impianti nucleari e petroliferi dell'Iran.
L'accordo tra la Romania e gli Usa sulle attività delle forze americane dispiegate sul territorio della Romania, firmato il 6 dicembre 2005, conosciuto come “Accordo di Accesso” non prevede esplicitamente la necessità di un'autorizzazione preventiva di Bucarest agli americani per lanciare attacchi dalle loro basi in territorio romeno.
Alcuni giornali hanno titolato: “Teheran ha la capacità di colpire Bucarest”, ricordando anche l'Iran ha testato con successo i missili Shahab 3 (Meteor 3), capaci di raggiungere una gittata di duemila chilometri. La testata giornalistica Sunday Herald parlava all'epoca di un attacco che aveva dovuto avvenire entro aprile del 2007. Il termine è scaduto da tempo, ma gli scenari restano ancora possibili secondo le analisi apparse sulla stampa.