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Tempi pericolosi
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Data pubblicazione: 13.10.2009 12:42

Una trasmissione di RTK
Si dimette il direttore di RTK, la tv pubblica del Kosovo. In un commento di BIRN il senso di servizio pubblico in un contesto dove la classe politica sembra determinata a limitare l'indipendenza dell'informazione
Di Jeta Xharra, Birn (pubblicato il 2 ottobre 2009, tit. originale ''Dangerous Times Ahead for Kosovo’s Public TV'')

Dopo otto anni alla conduzione dell'emittente pubblica del Kosovo RTK, Agim Zatriqi, direttore generale, è stato il responsabile la cui durata in carica si è rivelata essere la più lunga in confronto alle altre istituzioni pubbliche di rilievo nella fase del post-guerra del Kosovo, superando qualsiasi primo ministro, presidente o capo missione internazionale, la maggior parte dei quali ha imposto la propria idea su ciò che RTK dovrebbe fare, dire e rappresentare.

Lo scorso week-end si è dimesso scrivendo in una lettera che “ritiene impossibile condurre RTK in un modo responsabile”. Le sue dimissioni sono state un evento triste, proprio come le continue bufere quotidiane e le pressioni che ha dovuto sopportare lungo tutta la sua carriera.

Zatriqi non è una vittima. Nel debole contesto del post-guerra kosovaro, la sua posizione lo obbligava a ballare un tango con ciascuno dei politici sopra citati. Eppure alla fine stanco della danza, ha ritenuto che i compromessi necessari andassero oltre la propria linea rossa.

L'ultima goccia è stata dover guidare una televisione pubblica con un editor delle notizie che egli percepiva come impostogli dai politici e che aveva licenziato tre mesi prima per “comportamento non professionale”. RTK news è il programma più guardato e più influente in Kosovo, rendendo questo incarico cruciale nella formazione dell'opinione pubblica e decisivo nella corsa alle prime elezioni che il Kosovo dovrà organizzare tramite le proprie istituzioni.

Le dimissioni di Zatriqi erano previste da tempo. Egli si è reso conto che non sarebbe rimasto in quella posizione per sempre e stava preparando le valigie già da un po'. É riuscito a rendere RTK molto più popolare e indipendente rispetto alle sue omologhe in Albania e in Serbia.

Inoltre ha contribuito ad alcuni show altamente quotati, nonostante gli obblighi di fornire sottotitoli in cinque lingue minoritarie e di dover rispettare le altre costrizioni proprie di un'emittente televisiva. Ha raggiunto tutto ciò nonostante la sua determinazione a vietare le telenovelas latino americane, “che fanno il lavaggio del cervello al nostro pubblico”, come egli stesso affermava.

Tuttavia sarà anche ricordato per non essere riuscito a licenziare alcuni giornalisti di RTK la cui cronaca rivelava apertamente le loro propensioni politiche. I politici lo hanno sempre criticato per non aver dato loro abbastanza spazio.

Alcuni affermano che, dati i generosi livelli di personale e dei salari di RTK, è sorprendente come l'emittente non produca programmi migliori. Sostengono che avere degli shows altamente valutati non è sufficiente, dato che il pubblico deve pagare 3 euro e 50 al mese di canone. Zatriqi - ad avviso dei critici - ha reso la vita troppo comoda in diversi modi agli impiegati di RTK, garantendo contratti duraturi e assicurazioni sanitarie di cui godono solo pochi impiegati in Kosovo, favorendo la stessa cultura della pigrizia e della compiacenza che si può riscontrare in tutte le altre istituzioni pubbliche in Kosovo.

Zatriqi lascia RTK nel momento in cui i suoi fondi non sono garantiti. Il contratto tra RTK e e la società energetica KEK, che obbliga KEK a raccogliere i fondi per le licenze di RTK, scade a novembre.

RTK sarà allora in balia dei politici sulla possibilità di estendere l'accordo o trovare una nuova soluzione, che potrebbe significare mettere RTK sotto bilancio statale, il che porterebbe al controllo statale. In aggiunta si sta cercando di vietare la pubblicità nel prime time e questo renderebbe RTK sul piano finanziario ancor più debole.

Non c'è da stupirsi, quindi, che alcuni paragonano le sue dimissioni a quella di un uomo che abbandona una nave che affonda. Molti temono che questo sia un altro segno che RTK stia scadendo sino a diventare una "TV di Stato", abbandonando il suo mandato di servizio pubblico per diventare una portavoce del governo. Che vi aspettate? Chiedono i cinici. Nei Balcani la forza culturale dominante nella politica e nella società è quella di una TV di Stato.

“Avete avuto solamente una TV pubblica negli ultimi dieci anni perché così ha stabilito la comunità internazionale- non perché la nostra società ha lottato per essa o l'ha voluta”, ha commentato qualcuno. Forse è così. Ma dopo dieci anni la società del Kosovo è abituata ai benefici di un'emittente finanziata con fondi pubblici. La maggior parte delle persone ritiene che la televisione pubblica automaticamente migliorerà con il tempo - diventerà più professionale, più high tech e migliorerà il suo ruolo di emittente pubblica, con programmi educativi migliori e documentari.

Il timore però è che nei prossimi anni la nostra società possa essere troppo apatica per combattere per mantenere l'attuale livello di indipendenza di cui gode la televisione pubblica, per non parlare di migliorarlo.

Parlando a livello personale, ho acquisito un arricchimento e una preziosa esperienza lavorando con RTK e Zatriqi negli gli ultimi quattro anni come presentatore e direttore di ''Jeta ne Kosove'' (La vita in Kosovo) e il corrente programma di attualità co-prodotto tra BIRN e RTK.

Affrontando argomenti delicati nel programma, Zatriqi spesso ha avuto a che fare con una serie di pressioni provenienti da leader religiosi a politici, senza escludere i politici internazionali, che hanno cercato di influenzare il nostro programma.

Alcuni volevano che lo show fosse messo fuori onda, altri lo volevano leggermente ammorbidito e censurato, mentre altri ancora volevano che alcuni ospiti fossero messi fuori dal palinsesto. Zatriqi avrebbe ascoltato, discusso e ragionato con queste pressioni, spesso sacrificando qualche punto di minor importanza, al fine di proteggere il resto.

Zatriqi ha imposto standard elevati per tutta la squadra di ''Jeta ne Kosove''. Abbiamo trascorso un anno cercando di dimostrare che potevamo attrarre un pubblico abbastanza vasto e mantenere standard professionali sufficienti per meritare uno spazio nel prime-time e uno settimanale, anziché una pianificazione quindicinale.

Non sempre ci siamo trovati d'accordo e abbiamo avuto spesso dei lunghi confronti, in generale costruttivi. Ha dato consigli ai quali a volte ho prestato attenzione, altre volte no. Ad ogni modo ho imparato molto ed è stato molto peggio le volte che ho deciso di non chiedere il suo parere del tutto.
La nostra ultima conversazione è stata dominata da una preoccupazione comune sul futuro della televisione pubblica in un clima in cui i politici sono sempre più interessati e consapevoli della loro immagine in questo media e della sua influenza nel vincere le elezioni.

L'atmosfera è sempre quella in cui ogni capo di partito si sente autorizzato ad ottenere una quota di segnalazione RTK. Si tratta di un ambiente in cui la maggioranza della classe politica sembra pensare che RTK non dovrebbe informare in modo indipendente circa gli eventi, ma dovrebbe favorire i partiti politici in proporzione al loro peso elettorale.

Nel peggiore dei casi, la classe politica cerca di screditare e stigmatizzare i membri disobbedienti nell'emittente. La sorte di Zatriqi questa settimana è stata un esempio di questo. É stato costretto a rassegnare le dimissioni come punizione per aver osato parlare con i funzionari internazionali dei tentativi del governo di controllare RTK nella corsa alle elezioni.

Questo è un contesto difficile per l'emittente pubblica in cui dover sopravvivere. Tempi duri ci attendono e che cosa accadrà a RTK rifletterà ciò che sta accadendo in Kosovo. Sarà il resoconto di quanto la nostra società è pronta a lottare per una società libera con valori democratici, o se ci accontenteremo di despoti in travestimento democratico.