Montenegro: un viaggio da odissea
01.07.2001
Il viaggio che dal nord Italia ci ha portato in Montenegro è stato qualcosa di catastrofico, con oltre trenta ore tra ritardi, attese e quant'altro. A dire il vero l'odissea è iniziata già al porto di Ancona. Davanti all'ufficio della questura locale ci aspettava una coda interminabile di persone, in attesa del controllo passaporti. Dopo circa mezz'ora di coda la fila si è divisa in due: da un lato i cittadini UE e dall'altro tutti gli altri. Purtroppo non mi sono accorto subito del fatto, e senza farci caso mi sono incolonnato nella fila dei cittadini UE. Mi sono ritrovato davanti al poliziotto, arrogantemente chiuso nel suo gabbiotto, con due passaporti in mano, uno UE (il mio) e uno non UE (di mia moglie). Ha accettato il mio passaporto italiano e ha rimandato mia moglie a rifare un'ora e mezza di coda, facendoci constatare che le difficoltà affrontate negli anni passati per poter viaggiare insieme esistono ancora, e confermando ciò che il Sindaco di Sarajevo aveva dichiarato pochi mesi fa nel suo intervento a "Civitas", sull'esistenza in Europa di cittadini di serie A e cittadini di serie B.
All'arrivo al porto di Bar, dopo un'attesa di circa quattro ore, fermi, immobili, sotto un sole cocente, un uomo in abito bianco - un ufficiale sanitario - ha invita tutti a disinfettarsi le mani e piedi con una sostanza viscosa. Chiediamo spiegazioni, e ci viene risposto che si tratta di una normale profilassi contro alcune forme virali. In particolare si tratterebbe di alcune malattie trasmesse dagli animali, tra le quali ha nominato Afta e altre malattie di cui non ho mai sentito parlare.
Sia alla discesa dalla nave, sia durante il tragitto in macchina verso nord, ho notato che quest'anno la polizia è più tranquilla e permissiva, e lungo la strada non abbiamo trovato alcun posto di blocco. Finalmente, verso le nove di sera siamo arrivati a Kotor. La città era completamente al buio, a causa di un black out che ha lasciato tutti senza energia elettrica per una manciata di ore. Qui ormai la gente non ci bada più di tanto, perché rimanere senza energia elettrica è diventata parte della routine quotidiana. Non va molto meglio nemmeno con l'acqua, che manca regolarmente dalle undici del mattino alle tre del pomeriggio, per poi essere riconcessa fino alle sette di sera e nuovamente tolta fino alla mattina successiva. Ma non ci si deve sorprendere, perché in Montenegro tutto questo fa parte della norma. Anche la situazione dell'agricoltura è pessima a causa della siccità. Non piove da circa due mesi e la vegetazione è completamente secca, grazie al sole che batte feroce portando la temperatura a 40 gradi durante il giorno e di notte non scende mai al di sotto dei 30 gradi.
Tuttavia sembra che la stagione turistica proceda molto bene, erano anni che non si registrava una presenza così alta di turisti, come risulta anche dalle dichiarazioni di uno dei più grandi proprietari alberghieri della zona - Nenad Bjelobrkovic. Molti sono arrivati anche dall'Albania, ed è la prima volta in dieci anni che si vedono numerose automobili con la targa "AL", sigla automobilistica internazionale di quel paese. Anche sulla nave in partenza da Ancona si notava la forte presenza di albanesi - il 90% del totale dei passeggeri - anche se molti di loro possedevano passaporto Jugoslavo. Quasi tutti gli albanesi sbarcati con noi si sono diretti a Ulcinj - città montenegrina al confine con l'Albania - dove c'è una forte presenza della minoranza albanese del Montenegro, da cui si capisce il motivo delle indicazioni bilingue usate dalla maggior parte degli esercizi commerciali.
Secondo dati emersi dalle agenzie turistiche tutti gli alberghi della costa montenegrina hanno raggiunto il pieno grazie anche all'arrivo di turisti dalla Serbia, dalla Bosnia Erzegovina, dall'Ungheria, dalla Cecoslovacchia e dalla Slovenia.