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Foto: V.Kasapolli
Il ritratto dell'attuale sindaco di Pristina, Isa Mustafa, campeggia sui cartelloni pubblicitari sia con il simbolo del suo partito, LDK (Lega democratica del Kosovo) che con quello del PDK (Partito Democratico del Kosovo). Da lontano si potrebbe pensare che la coalizione tra i due principali partiti stia lavorando in un clima di perfetta armonia, dal momento che entrambi i partiti sembrano convergere sullo stesso candidato. Ma si tratta soltanto di un’impressione, dato che il messaggio finale che viene veicolato è completamente opposto.
Il candidato della LDK Mustafa è in lizza per il secondo mandato, ma la campagna del PDK lo presenta come “il sindaco che non è riuscito a governare Pristina”.
Le accuse tra PDK e LDK hanno caratterizzato l'intera campagna elettorale iniziata più di un mese fa, e che terminerà con le elezioni del prossimo 15 novembre. L’inizio anticipato della campagna del PDK ha spinto LDK e l’opposizione a presentare un reclamo alla Commissione Elettorale Centrale, che però l’ha respinto.
La campagna negativa contro Mustafa ha provocato un’ulteriore reazione da parte della LDK, che sta preparando una causa contro il PDK per “violazione della privacy”. PDK e LDK, partner di coalizione a livello governativo, si sono scambiati le accuse per il fallimento da un lato e l'ostruzione dall’altro, riguardo alla legge che dota Pristina di status di capitale, permettendole di avere vantaggi rispetto ad altre municipalità in Kosovo.
Passando da un’accusa all’altra, la coalizione di governo sta mostrando i primi segni di disaccordo dopo quasi due anni di collaborazione alla guida del paese. PDK e LDK sono confluite in una coalizione in seguito alla vittoria delle elezioni politiche di novembre 2007, in una mossa che gli esperti hanno definito “coalizione artificiale”, dato che i due partiti venivano da due anni di conflitti politici. Per la prima volta il PDK si è posto in prima linea sulla scena politica del Kosovo alle spese della LDK, alla guida del paese fin dalle prime elezioni del 2001.
“Il governo può funzionare anche senza LDK”, ha affermato il primo ministro Hajredin Kuci a fine ottobre, rispondendo alle dichiarazioni del sindaco di Pristina Mustafa. All’inizio della campagna elettorale Mustafa aveva preannunciato una caduta del governo anticipata, affermazione seguita da altre dichiarazioni anti-PDK rilasciate da esponenti della LDK, attaccando così i partner di coalizione.
Le tensioni tra i due partiti principali del Kosovo mettono in luce l’importanza del controllo della città di Pristina, che secondo gli esperti può anche determinare le sorti del governo. “Dall’esito delle elezioni a Pristina dipenderà il futuro della coalizione PDK-LDK”, afferma l’analista politico Baton Haxhiu. Egli ritiene che l’agguerrita campagna politica si giocherà fino all’ultimo, mentre dopo il 15 novembre i partiti condurranno i negoziati interni sulle future coalizioni.
Un altro esperto politico, Valon Syla, sostiene che le accuse tra i partiti continueranno, senza recar però danno alla coalizione. “La coalizione PDK-LDK subirà dei cambiamenti solo se la LDK uscirà rafforzata dalle elezioni e il PDK perderà terreno”, afferma Syla.
Il primo ministro punta alle elezioni locali
Quelle amministrative del prossimo 15 novembre saranno le prime elezioni organizzate in Kosovo da quando Pristina ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza nel febbraio 2008. I rappresentanti delle municipalità che verranno eletti resteranno in carica per 4 anni, due in più rispetto all’attuale mandato. Le precedenti votazioni sono state determinanti per il PDK del primo ministro Hashim Thaci, che ha vinto in 17 municipalità; questo partito punta a guadagnare terreno a spese del suo avversario e partner di coalizione, la LDK del presidente Fatmir Sejdiu.
Thaci si è impegnato personalmente a sostenere i candidati del partito con la sua presenza durante la campagna elettorale, una mossa duramente criticata dall’opposizione e dal partner di coalizione, che lo accusano di “dimenticare i suoi obblighi governativi”.
Il governo è stato messo sotto pressione da diversi episodi sin dall’inizio della campagna. Il Progress Report della Commissione europea è stato pubblicato un giorno prima dell’avvio ufficiale della campagna elettorale (lo scorso 14 ottobre) evidenziando una serie di “macchie nere” dello stato che ha dichiarato l’indipendenza 20 mesi fa. Il Report traccia un quadro preoccupante del Kosovo, denunciando interferenze della politica nelle nomine di alto livello nel settore pubblico, indagini inadeguate nelle accuse di corruzione giudiziaria e confini “porosi” con gli stati vicini.
Nel frattempo, a metà ottobre 16 immigrati illegali dal Kosovo sono stati ritrovati nel fiume Tisza – al confine tra Serbia e Ungheria – mentre cercavano di raggiungere l’Ue.
Al momento l’EBU (European Broadcasting Union) ha richiesto al governo di cessare di interferire con i suoi membri – l’emittente pubblica RTK e le sue politiche editoriali - e trovare in breve tempo una soluzione per un supporto finanziario stabile alle istituzioni.
Il governo di Thaci è riuscito o a fuggire la responsabilità o a presentare questi eventi a suo favore per evitare ricadute politiche durante il periodo elettorale. Il Report della Commissione europea è stato presentato da Thaci come “un’altra conquista storica” dato che impegna il Kosovo nel dialogo sulla liberalizzazione dei visti e nel processo di preparazione ad un accordo commerciale.
Riguardo all’incidente di Tisza, il governo era soddisfatto di delegare le competenze investigative ad Eulex, mentre il presidente ha semplicemente ritenuto adatto dichiarare una giornata di lutto nazionale per il 2 novembre, il giorno dopo che l’ex presidente americano Bill Clinton aveva inaugurato la sua statua in una cerimonia con le autorità kosovare a Pristina. Thaci ha anche invitato i funzionari di EBU a visitare il Kosovo e a constatare “l’informazione equilibrata di RTK”.
Tuttavia Thaci sta bussando ad ogni porta in tutto il Kosovo promettendo ai suoi elettori acqua potabile, lavoro, scuole e strade. La sua offerta si allarga a centinaia di milioni di euro di capitale d’investimento in caso di vittoria del PDK.
Anche gli altri candidati e partiti politici promettono più benessere in caso di vittoria, e comunque i programmi dei partiti sono stereotipati e simili. Non si possono fare distinzioni nei programmi presentati dai partiti politici di sinistra, di centro e di destra. Gli esperti di economia ritengono inattuabili le promesse di questa campagna elettorale (come ad esempio migliaia di posti di lavoro per municipalità).
Il finanziamento della campagna elettorale resta un segreto gelosamente custodito dai partiti, che non sembrano voler garantire una maggiore trasparenza mentre il parlamento non è in grado di adottare una legge al riguardo.
Un altro aspetto trascurato dai partiti politici è che alcuni loro candidati sono sotto processo. L’ultimo caso di corruzione portato alla luce vede coinvolto il candidato LDK per la municipalità di Podujevo, nel Kosovo nord-orientale, il legislatore Agim Veliu. Il procuratore ha avviato le indagini su di lui con l’accusa di abuso di potere mentre ricopriva il ruolo di ministro dell’Educazione nel governo precedente. Al momento è sotto inchiesta anche il sindaco Xhabir Zharku, in corsa per il secondo mandato per il PDK. Arrestato due volte per sequestro, Zharku è indagato per aver ostacolato la legge.
Stessa cosa per gli esponenti del PDK, come Sami Lushtaku, in lizza per il secondo mandato come leader indiscusso della municipalità di Skenderaj; Lushtaku è un ex condannato che ha trascorso tre mesi e mezzo in prigione per minacce, possesso di armi e resistenza a pubblico ufficiale.
Nuove coalizioni e partiti politici
La novità delle prossime elezioni locali è la coalizione tra AKR (Nuova Alleanza Kosovo) e LDD (Lega Democratica della Dardania). I due partiti hanno unito le loro forze dopo essersi assicurati una rappresentanza significativa al loro primo test elettorale nel 2007. Questa simbiosi è unica in quanto offre la direzione politica del magnate kosovaro Behgjet Pacolli, a capo dell’AKR, insieme ad uno dei pochi intellettuali e docenti universitari attivi nella scena politica nonché deputato Nexhat Daci, capo del LDD. La coalizione Pacolli-Paci vuole sbaragliare il partito al potere in alcune municipalità.
Un contesto più sociale e “per la gente” è rappresentato dal neo-istituito Partito Socialista e da quello emergente dei Socialdemocratici. Capeggiato dall’ex primo ministro Agim Ceku, che è una delle personalità più rispettate in quanto ex comandante del KPC (Corpi di Protezione del Kosovo) per 7 anni, il partito Socialdemocratico vuole stabilire un elettorato locale per radicarsi nella scena politica.
Anche la Commissione Elettorale Centrale è all’ultimo stadio del processo di preparazione. Il più alto corpo elettorale è stato criticato per non aver tolto dalle liste elettorali gli elettori deceduti, che si pensa siano migliaia.
La Commissione ha deciso di non aprire alcun seggio nella parte settentrionale del Kosovo dove si trovano i serbi. Una ONG americana si è fatta avanti per colmare il vuoto. In collaborazione con l’OSCE, l’IFES (International Foundation of Election System) è stata designata per il controllo dei voti al posto della CEC.
Nonostante gli sforzi, si pensa che i serbi del Kosovo boicotteranno in massa le elezioni, anche se per la prima volta quest’anno sono state inserite tre municipalità a maggioranza serba, come risultato del processo di decentralizzazione.
Secondo la CEC, delle 74 entità politiche che parteciperanno alle elezioni, 22 sono controllate dai rappresentanti della minoranza serba. 1.563.700 elettori voteranno alle municipali, 30.000 in più rispetto a quelli delle scorse elezioni. Il processo elettorale sarà controllato da 20.000 osservatori locali e 1000 internazionali.