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Fine di un’agonia

23.12.2009    Da Mostar, scrive Dario Terzić

Ljubo Beslic
Finalmente dopo oltre 400 giorni dalle amministrative e dopo estenuanti tentativi di elezione, la città di Mostar ha un nuovo sindaco: Ljubo Bešlić, in passato già sindaco della città sulla Neretva. Decisivo l’intervento dell’Alto rappresentante Valentin Inzko
“Finalmente ce l’abbiamo”, dicono i mostarini. A distanza di oltre 400 giorni dalle elezioni amministrative Mostar ha il sindaco. Il nuovo vecchio sindaco, Ljubo Bešlić (HDZ BiH), è stato eletto il 18 dicembre scorso, dopo una lunghissima maratona (ben 17 tentativi falliti), con 17 voti a favore contro i 15 per il suo avversario, Suad Hasandedić del SDA.

Ricordiamo che le elezioni amministrative in Bosnia Erzegovina si sono tenute nell’ottobre del 2007. Poi è passato un po’ di tempo prima che si costituisse il Consiglio comunale presieduto dal croato Danijel Vidović.

Secondo un accordo fra i due partiti più importanti di Mostar, il croato HDZ BiH e il bosniaco SDA se il presidente del Consiglio comunale è un croato il sindaco dovrebbe essere un bosgnacco. Ma questa volta i croati la pensavano diversamente, ritenendo che tutte le grandi città della Federazione BH sono guidate da un sindaco bosgnacco e quindi almeno Mostar avrebbe dovuto averne uno croato.

In base allo Statuto di Mostar il sindaco doveva essere eletto con almeno 18 voti (i consiglieri in tutto sono 35), ma non si riusciva mai a raggiungere il numero necessario. Il terzo round di votazione fra i due candidati, Bešlić e Hasnadedić, finiva sempre con risultati tipo 13:14, 14:12 e così via. Alcuni consiglieri non si presentavano, altri si astenevano. E così per mesi e mesi tutto è rimasto bloccato.

Senza il sindaco non si poteva neppure approvare il bilancio per il 2009. Dopo mesi e mesi, alla fine è stato l'Alto rappresentante ad imporre un bilancio provvisorio. L'ultimo intervento provvisorio però era scaduto a settembre. Quindi gli ultimi tre mesi dell’anno Mostar è rimasta senza i fondi per il settore pubblico. La città è al collasso: Vigili del fuoco senza paga e senza soldi nemmeno per la benzina per poter svolgere le attività quotidiane, l’Ufficio dell’anagrafe in sciopero, ecc. Ma erano ancora in pochi a reagire. Il movimento “Dosta” (Basta) aveva organizzato una serata per far entrare Mostar nel libro dei Guinnes dei primati: oltre 400 giorni senza sindaco e 17 tentativi falliti di elezione.

Intanto a tutti era chiaro:che i consiglieri da soli o non vogliono o non sono capaci di fare quello che devono fare, in particolare eleggere un sindaco e approvare il bilancio. Molti si erano lamentati solo dello Statuto di Mostar (quello imposto dall’allora Alto rappresentante Paddy Ashdown). Nel frattempo si stava organizzando pure il Comitato di crisi, per chiedere all’attuale Alto rappresentante, Valentin Inzko, di prendere in mano la situazione perché “i consiglieri sono tutti incapaci”.

Come in una sorta di fiaba, il 2009 stava per finire e la città era ancora sprovvista del suo primo cittadino. Finalmente, sua maestà l’Alto rappresentante Valentin Inzko il 14 dicembre introduce gli emendamenti allo Statuto di Mostar: non servono più 18 voti, basta la cosiddetta maggioranza semplice, i consiglieri sono obbligati ad assistere alla giunta e per il quorum sono sufficienti 18 presenze.

Subito piovono le feroci reazioni da parte croata. Lamentele da parte di HDZ, HSP, e altri partiti. Secondo loro questa decisione di Inzko era solo un altro tentativo per impedire ai croati di avere almeno un sindaco nella Federazione BiH. Contenti invece i rappresentanti bosgnacchi, convinti che si sarebbe così posto fine a tutte le manipolazioni e finalmente si sarebbe arrivati ad un risultato

La riunione decisa dal Consiglio comunale del 18 dicembre comincia con un’introduzione sarcastica del presidente del Consiglio Danijel Vidović, secondo il quale: “Valentin Inzko va nominato per il premio Nobel per la chimica”. E inizia il voto: al primo turno in gara i candidati Bešlić, Hasandedić e Romić del Partito per il miglioramento (Stranka za boljitak). Secondo round Hasandedić 15, Bešlić 13. Terzo round con finale a sorpresa: Bešlić vince con 17 voti, Hasandedić 15 voti, tre schede nulle (hanno votato 35 consiglieri).

Alla fine i croati, che solo ieri si lamentavano di questo nuovo sistema di votazione, vincono. E la parte bosgnacca si chiede di chi sia la colpa: quelli del Partito per il miglioramento oppure quelli del SDP? Di chi sono quelle schede non valide? Il voto è segreto.

E così, l’incubo sembra finito. Il sindaco c’è. Adesso manca il bilancio. E la prossima riunione e convocata per martedì prossimo. In quella occasione dovrà dimettersi Danijel Vidović presidente del Consiglio comunale, perché sempre secondo quel famoso Statuto un popolo (in questo caso croato) non può occupare entrambe le cariche più importanti (presidente del Consiglio e sindaco).

I croati che ieri si lamentavano di Inzko e della sua decisione adesso sono contenti. I bosgnacchi sono perplessi e in molti vorrebbero sapere chi non ha votato. Ma ormai il dado è tratto.
Ljubo Bešlić, il nuovo vecchio sindaco di Mostar, è contento del risultato di oggi ma ritiene che la Comunità internazionale abbia giocato troppo con Mostar: “Tanto tempo buttato. Le regole che ci hanno imposto adesso potevano essere approvate anni fa. Ora però è importante che Mostar esca dall’agonia”.
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