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Chi canta non pensa male

30.12.2009    Da Skopje, scrive Risto Karajkov
Dunechaser/flickr
Un vecchio proverbio balcanico recita: “Chi canta non pensa male”. Queste parole sono diventate il credo civile e politico dei "Razpeani Skopjani", gruppo di giovani attivisti di Skopje, che protestano... cantando. Un modo originale di dire la propria, che raccoglie crescenti consensi
Un vecchio e frequentemente citato proverbio balcanico dice che “Chi canta non pensa male” [ko peva zlo ne misli]”. Il detto si riferisce naturalmente alla pacifica disposizione d’animo necessaria per intonare melodie.

Il proverbio sembra essere diventato il credo civile e politico di un gruppo di giovani attivisti di Skopje, che hanno ideato un modo davvero originale di esprimere il proprio dissenso. Sì, è vero, protestano: ma lo fanno cantando, e la loro popolarità è in ascesa.

Si chiamano “Raspeani Skopjani” [I Cantori di Skopje], un nome che ricorda quelli dei cori cittadini. Già da diversi mesi i Cantori di Skopje intrattengono gli abitanti della capitale e l’opinione pubblica macedone con le proprie performance. I cantori agiscono di sorpresa. Arrivano senza avvertire (solitamente nei fine settimana) nei luoghi al centro del dibattito politico, cantano una canzone e se ne vanno. Le loro apparizioni vengono registrate e caricate su YouTube e su altri siti web. Il vero significato dell’attività politica dei Cantori sta nelle canzoni, scelte accuratamente per rispondere a un determinato evento politico. E’ proprio questo a rendere le loro performance particolarmente ironiche, brillanti e sempre più al centro dell’attenzione.

E’ noto che durante le campagne elettorali, i politici in cerca di notorietà lanciano proposte a raffica pur di accaparrarsi una fetta di elettori. La campagna elettorale per le elezioni locali svoltasi qualche mese fa non ha fatto eccezione: l’attuale sindaco di Skopje, Koce Trajanovski, ha proposto di riparare l’orologio sulla facciata dell’ex Stazione Ferroviaria, oggi Museo Civico. La proposta è stata percepita come ipocrita e considerata da molti una vera e propria gaffe politica.

L’orologio del Museo Civico si fermò alle ore 5.17 del 26 luglio 1963, quando la città fu distrutta da un terribile terremoto. Il sisma rappresenta l’evento più traumatico della storia macedone recente, e le lancette ferme hanno un forte valore simbolico e sentimentale per molti. Trajanovski aveva invece suggerito di riparare l’orologio e di fare in modo che intonasse una canzone tradizionale macedone allo scoccare dell’ora.

Indubbiamente, una proposta di pessimo gusto. Invece di esplodere dalla rabbia e di vergare editoriali di fuoco, i Cantori di Skopje si sono riuniti di fronte all’ex-Stazione Ferroviaria e hanno intonato la canzone “La macchina del tempo [Vremenska masina]”, opera degli Nokaut, un celebre gruppo pop macedone. Proprio la dose di ironia necessaria per prendersi gioco di quella che i Cantori (e, probabilmente, molti altri macedoni) consideravano una vera e propria idiozia.

Probabilmente a causa della sua originalità, questo atto di protesta è rimasto impresso nelle menti dei macedoni molto più a lungo rispetto ad altre proteste suscitate dallo stesso evento. Le penne di fuoco degli editorialisti sono cadute nel dimenticatoio, ma a Skopje ancora si parla della performance dei Cantori.

Solo qualche mese prima, l’opinione pubblica macedone si era infiammata in seguito alla pubblicazione della prima enciclopedia nazionale, a cura dell’Accademia Macedone delle Arti e delle Scienze, la più alta istituzione accademica del paese. I curatori dell’enciclopedia sono stati accusati di dilettantismo e approssimazione; inoltre, i tomi contenevano affermazioni che molte persone in Macedonia (ad esempio gli albanesi ) e all’estero (Stati Uniti, Gran Bretagna) hanno ritenuto offensive. L’evento ha occupato le prime pagine dei giornali per mesi.

I Cantori di Skopje, per tutta risposta, si sono presentati davanti all’Accademia ai primi di ottobre cantando " Di chi sei? [Cija si]?”, un classico della canzone macedone. La domanda rivolta agli specialisti dell’Accademia era, in sintesi, “Avete idea di quello che state facendo?”.

I Cantori di Skopje sono entrati in azione anche in occasione di una terribile tragedia, che ha recentemente colpito uno dei più bei monasteri del paese, San Jovan Bigorski. I konaks [gli alloggi dei monaci] sono stati distrutti da un incendio causato, probabilmente, da un corto circuito innescato da vecchi fili elettrici. E’ stato lanciato un pubblico appello per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione del monastero, che costituisce parte del patrimonio artistico nazionale, ma purtroppo il denaro raccolto non è stato sufficiente ad avviare i lavori. Alcuni hanno puntato il dito contro la Chiesa, che non si è occupata sufficientemente del monastero. Altri hanno colto l’occasione per accusare la chiesa di utilizzare il denaro dei fedeli per scopi personali, come l’acquisto di ville e macchine costose.

I Cantori non si sono fatti attendere: davanti alla principale chiesa cittadina hanno intonato un classico di Janis Joplin “Mercedes Benz”. Si riferivano, ovviamente, alla scarsa trasparenza con cui vengono gestiti i fondi della Chiesa.

E così via. Ogni volta che si scatena un dibattito politico, i Cantori di Skopje lasciano il proprio inconfondibile marchio. Lo scorso fine settimana, in una gelida mattina in cui la temperatura ha toccato i -10°, si sono presentati davanti al palazzo del governo cantando “Freedom” di George Michael, per celebrare il viaggio a Parigi di un gruppo di rappresentanti politici e di semplici cittadini per festeggiare la liberalizzazione del regime dei visti, in vigore dal 19 dicembre. I Cantori hanno augurato in questo modo buon viaggio al gruppo in partenza.

Il rapporto della Commissione Europea sui progressi compiuti dalla Macedonia nel suo percorso verso l’integrazione nella UE è stato festeggiato da “Unite Unite Europe” di Toto Cutugno. La Marcia per la Tolleranza (una specie di evento precursore di un futuro Gay Pride) organizzata da alcuni gruppi cittadini, è stata invece accompagnata dalle note di “Kill Me” della band locale Bernay’s Propaganda, un’ironica provocazione diretta, ovviamente, a chi promuove una cultura d’intolleranza. Il sindaco di Skopje, Koce Trajanovski, è stato recentemente attaccato per aver tagliato gli alberi su una delle vie centrali di Skopje, la Ilindenska, che lui e la sua coalizione politica vogliono ricostruire. Per l’occasione i Cantori hanno intonato la celebre canzone dei Monthy Pyton “Lumberjack Song”, vale a dire, “la Canzone del Taglialegna”.

Per quanto concerne invece le relazioni greco-macedoni, non c’è bisogno che accada qualche avvenimento particolare per suscitare forti reazioni. Già da tempo i rapporti tra i due stati occupano una buona parte del dibattito politico. Gli attivisti-cantanti si sono recentemente riuniti davanti all’ambasciata greca di Skopje cantando una versione in macedone della celebre canzone greca ‘Dirlada”. Il testo della canzone parla di una storia d’amore che si svolge attraverso il confine, ostacolata dal regime dei visti.

Alcuni dei Cantori più giovani fanno parte anche di altre associazioni cittadine come Plostad Sloboda [Piazza della Libertà], che si è battuta contro il controverso progetto del governo per costruire una chiesa nella piazza principale di Skopje. I Cantori si sono espressi anche contro questa proposta. Alcuni membri di Plostad Sloboda sono stati picchiati da un gruppo di oltranzisti nazionalisti durante le azioni di protesta contro la costruzione della chiesa.

I Cantori di Skopje sono una ventata di aria pura sulla scena politica di Skopje. Evitano lo scontro diretto, ma le loro proteste sono ugualmente efficaci e forse ancora più incisive, perché usano le armi dell’ironia politica e riescono in questo modo a far passare il proprio messaggio e a coinvolgere l’opinione pubblica. Se è vero che le forme creative di attivismo politico rappresentano un chiaro segnale della raggiunta maturità politica di un paese, la Macedonia ha adesso un nuovo modo di dimostrare di essere cresciuta.
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