Le autorità macedoni emettono il mandato di arresto di Ali Ahmeti. Tirana si allarma, appellandosi anche a Solana.
Ali Ahmeti
In un comunicato ufficiale dello scorso 30 agosto, il Governo albanese si è dichiarato allarmato per gli scontri che potrebbero riaccendersi in Macedonia a seguito dell’arresto di Ali Ahmeti.
Ahmeti, ex capo dell’UCK (Esercito di Liberazione del Kossovo), aveva recentemente inaugurato la sede di Skopje del suo partito – l’Unione Democratica per l’integrazione (Udi) – e presentato il programma per la tornata elettorale prevista in Macedonia il prossimo 15 settembre. Nonostante gli sia stata concessa l’amnistia per le sue passate attività ribelli in seno all’UCK, giovedì scorso le autorità macedoni hanno emesso un mandato di arresto a suo carico.
Secondo il Ministro per gli Affari Esteri dell’Albania – Ilir Meta - con gli ultimi gravi incidenti avvenuti in Macedonia, tra i quali una bomba lanciata contro la sede dell’Udi “si sta creando un’atmosfera instabile tra l’elettorato” e l’arresto di un rappresentante legale di un partito albanese accompagnato da “incidenti di questa portata, possono mettere in grave crisi la stabilità del paese, ributtandolo nella spirale della violenza etnica”. Le preoccupazioni per gli ultimi eventi, hanno spinto Meta a richiedere a Javier Solana - Segretario Generale del Consiglio dell’UE e Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza – un intervento urgente per abbassare il livello della tensione.
Sebbene la prossimità delle elezioni faccia pensare al susseguirsi di manovre politiche per influenzare l’elettorato più che ad un reale pericolo di conflitto, vi è da sottolineare che l’attuale situazione macedone è stata argomento di discussione nell’incontro avvenuto ieri a Johannesburg tra il Presidente della Macedonia – Boris Trajkovski – e il Presidente Yugoslavo – Vojislav Kostunica Balkanweb
, 03.09.2002).