La “Bondsteel serba”
13.01.2010
Da Belgrado,
scrive Danijela Nenadić
E' denominata ''Jug'' ed è la più grande base militare della Serbia. E' stata inaugurata lo scorso novembre nella municipalità di Bujanovac. Un complesso enorme e ben attrezzato che servirà per alloggiare ed addestrare l'esercito serbo. Critici i rappresentanti della comunità locale albanese
Dopo oltre sei anni dall’inizio dei lavori alla fine di novembre 2009 è stata inaugurata nel comune di Bujanovac - sud Serbia - la più grande base militare dei Balcani. Alla cerimonia erano presenti il ministro della Difesa Dragan Šutanovac, l'intero stato maggiore serbo, il presidente Boris Tadić e il premier Mirko Cvetković.
L’apertura della “Bondsteel serba” (il riferimento va alla nota base americana in Kosovo) al sud della Serbia, in una municipalità a maggioranza albanese, ha suscitato opinioni controverse e contrastanti. Per i rappresentanti del potere di Belgrado, così come per i cittadini della Serbia meridionale, la base “Jug” è una garanzia di stabilità e di mantenimento della pace, mentre per i rappresentanti della comunità albanese non è che una minaccia e un segnale di militarizzazione della regione.
Da tempo in Serbia si parlava della base militare “Jug”. Benché inaugurata solo ora ha una lunga storia. Per la prima volta fu nominata dopo il conflitto a bassa intensità nell'area tra serbi e albanesi nel 2001, i lavori per costruirla iniziarono poi nel 2003 ma a causa di circostanze politiche e mancanza di fondi proseguirono a rilento per poi accelerare solo quando il ministero della Difesa è finito sotto la guida di Dragan Šutanovac, ministro delle fila della maggiore forza politica serba, il Partito democratico (Ds), e da quando la polizia ha definitivamente rinunciato alla zona di Cepotina per costruirvi una propria base.
Il ministro della Difesa tra le sue priorità aveva incluso anche la conclusione dei lavori della base di Bujanovac, dichiarando per tutto il tempo che questa base ha come obiettivo l’aumento della sicurezza di tutti i cittadini della regione del sud della Serbia, di preparare operazioni di pace e garantire l’alloggio al nuovo esercito di professionisti.
Non se ne è mai parlato ma è sempre stato evidente che nella nuova base militare avrebbero trovato posto le unità militari che da anni ormai stazionano al sud della Serbia e che sino al completamento della base erano dislocate in vari edifici, non di rado in scuole o fabbriche abbandonate.
Di demilitarizzazione della regione, ossia del ritiro dell’esercito dall'area, come richiesto da anni dai partiti politici albanesi del sud della Serbia, non se ne parla proprio. La base “Jug” ha ottenuto lo status di base più moderna della regione con il suo, per usare un lessico militare, ideale posizionamento e punto di osservazione che “mira” proprio a Kosovo e Macedonia.
La Bondsteel serba è costata sino ad ora 18 milioni di euro e sono state concluse due delle tre fasi d'edificazione previste. Si estende su una superficie di 35 ettari di terreno, con 66 edifici e alloggi, e può ospitare circa 1.000 soldati. Si ratta della costruzione più moderna a disposizione dell’esercito serbo, destinata ad ospitare soldati professionisti, in particolare per l’addestramento alle missioni di pace. La base dispone di campi sportivi, mense, presidi medici, stazione di rifornimento interna, officina per riparazione dei veicoli. L’esterno è circondato da un muro di cinta alto tre metri con filo spinato e moderne attrezzature di sicurezza.
Nel giorno dell’inaugurazione il sole era caldo come se fosse solo l’inizio dell’autunno, dalle colline si vedevano Kosovo e Macedonia, molte le uniformi, i soldati abbronzati dalle marce di esercitazione, tutti in riga pronti per la cerimonia d'inaugurazione.
Dopo le note dell’inno e l’alza bandiera, il presidente della serbia Boris Tadić si è rivolto ai presenti con le seguenti parole: “Tutti i cittadini della Serbia che desiderano la pace e la stabilità nella regione e migliori rapporti interetnici dovrebbero essere soddisfatti della base ‘Jug’. Tutti quelli, invece, che non desiderano la pace e tutti quelli che hanno a che fare con la criminalità organizzata di certo non saranno soddisfatti”. Parole che non possono non essere lette come risposta alle lamentele dei leader locali albanesi secondo i quali l’inaugurazione della base è una vera e propria provocazione. Tadić ha aggiunto poi che “la base militare deve essere uno standard per tutte le caserme dell’esercito della Serbia, perché essa sarà un potenziale di sviluppo per la regione e sarà impiegata per l’addestramento dei membri di altri eserciti per le operazioni di pace. Le strutture mediche militari sono a disposizione dei cittadini locali e noi desideriamo sviluppare una collaborazione tra civili e militari”.
Il ministro Šutanovac ha dichiarato che la base Jug rappresenta un'opportunità di sviluppo per il sud della Serbia ed ha aggiunto che nei prossimi anni circa 1.000 persone vi otterranno un posto di lavoro, mentre la popolazione locale avrà la possibilità di usufruire dei più moderni servizi medici senza doversi più recare a Vranje.
Ma per i rappresentanti della comunità albanese l’intera questione non è per niente idilliaca. Il presidente del Partito per l’azione democratica e deputato al parlamento Riza Halimi afferma che l’apertura della base è un chiaro segnale di militarizzazione della regione. “Ovviamente, non contestiamo il diritto dello Stato di decidere dove verrà collocata una base militare, ma tengo a sottolineare che il nostro partito è sempre stato contrario alla costruzione di questa base nel comune di Bujanovac”. Per Halimi è particolarmente discutibile il fatto che la nuova base ospiterà soprattutto le unità antiterrorismo. “Questi sono luoghi di mescolanza etnica, il conflitto del 2001 non è ancora stato dimenticato del tutto e non sono sicuro che Bujanovac sia proprio il luogo ideale per una base di questo tipo”, afferma Halimi e aggiunge “sarebbe molto meglio se lo Stato fosse un po’ più presente al sud della Serbia, ma in senso economico”. I sindaci dei comuni di Bujanovac e Preševo, Shaip Kamberi e Ragmi Mustafa, non solo non hanno risposto all’invito per l’inaugurazione ma hanno anche dichiarato che “Jug” non contribuirà di certo agli sforzi di stabilizzazione nell'area.
Gli analisti di questioni militari credono però che la Serbia abbia fatto bene ad aprire la base. Per Zoran Dragišić, della Facoltà per la difesa, si tratta di uno dei passi cruciali per la riforma del sistema di difesa. L'analista e ufficiale in pensione Ninoslav Krstić ritiene che la base militare sia strategicamente importante per il corridoio 10 che è al contempo un centro nevralgico della criminalità organizzata. Un altro analista militare, Aleksandar Radić, afferma che la Serbia aveva bisogno di una base del genere. “Se siamo militarmente neutrali, ciò significa che dobbiamo avere un forte potenziale militare, perché i paesi che fanno parte della Nato possono basarsi anche sulle forze degli altri membri per venire in loro difesa, o trasferire compiti ad altri paesi, mentre un paese neutrale deve fare i conti solo sulle sue forze interne”, sottolinea Radić in un editoriale per il quotidiano Politika.
Nei prossimi anni sarà più chiaro il ruolo effettivo della base militare “Jug”. In particolare servirà valutare se avverrà o meno il tanto decantato processo di professionalizzazione e di riforma in seno all’esercito serbo.