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Palazzo del Presidente, Chişinău
Proseguono le difficoltà politiche della Moldavia. Dopo i fallimenti elettorali dello scorso anno, che avrebbero dovuto portare portare all'elezione di un nuovo presidente, ora si discute di riforme costituzionali. In aiuto è giunta anche una delegazione della Commissione di Venezia
Nelle democrazie contemporanee, l’istituto della Presidenza della Repubblica svolge la funzione di garante della sovranità dello Stato e della Costituzione, e costituisce un pilastro su cui poggia una società realmente stabile. Ma per la Repubblica di Moldova, la Presidenza si è rivelata nel 2009 un ostacolo a qualsiasi tentativo di ripristinare la stabilità politica dopo le violente proteste innescate dalle elezioni parlamentari di aprile. L'incapacità del Parlamento di eleggere il Presidente si è rivelata il principale fallimento politico del 2009 per la Moldavia. Il duplice infruttuoso tentativo del 3 giugno e del 9 dicembre 2009 di scegliere un Presidente ha portato non solo allo scioglimento del Parlamento, ma ha anche portato a un acceso dibattito circa la necessità di effettuare serie riforme costituzionali.
Gli emendamenti operati alla Costituzione della Repubblica di Moldova nel 2000 prevedono che il Presidente della Repubblica venga eletto dal Parlamento con una maggioranza di almeno tre quinti dei parlamentari eletti. Tale procedura, introdotta per favorire il dialogo tra le diverse forze politiche al fine di eleggere una figura di mediazione che potesse rappresentare tutti i maggiori schieramenti politici del Paese, si è rivelata la cartina al tornasole che ha svelato l’immaturità dell'élite politica moldava.
Dopo il secondo tentativo andato a vuoto lo scorso 9 dicembre, l’attuale coalizione di governo, l’Alleanza per l’Integrazione Europea, che aveva sconfitto il Partito Comunista nelle elezioni parlamentari anticipate del 29 luglio 2009, ha dichiarato che il proprio obiettivo principale da quel momento in poi sarebbe stato la messa in atto di una riforma costituzionale atta a modificare la procedura di elezione del Presidente. Inoltre, Mihai Ghimpu, presidente del Parlamento e Presidente della Repubblica ad interim, ha creato tramite decreto presidenziale una commissione speciale per le riforme costituzionali, incaricata di proporre possibili soluzioni di riforma costituzionale da adottarsi, eventualmente, previa approvazione tramite referendum nazionale.
Nonostante l’idea di apportare modifiche alla Costituzione fosse stata inizialmente proposta per tentare di risolvere un ormai annoso problema, tale proposta ha finito per generare tensioni ancora maggiori.
Il Partito Comunista ha reagito in modo estremamente negativo alla ventilata ipotesi di modificare la Costituzione, insistendo invece sulla necessità di sciogliere l’attuale Parlamento, il quale effettivamente, sempre in base a quanto previsto dalla Costituzione, avrebbe dovuto essere sciolto già dopo la mancata elezione del presidente nel dicembre 2009. Vladimir Voronin, ex Presidente e leader del Partito Comunista, ha affermato che il suo partito farà ostruzionismo verso qualsiasi iniziativa di emendamento della Costituzione da parte del Parlamento e boicotterà un eventuale referendum. Invece Dumitru Braghiş, ex premier e oggi leader del partito Social-Democratico di opposizione, ha suggerito una soluzione piuttosto stravagante: eliminare del tutto l’istituto della Presidenza.
Occorre sottolineare che neppure all’interno della coalizione di governo esiste una posizione condivisa circa la procedura di elezione del Presidente. Marian Lupu, leader del Partito Democratico e candidato alla Presidenza per la coalizione attualmente al governo, è a favore dell’elezione diretta del presidente da parte dei cittadini, mentre Mihai Ghimpu vorrebbe che il presidente venisse eletto dal Parlamento, ma abbassando il quorum al 50% più uno dei parlamentari. Anche Vlad Filat, Primo Ministro e leader del Partito Liberal-Democratico, si è espresso più volte a favore dell’elezione diretta del Presidente nel corso delle campagne elettorali parlamentari precedenti.
Oltre a quanto appena illustrato, vi sono forti discrepanze, anche all’interno della stessa parte in gioco, circa le modalità con cui devono essere effettuati gli emendamenti: adottare una Costituzione completamente nuova, modificare soltanto alcuni articoli o apportare emendamenti soltanto all’articolo relativo all’elezione del Presidente.
Per superare le differenze, la coalizione di governo moldava ha richiesto una consulenza di esperti europei riguardo la riforma costituzionale. Facendo seguito a tale richiesta, una delegazione della Commissione di Venezia, l’organo di consulenza del Consiglio d’Europa in materia di riforme costituzionali, ha visitato due volte la Moldavia in febbraio, proprio per discutere dei problemi legati alla carta costituzionale. Gianni Buquicchio, il Presidente della Commissione di Venezia, dopo la seconda visita del 24-26 febbraio 2010 ha rifiutato di rilasciare commenti approfonditi circa i risultati delle consultazioni, ma ha tuttavia affermato che non c’è bisogno di redigere una nuova Costituzione, e ha suggerito di modificare soltanto gli articoli riguardanti l’elezione del Presidente. Buquicchio ha inoltre sottolineato la necessità di cercare un compromesso con l’opposizione e in special modo con il Partito Comunista all'interno del Parlamento.
Al momento, la visita della delegazione europea non ha contribuito a chiarire la modalità con cui le autorità metteranno in atto le riforme. Tuttavia, la visita costituisce un segnale positivo, poiché i leader della coalizione di governo moldava hanno affermato che una decisione verrà presa a breve, non solo per quanto concerne il processo di riforma costituzionale, ma anche circa la possibilità di tenere elezioni parlamentari anticipate nel corso dell’anno.