Alla frontiera tra Montenegro e Kosovo c'è una "terra di qualcuno" dove il prezzo del carburante è il più basso di tutta l'Europa.
Tra la frontiera del Montenegro e la frontiera del Kosovo, che è sotto il controllo della KFOR italiana, ci sono parecchi chilometri di strada che non si potrebbero assolutamente chiamare "terra di nessuno".
In quel pezzo di strada ci sono otto distributori di benzina, ed ora sembra che ognuno di essi stia cercando di diventare il più importante. L'ingresso della strada non è asfaltato, e come al solito ci sono le due pompe - una per il diesel e l'altra per la benzina ed in più una baracca dove alloggiano i dipedenti. All'inizio i dipedenti non erano molto contenti di parlare con i giornalisti, ma alla fine uno di essi ha accettato il colloquio. Benché l'interlocutore evitasse intenzionalmente di dare risposte precise, si è riusciti a scoprire che per litro di carburante si paganno dieci centesimi di tasse e che le autorizzazioni per la vendita della benzina sono state date da "qualcuno che è competente".
L'intervistato all'inizio si dichiarava solo come un dipedente ordinario, ma poi si è rivelato essere il capo della stazione, e non voleva piu parlare.
Tuttavia qualche dato è merso ugualmente.
"Sul carburante paghiamo le tasse e le imposte della dogana. L'affare si fa con l'accordo tra le autorità montenegrine e l'UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo), e il 99% dei redditi va al Montenegro. Tutti i distributori si trovano nel territorio del Montenegro e abbiamo comprato la terra sui cui sono stati costruiti, quindi non si tratta di "terra di nessuno".
Secondo l'intervistato il carburante si compra a Bar, dalla Jugopetrol, e la polizia controlla il riempimento e lo svuotamento delle cisterne. Inoltre la polizia scorta le cisterne da Bar fino a Kula. Tutto è regolare e se anche abbiamo un grande traffico, i guadagni non sono quelli di cui si parla, perché i margini di profitto sono bassi. Il più delle volte il carburante è comprato dagli autisti dei camion provenienti dalla Croazia e dalla Slovenia, ed anche dai camionisti del sud della Serbia. Sebbene, secondo l'intervistato, ci siano i permessi per il lavoro dei distributori, non si è potuto scoprire da quale istituzione siano stati forniti. L'unica risposta è stata che i permessi sono forniti dallo stato.
Riguardo alla vendita del carburante nei distributori regolari del Montenegro, il carburante "super" costa 87 centesimi di euro, dei quali 9,7 centesimi va allo stato per la costruzione delle strade, 4,1 centesimi come contributo speciale alla repubblica e 0,15 centesimi per la compensazione per l'ecologia. La stessa somma si paga anche per il carburante senza piombo, però qui il contributo speciale allo stato è di 3,7 centesimi. Per un litro di diesel, al costo di 66 centesimi, si pagano 3,5 centesimi di contributo per la costruzione delle strade e 0,3 centesimi per l'ecologia.
Mentre a Kula la nafta costa 45-47 centesimi e la benzina senza piombo 50-55 centesimi, i prezzi variano a seconda della quantità e della qualità del carburante comprato("Monitor", 13 settembre 2002).
La differenza tra il prezzo del carburante venduto a Kula rispetto a quello venduto all'interno del Montenegro, secondo il padrone della stazione di benzina, non è una conseguenza della riduzione delle tasse, ma della politica dei prezzi della Jugopetrol. "La Jugopetrol ha un prezzo per il carburante che si vende in Montenegro e un altro per il carburante che va a Kula o in Kosovo. Considerando che il padrone attuale della maggioranza delle azioni di Jugopetrol è lo stato è chiaro che i redditi non vengono dalle tasse, ma dai prezzi, nei quali sono incluse le tasse e le imposte. ("Vijesti", 8 settembre).
Ciò che ancora più sorprendente è che presso gli organi competenti - secondo quanto riportato dal settimanale "Monitor"- non sanno pressoché nulla di queste pompe di benzina al passo Kula. Dal ministero per l'energia al ministero per l'ambiente tutti dicono di aver appreso la notizie dalla stampa locale.
Vedi anche:
Montenegro: Jugopetrol verso la privatizzazione