Le forti piogge della settimana scorsa hanno messo in ginocchio l’Albania e molte cittadine e paesi sono finiti sott’acqua. Ora si dibatte sulle responsabilità.
Balkanweb - Innondazione a Lezha
Lo scorso fine settimana i distretti albanesi di Shkoder, Lezhe, Kurbin e Kukes, tutti nel nord del Paese, sono finiti sott’acqua.
Solo il tempo per il Governo di dichiarare per loro lo stato d’emergenza ed ecco che le conseguenze dell’alluvione si sono fatte sentire più a sud colpendo i distretti di Berat, Tepelene, Gjirokaster, Permet, Skrapar, Kolonje e Korce.
Secondo fonti governative sono stati danneggiati 26.000 ettari di campagna ed 80.000 persone sono rimaste senza casa. I danni ammonterebbero a 18 milioni di dollari.L’Albania ha già fatto richiesta all’UE non solo di aiuti per superare l’immediata emergenza ma anche di sostegno finanziario per “puntellare” il già traballante budget statale.
Ma cosa è avvenuto in Albania? Quali le cause alla base dell’alluvione? Innanzitutto naturalmente le precipitazioni del tutto eccezionali: su Lezhe, area maggiormente colpita, sono caduti in poco tempo 219 mm di pioggia quando il precedente “record” si attestava sui 160 mm. Ma molti hanno affermato che se la pioggia può essere stata la causa di ciò che è avvenuto non ne è certo la ragione nel senso che viene messo sotto accusa il sistema idrico albanese.
Perché i bacini di contenimento si sono subito riempiti? Perché non sono stati in grado di limitare la crisi?
“L’acqua in Albania non ha nessun proprietario e quindi nessuno che se ne prende cura” ha dichiarato Fahrudin Hoxha, uno degli ingegneri che hanno progettato le stazioni idroelettriche sul fiume Drini, nonché direttore della compagnia elettrica nazionale KESH e Ministro per l’energia; ora presidente dell’Accademia albanese delle scienze.
Hoxha ha messo in rilievo come, proprio a causa della ricchezza di acqua dell’Albania, la politica energetica del Paese molto si è basata sulla costruzione di dighe e relativi impianti idroelettrici. Ma spesso c’è stata poca attenzione nel conciliare le esigenze di questi impianti con una buona gestione del deflusso delle acque. Occorre diversificare le fonti di energia, ha continuato Hoxha, che ha poi messo in rilievo come vi siano anche altre ragioni alla base della calamità che ha colpito l’Albania.
Una di queste sono le molte cave di ghiaia sorte lungo i fiumi ed i torrenti dell’Albania. Sono circa settanta le imprese di questo tipo che contribuiscono ad indebolire gli argini di fiumi e torrenti. “Visto che il settore edile è quello che tira di più in Albania in questo momento immaginate quanta ghiaia e sabbia viene asportata” afferma Hoxa.
Il Governo è già corso ai ripari obbligando momentaneamente queste cave alla chiusura. E’ stata infatti tolta loro la fornitura di energia elettrica.
“I dieci anni di vuoto che l’Albania ha subito dal crollo del regime comunista si sono fatti pesantemente sentire nel sistema di drenaggio” continua Hoxa ricordando come l’area di Lezhe era stata fornita di un sistema di drenaggio già nel 1952. Erano stati costruiti dieci bacini collettori dei quali però due soli sono attualmente operativi.
Anche i canali di questo sistema di drenaggio sono molto danneggiati visto che in molti hanno utilizzato le lastre di cemento con i quali erano costruiti per altri scopi.
Altro elemento che ha sicuramente contribuito ad aumentare l’impatto delle forti piogge è stato lo sfruttamento deregolato della costa albanese. Sono nati infatti numerosissimi Hotel, ciascuno dei quali ha costruito una piccola diga che garantisse un’abbondanza dell’acqua utilizzabile. Con il grande afflusso di acqua tutto questo sistema però è andato in tilt causando danni ingenti.
Secondo alcuni esperti vi sarebbero altri rischi incombenti. “Nel caso si verificassero nuove precipitazioni prima che si smaltiscano quelle precedenti rischia di tracimare anche la diga di Vau i Dejes ed in questo caso le acque raggiungerebbero la stessa Tirana".
Nonostante per molti albanesi questo sembri fantascienza gli esperti affermano che è una possibilità non così lontana dalla realtà.
“Il Consiglio Nazionale sulle acque, con i sette membri che ne fanno parte, è un organismo del tutto inappropriato per far fronte all’intera restrutturazione del sistema” ha affermato Hoxa. “Occorre rendersi conto che l’acqua molto presto sarà una risorsa più preziosa del petrolio ed anche per questo occorre che vi sia un unico Ente che se ne occupi e che quest’ultimo abbia i mezzi per iniziare subito a lavorare. L‘Albania possiede quest’enorme risorsa. E’ tempo di prendersene cura” ha concluso.