I trafficanti che hanno forzato migliaia di donne e ragazze alla prostituzione non vengono perseguiti per i loro crimini. Lo denuncia Human Rights Watch in un recente rapporto pubblicato lo scorso 26 settembre.
La corruzione delle istituzioni locali ed a volte la complicità degli stessi rappresentanti internazionali di stanza in Bosnia hanno permesso alla rete del
trafficking di prosperare e svilupparsi. Ed intanto le donne bosniache e quelle di altri Paesi vengono sfruttate, aggredite, minacciate e vendute come fossero bestiame, si denuncia nel rapporto.
Quest’ultimo, 75 pagine, titolato “Speranze tradite: il trafficking di donne e ragazze verso la prostituzione nella Bosnia Erzegovina del post-conflitto” documenta come agenti di polizia facilitino questo odioso crimine falsificando documenti, visitando i bordelli per godere gratuitamente di servizi sessuali ed a volte partecipando direttamente nel trafficking.
Human Rights Watch ha inoltre ottenuto direttamente dalla missione in BiH delle Nazioni Unite documenti che testimoniano la frequentazione di agenti dell’IPTF (la polizia internazionale che in BiH dovrebbe addestrare e monitorare la polizia locale) di bordelli e, almeno in un caso, la complicità nella “tratta”.
“La polizia locale e quella internazionale dovrebbe proteggere queste ragazze e non rendersi complice del crimine” chiarisce LaShawn R. Jefferson, direttrice del settore di HRW che si occupa dei diritti delle donne. “Queste donne e ragazze coinvolte nella ‘tratta’ subiscono tradimenti su tutti i fronti. Dalle persone che le reclutano con l’inganno, dalla polizia che dovrebbe proteggerle, dai rappresentanti internazionali che dovrebbero monitorare e garantire lo stato di diritto”.
“Spesso le vittime del trafficking” chiarisce la rappresentante dell’ HRW “percepiscono i rappresentanti internazionali come conniventi con i propri ‘protettori’ e questo certo non le aiuta nel fare la scelta di denunciare questi ultimi”. Basti pensare che, si scrive nel rapporto, i membri dell’IPTF coinvolti a vari livelli nella ‘tratta’ non hanno ricevuto che uno ‘schiaffo sulla guancia’: sono infatti stati rimpatriati senza subire alcun tipo di processo.
Invece di lavori redditizi nell’Europa occidentale, come è stato loro assicurato, queste donne e ragazze – per la maggior parte originarie della Moldavia, della Romania e dell’Ucraina – si ritrovano intrappolate nella prostituzione forzata e nella restituzione di enormi debiti. L’indagine di Human Rights Watch, durata più di due anni, ha individuato almeno 2000 casi di trafficking . La maggior parte delle donne e delle ragazze vengono vendute per prezzi che vanno dai 600 ai 2300 dollari.
“Mio padre mi sta sicuramente cercando. E’ da due mesi che non riesco a chiamare a casa” ha raccontato una ragazza ucraina di 22 anni ad HRW durante una perquisizione della polizia in un Night “sono venuta in Bosnia per lavorare in un bar. Ma poi mi hanno portata in Serbia. Lì sono stata venduta per quattro volte a quattro diverse persone. Alla fine mi hanno portata in un bar e mi hanno detto che avrei dovuto prostituirmi. Ho lavorato poi per due mesi in RS, vicino a Doboj … se mi rifiutavo di lavorare venivo picchiata … ho lavorato ma nessuno mi ha mai pagato. Poi mi hanno portato qui, il proprietario ci minaccia spesso di morte, ci terrorizza”.
HRW invita il Governo della BiH a provvedere al più presto alla protezione di chi si ribella al trafficking e ad arrestare e perseguire chi si macchia di questi crimini. HRW invita inoltre la stessa Unione europea a fare dell’anti-trafficking una propria priorità quando, nel gennaio del 2003, subentrerà con propri uomini alla missione IPTF delle Nazioni Unite.
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