Altri dieci anni per le doppie cittadinanze bosniache
16.01.2003
L’Alto Rappresentante Paddy Ashdown prolunga di dieci anni la possibilità per i cittadini bosniaci di avere un doppio passaporto
Il recente intervento dell’ Alto Rappresentante ha disinnescato in extremis una crisi paradossale generata dalla dissoluzione della ex Yugoslavia e dalla situazione di virtuale isolamento dei Bosniaci nell’Europa di Schengen. A partire dalla decisione del primo gennaio 2003, il nostro corrispondente da Mostar, Dario Terzic, ci guida nell’intrico delle doppie e triple cittadinanze bosniache. Un sospiro di sollievo per le centinaia di migliaia di Bosniaci residenti all’estero che avevano paura di perdere la cittadinanza con il primo giorno del 2003. Perché quella data era cosi importante? Perché dal primo gennaio scadeva la legge secondo la quale le “cittadinanze doppie” sarebbero state considerate valide solo in caso di accordi bilaterali, firmati cioè tra la Bosnia ed Erzegovina e un altro Paese.
Da cosa nasce la questione delle “doppie cittadinanze”?
Molti Bosniaci, emigrati all’estero durante la guerra, hanno preso la cittadinanza del Paese nel quale si sono trovati a vivere. Ad esempio, in Svezia e Norvegia si poteva richiedere la cittadinanza dopo sette anni di residenza, in Olanda dopo cinque, per alcuni casi negli Stati Uniti d’America anche di meno. Anche in Australia e Canada vigeva una situazione simile a quella americana. Quindi pochi anni di residenza, un lavoro fisso e si poteva ottenere il passaporto. Viaggiare con un passaporto americano o svedese è molto conveniente, e facile, ma molti bosniaci hanno deciso di mantenere anche il loro passaporto BiH. Questo era importante per motivi diversi: di eredità, di acquisto di un immobile, ed altre questioni (molte transazioni giuridiche ed ereditarie in BH secondo la legislazione vigente possono essere svolte solo da cittadini BH).
Un grande numero di cittadini bosniaci poi, hanno un passaporto croato. All’inizio della guerra in Bosnia infatti, cioè nel ‘92/’93, la politica del presidente croato Franjo Tudjman era quella di assimilare i Croato Bosniaci considerandoli veri e propri cittadini della Croazia. Era ancora il periodo della cosiddetta Grande Croazia, che reclamava tutta la parte occidentale della BiH, all’epoca autodichiarata repubblica croata di Herceg-Bosna. Insieme ai Croati, anche molti Musulmani, grazie alle raccomandazioni, sono riusciti ad ottenere il passaporto croato. Rispetto al passaporto BH, quello croato è molto più richiesto e vale molto di più. Con la famosa Putovnica infatti (così viene chiamato il passaporto della Croazia) si può entrare nei paesi dell’area Schengen e viaggiare in tutta Europa senza visto. Con il passaporto bosniaco, invece, non puoi fare quasi niente. Per entrare in Italia, Austria, Germania e in altri Paesi Schengen devi andare al consolato del Paese “desiderato” e fare una fila che può durare anche sei ore. Questo solo per fare la domanda. Poi devi aspettare a volte anche un mese che ti diano il visto. Tutto questo naturalmente si paga. Il prezzo medio di un visto è di circa 28 euro, ma la cosa più bella è che nel caso di alcuni consolati (come quel tedesco) il visto, ottenuto o no, lo devi pagare lo stesso. Se poi sei stato rifiutato ti ridanno la metà della somma versata.
La gente cercava di ottenere il visto nei modi più diversi, così anche sulla stampa bosniaca ogni tanto era possibile leggere di truffe, piccole imprese che organizzavano cosiddetti viaggi di lavoro in Paesi europei ma che in pratica preparavano una lettera di garanzia che dovevi pagare (150-300 euro, e a volte di più). Col tempo anche alcuni consolati si sono resi conto che qualcosa non quadrava, quando ad esempio una boutique di moda triestina “invitava” decine e decine di “partner bosniaci”.
Con un passaporto bosniaco ti serve il visto per tutti i paesi Schengen. Ma se vai ad esempio in Svizzera, devi avere anche il visto di transito per l’Italia. Per entrare in Italia, a seconda del periodo, può servirti anche il visto di transito per la Slovenia. La Gran Bretagna non fa parte dell’area Schengen, se quindi non prendi un aereo, per arrivare a Londra devi avere almeno tre visti diversi. E questo significa più soldi, più code davanti al consolato, più nervi.
Avere un passaporto croato può risolvere quindi molti problemi. Può sembrare strano ma tuttavia in Bosnia, oggi, ci sono anche Croati che non hanno il passaporto croato per il semplice motivo che non viaggiavano all’estero, mentre ci sono Musulmani che sono riusciti con raccomandazioni e “altri” modi ad ottenerlo.
Un caso a parte sono i Serbi della Bosnia… All’inizio della guerra le loro leadership, così come per i Croati della Bosnia, non volevano accettare né riconoscere il nuovo Stato. Per questo hanno continuato ad usare il passaporto della vecchia SFRJ (Republika Federativa Jugolsavija). Ma questo non poteva durare per sempre. Nel 1997 i vecchi passaporti YU sono stati superati e venne rilasciato il passaporto della nuova repubblica SRJ (Serbia e Montenegro). Il regime di Milosevic, dopo la rottura con Karadzic e Plavsic, non concedette ai Serbo Bosniaci di ottenere il nuovo passaporto jugoslavo. Cosi i Serbo Bosniaci sono stati costretti di accettare il passaporto BH. Forse hanno fatto bene, perché per alcuni versi il passaporto BH è migliore di quello jugoslavo (ad esempio gli Jugoslavi per entrare in Croazia hanno bisogno di un visto, i cittadini bosniaci no, e così via.)
A parte in Croazia, i cittadini bosniaci possono viaggiare senza visto anche in Turchia, in alcuni paesi del Maghreb e a Cuba. Il problema è solo di arrivarci per via aerea, perché tutti i voli sono da paesi Schengen e ti serve di nuovo un visto di transito.
E’ una storia molto complicata, questa dei passaporti. I Bosniaci sono stati molto entusiasti all’inizio dell’anno scorso quando la Bosnia Erzegovina entrò nel Consiglio d’Europa. Erano solo belle speranze, questo non significava la abolizione del visto Schengen per i cittadini BH. Adesso c’è una nuova speranza. Si parla del sistema CIPS (Centro di Informazioni Europeo) a proposito delle carte di identità che potrebbero essere controllate nei computers e nelle dogane di tutti i Paesi. Anche i cittadini della Romania, dall’anno scorso, entrano con la carta di identità nei paesi europei senza visto, e lo stesso si augurano i Bosniaci.
In ogni caso, il visto rimane sempre il problema del cittadino “medio” della Bosnia Erzegovina. Quelli con la cittadinanza doppia potranno usare, almeno per i dieci prossimi anni, due passaporti contemporaneamente. E’ questa e la decisione di Paddy Ashdown, l’Alto Rappresentante in BH, che il penultimo giorno del 2002 ha deciso di introdurre una nuova legge che rimanda per altri dieci anni la questione della doppia cittadinanza.
Ci sono quindi altri dieci anni per risolvere questo problema, e per firmare gli accordi con il centinaio di Paesi in cui oggi vivono i cittadini della Bosnia Erzegovina.
Gli standards moderni sulla doppia cittadinanza sono stati introdotti in alcuni Paesi come Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Italia, ma c’é ad esempio il problema della Gran Bretagna che da cinquanta anni non possiede la clausola sugli accordi bilaterali.
Lo stesso Ashdown ha dichiarato di aver dovuto reagire per emergenza e su richiesta dei parlamentari, dato che con il primo gennaio del 2003 diveniva incerto il destino di tutti i Bosniaci con due passaporti.(Dnevni Avaz, 01. 01.2003)
Cfr su questo anche “Gli Sloveni in America, i Bosniaci in Kazakistan” , pubblicato da Notizie Est, 24.09.02