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Omicidio a Tirana
Osservatorio Balcani Guide per Area Albania Albania Notizie
Data pubblicazione: 24.01.2003 00:00

Trovato morto nel suo ufficio a Tirana il Segretario Generale della comunità musulmana Sali Tivari
Tirana
Il 14 gennaio 2003 a Tirana é stato trovato morto, in circostanze ancora da chiarire, Sali Tivari, Segretario Generale della comunità musulmana. La morte di Tivari è stata causata da due colpi di arma da fuoco al petto e al collo, come ha rilevato il medico del centro ospedaliero dell’Università di Tirana Gramoz Ylli. Secondo Korrieri (16.1.2003) la polizia finora ha interrogato circa 40 persone considerate informate dei fatti. Il quotidiano albanese nell’articolo “Tivari, fermato anche l’Imam di Elbasan” si sofferma sui conflitti tra due correnti contrapposte all’interno della comunità musulmana albanese, una facente capo alla vecchia generazione definita “moderata” e quella dei giovani cosiddetti “radicali”. La divisione tra i due gruppi a Tirana è forte. La vecchia generazione va a pregare nella moschea di Hadji Ethem Beg, del 18° secolo, che si trova nel centro di Tirana. Il gruppo più giovane si ritrova invece nella rinnovata moschea di Durres Street, un edificio dell’era comunista riadattato. Il giornale spiega che la polizia sta conducendo indagini anche sulla scuola islamica El-Hagri di Elbasan, da anni sorvegliata dai servizi segreti albanesi e dalla CIA, in quanto sospettata di essere “un covo di fondamentalisti”.
In un altro articolo dal titolo “Tivari, l’uccisione é stata ordinata da fuori il paese” Korrieri (16.1.2003) spiega che la Comunità Musulmana d’Albania nega l’esistenza di uno scontro tra due correnti. Il giornalista, tuttavia, riferendosi a fonti della comunità stessa, scrive che circa l’80% dei frequentanti la comunità sono seguaci della linea dura, e che si tratterebbe soprattutto di giovani che hanno studiato in paesi arabi come Siria, Libia e Giordania. Secondo Korrieri questi giovani non si sentirebbero rappresentati dalla dirigenza della comunità islamica del Paese e avrebbero auspicato le dimissioni di Sali Tivari, rappresentante della linea morbida e da 12 anni Segretario Generale con responsabilità anche sulle questioni finanziarie.

Koha Jone (16.1.2003) titola: “La polizia mette sotto protezione Hafiz Sabri Koçi”, ovvero la polizia speciale protegge il capo della comunità musulmana albanese dopo l’uccisione di Sali Tivari. Shekulli (16.1.2003) invece titola: “L’uccisione di Sali Tivari lancia una sfida alla sicurezza di tutti i cittadini albanesi” riferendosi ad una dichiarazione dei dirigenti della comunità musulmana locale. Shekulli riporta anche la smentita dell’addetto alle relazioni esterne, Kreshnik Osmani, circa il coinvolgimento dello staff della comunità nell’uccisione di Tivari.
Gazeta Shqiptare (15.1.2003) intervista Ermir Gjinishi, vice-capo della comunità musulmana albanese e uno degli indiziati dell’uccisione di Tivari, il quale afferma che le relazione tra i dirigenti della comunità erano più che normali. Gjinishi sottolinea che la vittima era un moderato, “come lo sono tutti gli aderenti alla nostra confessione in questo paese. Chi non é guidato da uno spirito moderato resta fuori dalla nostra comunità”. Gazeta Shqiptare cita anche la dichiarazione del primo ministro Fatos Nano secondo cui “con l’uccisione di Tivari sono colpiti i simboli santi. Noi dobbiamo proteggere l’islam albanese, che non é fondamentalista ma é una confessione aperta impegnata nella difesa di valori universali”.

Infine Albania (16.1.2003) titolando “Sali Tivari trasforma i morti in vivi” ripubblica una dichiarazione della comunità musulmana di Elbasan dell’aprile 2002 nella quale si qualifica Sali Tivari come “impostore” in riferimento sia alla sua attività privata di notaio che a quella di amministratore delle proprietà della comunità musulmana albanese.
Secondo gli inquirenti una delle possibili piste è proprio quella legata alla funzione amministrativa di Tivari e a possibili dispute su questioni di proprietà.

Circa due terzi della popolazione albanese sono di estrazione musulmana; di questi due terzi, una metà appartiene alla setta sciita dei Bektashis. Dopo decenni di ateismo di Stato, la pratica religiosa è stata reintrodotta in Albania nel 1990.