Carabinieri della Sfor accusati di malmenare civili in Bosnia
26.02.2003
Protesta ufficiale inviata al comandante della Sfor in BiH dal presidente della Republika Srpska Dragan Cavic. I media locali danno ampio spazio alla vicenda
PRIJEDOR – L’operazione della SFOR di ricerca di armi denominata “Raccolto” ha provocato una dura reazione della presidenza della entità serba di Bosnia ed Erzegovina per presunti maltrattamenti a danno di civili.
Nella giornata di venerdì carabinieri italiani si sono presentati nel villaggio di Ljeskare, nei pressi di Prijedor, perquisendo tra le altre la abitazione del sig. Milorad Bilbja. Secondo Bilbja, i militari italiani lo avrebbero malmenato senza motivo e senza che egli opponesse resistenza alla operazione.
“Venerdì mattina alle 7 e 30 i carabinieri hanno circondato la mia casa. Sono entrati in cucina, dove stavo accendendo un fuoco. Mi hanno chiesto se avevo armi. Gli ho detto che avevo solo la mia carabina da caccia e una pistola – ha dichiarato il 63enne Milorad Bilbija. Mi hanno preso e portato fuori di casa. Ho consegnato all’interprete le chiavi del garage spiegandogli che i permessi per la carabina e la pistola si trovavano lì dentro. I carabinieri mi hanno messo faccia al muro con le mani in alto. Dopo aver preso i permessi per le armi, sono entrati in cucina dove hanno preso la carabina, la pistola e le munizioni. Uno di loro è venuto verso di me chiamandomi “bandito”, che significa lo stesso in tutte le lingue. Hanno poi perquisito la casa. Gli ho dato tutte le chiavi così che non danneggiassero le porte – ha dichiarato ancora Bilbja. I carabinieri mi hanno poi fatto salire al secondo piano dicendomi che avrebbero minato la casa. Gli ho detto di farlo se trovavano armi non registrate. Per risposta mi hanno percosso. Poi hanno cominciato a colpire con un martello varie parti della casa. Un carabiniere ha menzionato Karadzic e Mladic, chiamandomi nuovamente “bandito”. Me ne sono rimasto zitto. Dopo mezz’ora, due ufficiali e due poliziotti sono entrati nella casa. Uno di loro mi ha puntato una pistola alla testa. Un altro mi ha preso a calci nello stomaco. Sono caduto e ho visto mia sorella venire verso di me. Mia sorella ha 67 anni, è cardiopatica. Ho cercato di avvicinarmi a lei ma sono stato colpito di nuovo e sono caduto. Mia sorella gli ha detto di ammazzarci pure entrambi. Dopo, hanno ricevuto una chiamata. Uno di loro, penso fosse un sergente maggiore, mi ha offerto la mano, ma ho rifiutato di stringerla dopo di che mi hanno preso nuovamente a calci. Prima di andarsene i carabinieri mi hanno tolto i pantaloni e la giacca sporchi di sangue. Hanno anche cancellato le tracce di sangue in casa e intorno così che la polizia non le trovasse quando è poi arrivata a Ljeskare.”
I maltrattamenti, secondo Bilbija, sarebbero continuati fino a mezzogiorno.
Il portavoce della Sfor, Jean Maxwell, ha confermato che i carabinieri stavano cercando armi a Ljeskare, affermando che nel corso dell’operazione sono state trovate armi non denunciate in possesso di due abitanti del villaggio. I due avrebbero fatto resistenza all’arresto, cosa che ha reso necessario l’uso della forza da parte dei carabinieri. Maxwell ha anche dichiarato di non avere notizia di maltrattamenti a carico di Milorad Bilbija, il quale aveva regolare permesso per le proprie armi.(Glas Srpski, 22.02.2003)
Il presidente della Republika Srpska, Dragan Cavic, ha inviato una lettera di protesta al comandante della Sfor in BiH, il generale americano William Ward, riferendosi al comportamento dei carabinieri italiani a Ljeskare come “brutale e vandalico”. Nella lettera si esprimono protesta ed amarezza per il trattamento degradante riservato ad un cittadino innocente, aggiungendo che l’episodio puo’ compromettere la missione della Sfor in BiH. Cavic richiede nella lettera una energica investigazione affinché i responsabili dell’episodio siano puniti e perché simili incidenti non accadano in futuro (SRNA, 22.02.2003).
A Prijedor alcuni cittadini, rappresentanti delle istituzioni, della polizia, delle organizzazioni dei veterani e della Eupm (missione di polizia della Unione Europea in BiH) hanno organizzato un incontro nel corso del quale il comportamento dei soldati italiani è stato severamente criticato (SRNA, 22.02.2003).
Il portavoce della divisione multinazionale sud-ovest della Sfor, Nigel Fountain, ha dichiarato che fino ad oggi nessun militare della Sfor ha mai commesso illegalità. Fountain ha anche aggiunto che la unità dei carabinieri italiani è molto professionale e che le sue attività, così come in generale quelle delle forze di stabilizzazione, sono dirette alla protezione di tutti i cittadini. Secondo Fountain, i cittadini si spingono a volte troppo oltre nel tentativo di gettare discredito sull’operato della Sfor (RTRS, 22.02.2003).
Quattro giorni dopo l’episodio Osservatorio sui Balcani si è recato all’ospedale di Prijedor, dove Milorad Bilbija, il 63enne che accusa i carabinieri della Sfor di averlo picchiato, si trova ancora ricoverato. Secondo i medici Bilbija dovrà restare in ospedale ancora per diversi giorni.
OB: Quali sono le sue condizioni di salute?
MB: Sto un po’ meglio, ma mi fanno male lo stomaco e i reni. Quando cammino ho sensazioni di vertigine e dolore.
OB: Ha intenzione di protestare per il comportamento della Sfor?
Sì. Dicono che abbiamo fatto resistenza, ma io ho 63 anni e mia sorella 67… Come potremmo opporre resistenza? Sono menzogne. Non hanno trovato nulla nella mia casa, mentre hanno trovato armi in altre case del villaggio. Agli altri però non hanno fatto niente, hanno picchiato solamente me.
OB: La sua proprietà è stata danneggiata?
I piatti sul tavolo sono pericolosi? No, però me li hanno rotti tutti, chiamandomi “bandito”, che per me è un insulto. Posso perdonare tutto, ma non quello che hanno fatto a mia sorella. Lei è cardiopatica, ha avuto una operazione ad un rene e non sta bene di salute. Si è accasciata vicino a me, ma non mi hanno consentito di rinfrescarla con della neve. Ho cercato di farlo, ma mi hanno preso a calci. Questo è il motivo per cui sono pronto ad andare fino in fondo. Ogni volta che dicevo qualcosa mi prendevano a calci...