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Dall’Albania: ora la Serbia è più lontana dall'Europa

17.03.2003   

Commenti unanimi dall’Albania: un atto criminale compiuto dalle forze reazionarie, ora le giovani democrazie della regione corrono più rischi.
B92 - Migliaia di persone ai funerali di Djindjic
All’attentato nel quale ha perso la vita il primo ministro serbo Zoran Djindjic la classe politica albanese ha reagito in modo univoco: si è trattato di un atto criminale e terrorista operato dalle forze reazionarie della Serbia.
Il premier Fatos Nano, recatosi all’ambasciata di Serbia e Montenegro a Tirana per rendere omaggio al leader assassinato, ha dichiarato: “l’Albania ha perso un partner difficilmente rimpiazzabile nell’impegno comune per la stabilità e la pace nei Balcani e nel processo di avvicinamento alla Comunità Europea. La Serbia ha perso un vero leader, da tempo impegnato a costruire un futuro europeo per il suo paese e quelli vicini.”
Il ministro degli esteri Ilir Meta ha dichiarato: “viviamo tutti, con profondo dolore, la scomparsa del primo ministro Zoran Djindjic in un attentato criminale che mina la pace, la stabilità e le riforme democratiche non solo in Serbia ma in tutta la regione.” Meta ha elogiato gli sforzi di Djindjic per rovesciare il regime di Milosevic, portare la Serbia sulla strada della democratizzazione e sostenere il suo processo di integrazione regionale ed europea. Il ministro albanese, che conosceva personalmente il premier serbo assassinato, ha affermato che era un politico realista, pragmatico, coraggioso e privo di pregiudizi e che la sua morte è una grave perdita per l’intera regione. “Entrambi condividevamo l’idea che fosse necessario un cambiamento delle relazioni tra Serbia ed Albania - ha dichiarato Meta- e che superare la storica ostilità fosse negli interessi dei due paesi”.
Il leader dell’opposizione Sali Berisha, a sua volta, ha commentato: “Djindjic era un politico filo-occidentale che con il suo impegno ha contribuito molto all’attuazione delle riforme democratiche in Serbia”. Il Parlamento albanese infine ha osservato un minuto di silenzio per commemorare la morte del primo ministro serbo.
Tra gli altri, il quotidiano Koha Jone il 13 marzo commentava l’omicidio di Djindjic osservando che si tratta di uno degli eventi più gravi per i Balcani dopo la crisi kossovara e la pulizia etnica contro gli albanesi. Secondo questo giornale Djindjic era un democratico riformista e pro-occidentale oltre ad essere stato l’uomo che ha portato Milosevic davanti al Tribunale dell’Aja e che ha garantito al suo paese un aiuto finanziario internazionale pari a 1,2 miliardi di dollari. Il timore oggi è che i sostenitori dell’ex dittatore serbo, dopo l’assassinio di Djindjic, possano prendere coraggio e riorganizzarsi: per questo i governi dei paesi balcanici devono mostrarsi molto prudenti e vigilare affinché ciò non porti conseguenze disastrose per la democrazia nella regione.


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