2500 euro per bambino trafficato. Questa la cifra guadagnata dai criminali che avevano strutturato una rete tra l’Albania e molti paesi dell’Europa occidentale. Passando naturalmente per l’Italia.
Bambini
In questi giorni i giornali albanesi hanno dato risalto alla notizia della scoperta da parte della polizia albanese, in collaborazione con quella italiana, di un’organizzazione che si ritiene coinvolta nel traffico di bambini. Shekulli (08.04.03) riporta che agenti della polizia criminale albanese hanno arrestato a Durazzo cinque persone, tra cui un poliziotto, e che a Pordenone la polizia italiana ha fermato un ex agente dei Servizi Segreti albanesi, Ramadan Paja, sospettato di aver trafficato verso l’Italia oltre 60 bambini.
La polizia albanese tra l’altro ha sequestrato numerosi documenti falsi, come passaporti e permessi di soggiorno, che dimostrano l’esistenza di collaboratori dell’organizzazione criminale anche fuori dal paese. Nell’abitazione di uno degli arrestati è stato rinvenuto un computer con una lunga lista di indirizzi di persone sospettate di coinvolgimento in questo traffico e sono stati sequestrati 15.000 euro in contanti. Secondo Koha Jone (08.04.03) gli inquirenti ritengono che la maggior parte dei bambini sia finita nei paesi dell’Europa occidentale e che i membri dell’organizzazione guadagnassero 2.500 euro per ogni bambino trafficato. Artan Bajraktari, capo dell’Interpol albanese, intervistato da Shekulli sul destino delle piccole vittime ha affermato che è ancora presto per poter dare una risposta sicura ma ha parlato di tre ipotesi possibili: il lavori nero o la richiesta di elemosina, il ricongiungimento famigliare e il traffico di organi.
Fonti della Procura della Repubblica fanno notare che, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non è stata ancora sporta alcuna denuncia da parte delle famiglie che hanno perso i bambini: questo fatto lascia supporre che i genitori stessi siano complici del traffico dei figli.
L’organo ufficiale del Partito Socialista (Zeri i Popullit, 10.04.03) sostiene che, secondo le stesse fonti, l’inchiesta avrebbe preso il via alla fine dell’agosto scorso quando a Pescara la polizia italiana aveva arrestato i coniugi Petalli, sospettati di traffico di minori albanesi verso l’Italia. In seguito al loro fermo furono arrestate 16 persone tra cui l’avvocato dei coniugi Petalli, Marco Pellegrini, e il suo assistente Emiliano De Mateis. Nessuno dei 16 arrestati, scrive il quotidiano Shekulli, nonostante il rischio di condanne fino a 25 anni di prigione ha accettato di collaborare con la giustizia.
I bambini, attraverso il porto di Durazzo e l’aeroporto internazionale Rinas di Tirana giungevano in Italia dove venivano smistati nelle province di Terni, Reggio Emilia, Teramo e Pescara. Tra le persone indagate ci sono anche dei poliziotti del porto di Durazzo che avrebbero favorito l’espatrio illecito dei bambini dotati di documenti falsi.