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mercoledì 07 settembre 2022 17:25

 

Bosnia: l’Alto rappresentante, un viceré imperiale?

01.08.2003   

Un centro di ricerca di Berlino è fortemente critico nei confronti del ruolo dell'Alto Rappresentante in Bosnia. The Guardian pubblica in merito un articolo e s'accende il dibattito. Traduzione di Osservatorio, articolo di IWPR.
Il raj europeo?
"Voglio che la gente comprenda che sono qui per lavorare. Ho gli strumenti dei quali ho bisogno e voglio servirmene". Paddy Ashdown, l'Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina difende in questo modo il suo mandato, dopo una severa critica mossagli dall'ESI che ha paragonato la sua amministrazione a quella dell'Impero britannico in India.
"Non mi scuserò mai con nessuno perché sto correndo così in fretta, sto mettendo troppa pressione. Questo Paese non ha tempo da perdere. Ha bisogno di persone impazienti", ha insistito Ashdown.
In seguito al dibattito sul fatto che abbia o meno troppi poteri, Ashdown risponde, "siamo andati rapidi. Ora, tutte le volte che si viaggia veloci, si solleva molta polvere. Ma è solo polvere, che poi viene spazzata via. Voglio che la gente capisca che questo viaggio continua e che la pace non può impigrirsi. Semplicemente non può permetterselo".
I suoi commenti arrivano proprio nel giorno nel quale l'International Crisis Group ha pubblicato un proprio dossier sulla situazione politica in Bosnia. In quest'ultimo si conclude che l'Alto Rappresentante ogni tanto deve "eludere in parte alcune norme legate alla trasparenza, alla legalità ed alla democrazia". Ma tra le raccomandazioni in calce al dossier viene suggerito ad Ashdown di chiarire come in futuro i suoi poteri verranno limitati.
Il dibattito sui poteri di Ashdown resta vivo più che mai. E' iniziato lo scorso 5 luglio quando il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo su di un dossier curato dai ricercatori dell'ESI Gerald Knaus e Felix Martin da titolo "Lezioni dalla Bosnia Erzegovina: i lavori del Raj europeo". Articolo pubblicato poi sull'edizione di luglio del Journal of Democracy. Dopo sole 48 ore i giornalisti sono stati invitati ad una conferenza stampa definita "straordinaria" presso l'ufficio di Paddy Ashdown a Sarajevo. Nessun altro dettaglio è stato rilasciato.
Alla fine la conferenza stampa si è rivelata essere su tutt'altro. Sul blocco dei beni di coloro i quali sono sospettati di avere legami con criminali di guerra latitanti. Nonostante il suo furore in merito all'articolo pubblicato da The Guardian Ashdown ha così voluto dimostrare di voler proseguire con la propria agenda.
Ma il suo ufficio si è preoccupato dell'articolo apparso su The Guardian. Il responsabile delle comunicazioni, Julian Braithwaite ha immediatamente inviato una lettera al quotidiano britannico nella quale si descriveva il report dell'ESI come in accurato e datato. "Non contribuisce per nulla ad aiutare la Bosnia a divenire una stabile democrazia europea in seguito agli orrori del recente passato" ha continuato.
L'ufficio di Ashdown ha inviato un comunicato stampa ai media locali e Ashdown di persona – sempre molto sensibile a come il suo lavoro viene percepito in Gran Bretagna – si è reso disponibile ad interviste con i media inglesi. In Bosnia il quotidiano più letto, ha preso posizione al fianco di Ashdown dando poco rilievo al dibattito mosso dall'ESI.
Non altrettanto hanno fatto altri media, molto più aggressivi. Il settimanale Slobodna Bosna, apertamente ostile ad Ashdown, lo ha invitato ad "andare a casa" ed ha pubblicato un fotomontaggio dove Ashdown appare indossando vestiti da imperatore. Dnevni List, quotidiano con sede a Mostar, ha pubblicato un editoriale dove si è notato che nonostante la stampa locale molto aveva pubblicato sui fallimenti del "nostro Raj" quest'ultimo non si è mai degnato di rispondere. Solo ora che un quotidiano straniero, The Guardian, ha riportato critiche contro l'OHR, è nato, per il quotidiano mostarino, "qualche problemino per il Raj".
Intervistato dalla radio nazionale BiH Radio 1, l'Alto Rappresentante ha esordito con un tono combattivo, appellando il report dell'ESI come "assurdo". La comunità internazionale ha investito in Bosnia Erzegovina 17 milioni di euro, ha affermato, ed era nel Paese con il consenso dei bosniaci. Ma successivamente, nell'intervista, ha assunto maniere molto più concilianti, ed ha reso noto che il proprio ufficio già da tempo stava applicando molte delle raccomandazioni fatte nel rapporto dell'ESI. Ed ha confermato che "i tempi non sono ancora maturi per un accelerato trasferimento di poteri alle autorità della Bosnia Erzegovina".
I politici bosniaci sono molto cauti quando parlano dell'Alto Rappresentante. Alcuni commentatori sostengono che questo avviene perché temono di irritarlo, altri invece credono che molti politici siano soddisfatti dell'approccio aggressivo che Ashdown sta portando avanti e sono convinti che il Paese abbia bisogno di una leadership internazionale forte.
Ma alcuni politici hanno espresso qualche opinione in merito, in particolare su quest'ultimo dibattito. Il rappresentante musulmano nella Presidenza tripartita, Sulejman Tihic, ha dichiarato che i poteri dell'Alto Rappresentante saranno necessari sino a quando la Bosnia Erzegovina non diverrà un Paese normale. Ma ha anche affermato che "ciononostante ritengo che l'Alto Rappresentante ed il suo staff interferiscano troppo nelle questioni quotidiane dove la loro assistenza non è affatto necessaria".
Il primo ministro della Republika Srpska, Dragan Mikerevic, è andato un po' oltre. E' stato riportato che avrebbe dichiarato che la tendenza di Ashdown ad imporre proprie decisioni limita la volontà dei politici locali di negoziare tra di loro. Ed, ironia della sorte, questo è quello che Ashdwn al contrario vorrebbe ottenere.
Il dibattito sul "Raj" non è stato comunque l'argomento principale nei caffè del centro di Sarajevo. La positiva considerazione per Ashdown rimane nella capitale particolarmente alta. Molti cittadini hanno sfiducia nei propri politici e vedono con favore il ruolo dell'Alto Rappresentante considerandolo il male minore, almeno nel breve periodo.
"Non so se Ashdown ha troppi poteri" afferma Nemina Pasic, che lavora come infermiera nel principale ospedale di Sarajevo. "Non è che non mi interessi la politica o quanti poteri abbia Ashdown. E' che ho altre cose delle quali preoccuparmi: il mio lavoro, la mia famiglia, e non ho tempo per pensarci". Un punto di vista espresso da molti.


Nick Hawton - IWPR

Per approfondire:

ICG: Bosnia's Nationalist Governments: Paddy Ashdown and the Paradoxes of State Building
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