Convergenza tra destra croata e centro sinistra (Partito Croato dei Contadini) sul proposito di istituire una zona economica esclusiva in Adriatico. Perplessità nei paesi confinanti
La Croazia non istituirà univocamente una zona economica esclusiva nel mar Adriatico, ma solo con il consenso dei paesi confinanti. E’ questa la opinione ufficiale proveniente da Zagabria al termine dello scompiglio creato in Croazia, ma anche nelle vicine Slovenia e Italia, in conseguenza della idea di istituire una zona economica.
La istituzione della zona stessa permetterebbe alla Croazia di estendere la propria superficie marittima fino a 21.000 metri quadrati circa. Dopo una decisione tale, l’area in questione – attualmente mare aperto - ricadrebbe sotto la sovranità croata e le navi provenienti da altri paesi non avrebbero il permesso di pescare o sfruttare le risorse minerali dell’area.
Sulla base della Convenzione Onu del 1994 sul diritto del mare, i paesi costieri possono istituire una zona economica esclusiva entro le 200 miglia marine a partire dalla costa. Dal momento, tuttavia, che la larghezza media del mar Adriatico è di sole 86 miglia, la Croazia dovrebbe condividere questa area con l’Italia. Molti paesi si sono già avvalsi della possibilità espressa nella Convenzione, ma la Croazia e l’Italia non sono tra questi.
Il proposito espresso da parte croata di istituire una zona economica esclusiva non è stato accolto con entusiasmo a Roma. Il vice ministro degli esteri croato Ivan Simonovic ha parlato della questione con il proprio omologo Roberto Antonione a Roma. Simonovic ha dichiarato che la Croazia non ha intenzione in questo modo di danneggiare gli interessi italiani o sloveni, ma che è pronta ad offrire a questi paesi garanzie relative alla pesca che, all’interno della zona economica, verrebbe ristretta e regolamentata.
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La Croazia non ha in ogni caso l’intenzione di affrontare non univocamente e con precipitazione una decisione tale - ha affermato Simonovic.”
La Slovenia, paese che non ha accesso al mare aperto e perciò non ha la possibilità di istituire una propria zona economica, ha già dichiarato di non approvare l’intenzione espressa dalla Croazia.
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Se si cominciassero a prendere decisioni tali, ne risulterebbe un disordine totale nel Mediterraneo - ha dichiarato il ministro degli Esteri sloveno Dimitrije Rupel. Rupel ha detto che una mossa di questo tipo sarebbe “inconsueta”, dal momento che il mar Adriatico è “chiuso”, ed è parte del Mediterraneo. Di conseguenza nessun paese, con la eccezione di Spagna e Francia, prenderebbe in considerazione una tale idea.
La diplomazia croata è consapevole di dover prendere in considerazione tutte le eventuali conseguenze prima di assumere una decisione finale. Secondo alcune rilevazioni, la assenza di zona economica esclusiva in Croazia causerebbe una perdita di circa 200/250 milioni di euri ai pescatori croati.
D’altro canto, la Croazia vuole entrare a far parte della Unione Europea entro il 2007, e non vuole perciò rovinare le proprie relazioni con Slovenia ed Italia. L’Italia attualmente presiede l’Unione, mentre la Slovenia si appresta a diventarne membro a pieno titolo nel 2004.
Nonostante ciò, con le elezioni politiche in Croazia alle porte – la consultazione è prevista entro la fine dell’anno – la questione della zona economica esclusiva sta anche diventando una questione interna. La intenzione di istituire una zona economica, indipendentemente dalle reazioni dei paesi vicini, è sostenuta dai partiti di destra, in particolare dal Partito Croato dei Diritti, che ha posto la questione in Parlamento.
Nel frattempo, anche il Partito Croato dei Contadini, membro della coalizione di centro sinistra al potere, e in particolar modo il suo ministro dell’Agricoltura e della Pesca Bozidar Pankretic, sta diventando un fervente sostenitore della necessità di istituire una zona economica. Recentemente, è stato annunciato che la questione potrebbe essere discussa alla prossima sessione parlamentare in settembre. Se così fosse, il governo del primo ministro Ivica Racan, che sta considerando la cosa con estrema cautela, potrebbe trovarsi a dover affrontare nuovi problemi.