Parlano bulgaro, no macedone! In Albania, sulle sponde del lago di Prespa e nella regione montagnosa di Golo Bordo vivono alcune comunità che parlano un antico dialetto slavo. Sofia e Skopje se le contendono.
Il lago di Prespa
Il lago di Prespa è suddiviso tra Albania, Grecia e Macedonia. Sono nove i villaggi nella regione di Mala Prespa, che comprende la sponda albanese del lago, abitati, almeno secondo quanto afferma Sofia, da minoranze bulgare che parlano un antico dialetto bulgaro. Ma secondo la Macedonia in questi villaggi si parla il macedone e dunque i loro abitanti appartengono ad una minoranza macedone. La fede praticata è quella cristiano ortodossa ed ogni villaggio dell’area ha un nome sia slavo che albanese. Quella di Mala Prespa è la regione nella quale lo scrittore bulgaro Dimitar Talev ha ambientato la sua novella “Le campane di Prespa” nel quale narra la lotta dei bulgari contro i macedoni per liberarsi dal giogo ottomano.
Il lago di Prespa
A percorrere i trenta chilometri che separano la città albanese di Korca dal lago di Prespa si impiegano circa 45 minuti. Si guida su una strada stretta che s’arrampica sui dorsali delle montagne. Il villaggio di Pustec si trova direttamente sulle sponde del lago. Dalla montagna che lo sovrasta, che ospita un bunker albanese ed una cappella ortodossa, si può scorgere, in mezzo al lago, l’isola di San Pietro.
M’accorgo subito di poter parlare senza problemi in bulgaro con la gente che incontro, ci capiamo senza difficoltà. Cammino per le strade fangose del villaggio e chiedo a chi incontro informazioni sulle origini della gente che vive qui. “Siamo tutti macedoni”, mi rispondono. “Nel 1920 quando sono arrivati i greci, ci siamo messi a studiare greco. Nel 1945 sono arrivati insegnanti dalla Macedonia, e ci siamo messi ad imparare il macedone. Ma a partire dalla quarta elementare si impara anche l’albanese”, spiega Lazo Vasiliovski, 73 anni. Gli chiedo se la vita è migliore ora rispetto a quando c’era ancora Enver Hoxha. “Ma si, certo. Adesso si può andare a lavorare dove si desidera”, continua Lazo, che afferma di essere soddisfatto della sua pensione di 7000 lek, circa 50 euro al mese. Continuo la mia passeggiata. Una signora anziana si lamenta per la vita dura e per la crisi economica che sta attraversando l’Albania. “Molti dei nostri lavorano in Grecia o in Macedonia. Abbiamo tutti passaporto macedone”, racconta la signora obbligata a sopravvivere con i suoi 15 euro di pensione “com’è possibile vivere con questi soldi?”.
Menka, 45 anni, mi racconta che è stato molto facile ottenere il passaporto macedone. Lei ed il marito si sono recati a Skopje, hanno richiesto la cittadinanza, pagato 100 marchi tedeschi e nel giro di un mese erano cittadini macedoni. Nel villaggio di Pustec la disoccupazione è altissima ed i passaporti macedoni danno la possibilità di trovare qualche lavoro in Macedonia. Chiedo a Menka di cosa si occupino visto che anche in Macedonia la disoccupazione è galoppante. “Lavoratori a giornata”, in una settimana guadagnano dai 10 ai 20 euro. Altri riescono a trovare lavoro in Grecia dove fanno i tagliaboschi oppure lavorano per una miseria nel settore edile”.
Una cappella ortodossa è in cotruzione nel centro di Pustec. Prima del ’45 le gente del villaggio aveva una propria chiesa che però è stata trasformata in un negozio durante l’era di Enver Hoxha. Nella mia passeggiata incrocio anche una scuola macedone.
A Pustec incontro Sotir Mitrev, Presidente della sezione locale dell’associazione culturale “Ivan Vazov”. E’ coinvolto direttamente nell’organizzazione di scuole domenicali bulgare nei villaggi vicini di Podradec e Prrenjasi. In seguito al suo operato è stato insignito dell’ “Otets Paisii Hilendarski”, un premio prestigioso del Ministero bulgaro per l’educazione. Sotir è convinto che tutti i villaggi nell’area del lago di Prespa siano abitati da popolazioni di origine bulgara. Vado a visitare Brikena, trent’anni, nata a Pustec ma poi residente a Korca. Mi racconta la storia della sua famiglia e della sua migrazione dal villaggio alla città. La nonna di Brikena, Minka, aveva quattro anni quando decisero di trasferirsi in città. “Arrivata a Korca non conoscevo nemmeno una parola in albanese, non ero neppure in grado di comperare il pane. Ho dovuto imparare dalle mie compagne di classe”, ricorda nonna Minka.
Brikena spiega come abbia imparato il macedone dalla nonna nella cui casa si parlava solo questa lingua. Poi Brikena è andata a Sofia per completare i suoi studi di legge ed ha vissuto là dieci anni. “Ora, dopo aver conosciuto la cultura e la lingua bulgara, sono convinta che i cittadini della regione di Mala Prespa siano di origine bulgara”, racconta “ma la Bulgaria non ha mai fatto nulla per questa gente mentre la Macedonia non ha mai esitato ad affermare 'siete dei nostri'".
A Korca si possono incontrare molte persone originarie di Vrabnik, villaggio situato molto vicino al confine tra Albania e Grecia. Anche in quest’ultimo vi è una scuola elementare in lingua macedone. Tra gli originari di Vrabnik vi è Dimitar Belo, un insegnante di albanese e linguistica dei Balcani presso l’Università di Korca. E’ laureato in lingua e letteratura bulgara presso l’Università di Blagoevgrad, in Bulgaria. Gli chiedo in merito alle differenze dialettali tra Vrabnik ed i villaggi attorno al lago di Prespa. “Il dialetto parlato a Vrabnik ha preservato i suoni nasali dell’antico bulgaro e quindi la fonetica differisce da quella dei dialetti parlati lungo le sponde del lago di Prespa”. “Ma allora si tratta di bulgaro o macedone?”, incalzo io. “Bulgaro senza dubbio, per me come linguista non esiste alcuna lingua macedone”. Ma Dimitar nota come non vi sia nessuno nell’area che insegni il bulgaro e che esclusivamente chi ha studiato presso università bulgare è poi interessato nella Bulgaria.
Golo Bordo
A Tirana incontro Haxhi Pirushi presidente dell’associazione “Prospetitet Gollo Borda” che si occupa di preservare le tradizioni ed i costumi delle minoranze bulgare in Albania. Sono promotori, tra le altre cose, di corsi di lingua bulgara e molto attivi nel creare legami culturali con la Bulgaria.
Golo Bordo, da cui prende il nome l’associazione, è una regione montagnosa nel nord-est dell’Albania, vicino al confine con la Macedonia. Nell’area abitano 1200 famiglie, di origine bulgara secondo Sofia, di origine macedone secondo Skopje.
Pirushi mi spiega come in 23 dei 27 villaggi della regione di Golo Bordo si parli bulgaro. 17 di questi sono totalmente bulgari, gli altri invece misti. “Ma è da anni che non hanno contatti con la Bulgaria”, continua Pirushi.
La regione di Golo Bordo è un’area di montagna molto depressa. Gli uomini dei villaggi sono conosciuti come i migliori lavoratori edili dell’Albania e tradizionalmente si recano all’estero per lavorare. “Stiamo spingendo affinché la Bulgaria programmi alcuni progetti di sviluppo economico nell’area” afferma Pirushi “ed inoltre è nostra intenzione creare una scuola bulgara a Tirana”. Nell’area di Golo Bordo non arriva neppure la linea telefonica. Un progetto per portarla è stato redatto nell’ottobre del 2003. Ora si cercano i finanziatori che possano mettere a disposizione i 200.000 euro necessari.
Alma Chaushi è nata nel villaggio di Steblevo, dove a vissuto sino ai due anni e mezzo d’età. “La gente di Steblevo parla un dialetto che non viene insegnato a scuola. Ai nostri matrimoni non cantiamo in albanese ma in bulgaro”, racconta Alma, che è laureata presso la facoltà di diritto dell’Università Kliment Ohridski di Sofia e che attualmente lavora presso la municipalità di Tirana. Alma vive nel quartiere Kodra-Priftit, venti minuti di macchina dal centro di Tirana. Assieme a lei risiedono nel quartiere molte altre persone originarie dei villaggi di Steblevo e Trebishta. “Nel nostro quartiere, tra di noi, parliamo in dialetto. I nostri bambini crescono conoscendo il bulgaro. A volte le lingue si mescolano. A casa mia si parla albanese, a casa di un mio zio solo il dialetto bulgaro. Mi madre era curiosa della sua visita, voleva sentire come suonasse il bulgaro”. Ma è un dialetto bulgaro o macedone? “La gente di Golo Bordo è consapevole di parlare un dialetto del tutto particolare ma non sa se è di origine macedone o bulgara. Quando arrivano persone dalla Macedonia ci dicono che è macedone, quando arrivano persone dalla Bulgaria che è bulgaro”, chiarisce Alma.
Dal 1993 ad oggi più di 200 giovani albanesi appartenenti a queste comunità hanno studiato in università bulgare. La maggior parte di loro proviene dalla regione di Golo Bordo. L’Università in Bulgaria è libera e non bisogna pagare tasse per frequentare ed inoltre le lauree emesse sono riconosciute anche in Albania.
La politica di Sofia e Skopje
Durante la una sua visita a Tirana, nel marzo scorso, il Primo Ministro Simone di Sassonia-Coburgo Gotha ha incontrato alcuni dei rappresentanti delle ONG bulgare in Albania con i quali ha discusso della creazione di una scuola superiore a Tirana. Le associazioni ‘Ivan Vazov’ e ‘Prospetitet Gollo Borda’ hanno legami stretti con l’agenzia del Governo bulgaro che si occupa delle relazioni con le comunità bulgare all’estero. Sul sito ufficiale del Governo bulgaro si può leggere che sarebbero 50.000 i membri della comunità bulgara in Albania. Questa visione ufficiale contrasta con quella data da Skopje secondo la quale le comunità indicate da Sofia altro non sarebbero che macedoni. E Tirana? Diplomaticamente non si pronuncia e non ha ufficialmente riconosciuto alcuna minoranza bulgara sul proprio territorio. L’Albania ha però invitato Bulgaria e Macedonia a trovare un accordo sull’origine della comunità che vivono attorno al lago di Prespa e nella regione di Golo Bordo.
Vedi anche:
Bulgare o macedoni? Minoranze in Albania
La minoranza ebraica in Bulgaria: un'intervista
Albania and minorities