Elezioni locali, elezioni politiche, elezioni presidenziali. Si terranno tutte quest’anno in Romania, le ultime due in autunno-inverno. E tira già aria di campagna elettorale …
Autunno
L’anno nuovo è appena iniziato ed in Romania sembra già autunno. Un autunno che si annuncia molto caldo. Non necessariamente a causa del clima che, a dire il vero, notoriamente in quella stagione porta il freddo, quanto per le elezioni politiche.
Questo 2004 si prospetta movimentato. Il 6 giugno prossimo si terranno le elezioni locali, il 28 novembre le elezioni parlamentari e presidenziali ed infine, il 12 dicembre, il secondo turno delle elezioni per il Presidente della Repubblica.
Tutto questo nel 2004, l’anno in cui, se tutto va bene, la Romania dovrebbe chiudere i negoziati con l’Unione Europea in vista della programmata adesione nel 2007.
L’inizio d’anno per il Governo di Bucarest e per il partito al governo, il partito Sociale Democratico (PSD), non è stato certo dei più rassicuranti. Una doccia fredda è immediatamente arrivata da Bruxelles. Alcuni europarlamentari hanno minacciato emendamenti al rapporto sul Paese chiedendo la sospensione dei negoziati se le riforme non saranno accelerate. Le proposte d’emendamento verranno discusse a fine mese.
Viste le circostanze è quasi scontato prevedere un anno elettorale difficile in una Romania ancora euro-entusiasta ma dove iniziano ad affiorare le disillusioni rispetto ai sogni del post 1989.
Il clima elettorale certo non fa bene al realismo dei romeni. I politici alimentano le speranze con molteplici promesse. “La Romania ce la farà”, “miglioreranno gli standard di vita”, “i giovani non saranno più costretti a lasciare il Paese per cercare fortuna all’estero”.
Più di tre anni di governo sembrano non aver eroso il consenso del Partito Sociale Democratico(PDS), che gode ancora della maggior parte delle simpatie degli elettori. Il suo leader, Adrian Nastase, al tempo stesso Primo ministro, viene accreditato, secondo gli ultimi sondaggi, del 43% dei voti nel caso in cui si candidi alla più alta carica nello stato.
Candidatura che non è stata ancora annunciata ma è prevedibile. Lo ritengono la maggior parte degli analisti politici. Il Partito Sociale Democratico (PSD) ha lanciato anche l’attuale Presidente della Repubblica, Ion Iliescu.
A contrastare la maggioranza di governo vi sarà la coalizione formata dal Partito Nazionale Liberale (PNL) e dal Partito Democratico (PD) e, da solo, il partito Romania Grande (Romania Mare) del leader estremista nazionalista, Corneliu Vadim Tudor.
Altro soggetto rilevante del panorama politico romeno è l’Unione Democratica dei Magiari della Romania, formazione politica dall’elettorato piuttosto stabile, che raccoglie il 6% circa dei consensi. Quest’anno però potrebbe subire, per la prima volta in 14
anni, un’erosione del proprio elettorato. Questo a causa della comparsa di nuove formazioni politiche in seno alla minoranza etnica ungherese della Romania.
Secondo gli ultimi sondaggi il Partito Sociale Democratico, membro dell’Internazionale socialista, è al primo posto nelle preferenze dell’elettorato seguito a distanza, con il 12% dei voti, dall’alleanza ”Giustizia e Verità” (Dreptate si Adevar). Un’alleanza inedita tra due partiti, il PNL ed il PD, con tradizioni molto differenti. Il primo si ispira al liberalismo mentre il secondo fa parte dell’Internazionale socialista. Nonostante le sue contraddizioni resta l’unica coalizione che sembra in grado di sfidare l’attuale maggioranza di governo.
Il partito del Primo ministro, Adrian Nastase, darà battaglia puntando sui progressi registrati della Romania negli ultimi anni. Tra questi l’adesione alla Nato, una crescita economica sostenuta, un’inflazione che scende ogni anno a ritmo accelerato. Tuttavia tali argomenti non avranno probabilmente presa sulle migliaia di cittadini che vivono ancora nell’indigenza.
D’altra parte i punti deboli su cui punteranno i partiti d’opposizione sono la lentezza con la quale procedono le riforme ed il fenomeno della corruzione che ha visto coinvolti spesso politici importanti soprattutto a livello locale. Inoltre gli avversari politici del Partito Sociale Democratico (PSD) non smettono di ricordare alla popolazione che ex membri del partito comunista di Ceausescu coprono ora posti di responsabilità nel partito di governo.
La nuova alleanza tra i liberali di Theodor Stolojan - ex Primo ministro della Romania ed i democratici di Traian Basescu, attuale sindaco della capitale Bucarest, ha il vantaggio di essere formata da persone che non hanno coperto cariche importanti nell’ex regime comunista, ma ha lo svantaggio di essere stata al governo tra il 1996 ed il 2000, assieme al Partito Cristiano Democratico dei Contadini (ormai irrilevante sulla scena politica romena), periodo in cui la Romania registrò una serie di insuccessi rilevanti, soprattutto in campo economico.
Su un solido 20% delle preferenze è attestato il Partito Romania Grande, guidato da Corneliu Vadim Tudor, leader di estrema destra, con un messaggio politico di nazionalismo estremo. Tudor - arrivato nel 2000 anche al ballottaggio con l’attuale Presidente del Paese, Ion Iliescu - è da sempre emarginato da tutte le forze politiche romene. I suoi comizi a molti ricordavano quelli del leader francese Jean Marie Le Pen.
Nonostante la sua fama di estremista e xenofobo, Corneliu Vadim Tudor, uno di quei leader capaci di trascinare un intero partito, sta destando quest’anno scalpore con inattesi cambiamenti rispetto alla linea politica tradizionale. Avrebbero alla base una strategia elettorale definita dalla Arad Communication, società israeliana di pubbliche relazioni alla quale si sarebbe rivolto il leader ultranazionalista.
Vadim Tudor sembra trasformato: da campione di antisemitismo in difensore di Israele. Recentemente ha inaugurato addirittura una statua dell’ex premier israeliano Yitzhac Rabin.
Analizzando l’attuale situazione politica e gli ultimi risultati dei sondaggi di opinione, si potrebbe immaginare un prossimo governo romeno formato da una coalizione PSD-PNL-PD, cioè l’attuale maggioranza allargata a liberali e democratici. Tuttavia la campagna elettorale si preannuncia dinamica e piena di sorprese: sia per quanto riguarda le alleanze politiche che i contenuti dei programmi presentati all’elettorato.
La situazione è simile per quanto riguarda le elezioni presidenziali. Se l’attuale Primo ministro decidesse di candidarsi otterrebbe, secondo i sondaggi, il 43% dei voti, seguito dal presidente del partito liberale Theodor Stolojan, con il 25%, da Coneliu Vadim Tudor del Partito Romania Grande (PRM) con il 13% e, a sorpresa, da Lia Roberts, cittadina americana d’origine romena, attuale presidente del Partito repubblicano del Nevada, USA.
Lia Roberts è già stata accreditata dai sondaggi con il 10% dei voti quando non aveva neppure annunciato ufficialmente la sua candidatura alle presidenziali. La sua discesa in campo in Romania - dopo aver sperimentato con successo l’attività politica negli USA, con apprezzamenti ricevuti dallo stesso George W. Bush - non rimane anonima. Al contrario potrebbe pesare nell’orientamento elettorale dei romeni alle elezioni di novembre.
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