Anche la Croazia ha partecipato alla giornata internazionale per la Pace, con una manifestazione nella piazza principale di Zagabria contro il possibile invio di truppe in Iraq. L'iniziativa è stata organizzata dalla coalizione “Basta con le guerre”.
Zagabria, 20 marzo 2004. Un momento della iniziativa (Foto Dosta je Ratova)
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Non a mio nome”, gridavano i dimostranti nella piazza principale di Zagabria sabato scorso, unendosi all'iniziativa pubblica “Basta con le guerre”, che si oppone al possibile invio di soldati croati in Iraq. Nel gennaio di quest’anno, quando l'eventualità che il nuovo governo croato approvasse l’invio di truppe in Iraq è divenuta più concreta (una piccola unità di polizia militare è già in Afghanistan), questa associazione pubblica ha avviato una campagna per opporsi a questa possibilità. Circa 10.000 cittadini hanno già firmato una petizione che sarà presentata al governo croato nei prossimi giorni.
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E’ molto importante che noi tutti esprimiamo chiaramente il nostro “no” all’invio di truppe in Iraq, e che dimostriamo solidarietà con le vittime. E’ fondamentale fermare le uccisioni e lavorare invece per la costruzione della pace in Iraq. Sarebbe un importante passo in avanti se la Croazia non inviasse i propri soldati in Iraq, e se Governo e Parlamento sostenessero invece passi costruttivi anche in Kosovo e Serbia, inviando messaggi di pace e solidarietà a quelle regioni” – ha dichiarato Vesna Terselic, nota attivista per la pace e vincitrice del premio Nobel alternativo. La Terselic ha dichiarato che ad oggi circa 10.000 civili sono già morti in Iraq, dei quali solamente 693 sono stati identificati.
Gli organizzatori del raduno nel centro di Zagabria hanno approfittato della bellissima giornata primaverile per distribuire volantini e spiegare ai numerosi passanti perché è importante che la Croazia non invii proprie truppe in Iraq. Sabato 20 marzo, la piazza principale di Zagabria, luogo che ospita normalmente vari raduni politici, ha visto la presenza di molti famosi intellettuali indipendenti, artisti e letterati. Hanno partecipato non solamente per sostenere l’iniziativa che si oppone alla partecipazione della Croazia alla guerra americana in Iraq, ma anche per esprimere il proprio punto di vista sulla questione.
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L’obiettivo della nostra protesta, oltre a quello di sostenere la Giornata Internazionale per la Pace, è anche quello di opporci all’invio di soldati croati in Iraq. Dopo che il governo croato ha dato il proprio sostegno alla occupazione militare dell’Iraq, ora siamo di fronte ad un problema più serio e concreto: una partecipazione attiva alla guerra. Attraverso la possibile decisione di inviare truppe in Iraq, la élite politica croata vuole farci entrare in una guerra per la quale non ci sono scuse - afferma Emina Puzinkic della iniziativa civica “Basta con le guerre”.
Il nuovo governo croato guidato dal Primo Ministro Ivo Sanader, e in particolare il Ministro degli Affari Esteri Miomir Zuzul, hanno un orientamento chiaramente filo americano e sostengono l’invio di truppe croate in Iraq. Diversamente dal governo socialista precedente di Ivica Racan, molto attento nel valutare le richieste degli Stati Uniti, il governo Sanader dimostra un gran desiderio di adempiere a tali richieste. Quando era ancora leader della opposizione, all’inizio delle operazioni americane in Iraq, Sanader - diversamente dal governo Racan del periodo – sostenne l’attacco degli Stati Uniti nei confronti di Saddam Hussein. Lawrence Rossin, a quel tempo ambasciatore americano a Zagabria, apprezzò il gesto come una “
mossa molto saggia”. Dal momento che una delle priorità di politica estera dell’attuale governo croato è l’ingresso nella Nato, il Primo Ministr Sanader farebbe di tutto per raggiungere questo obiettivo. Questo è il motivo per il quale mostra indulgenza nei confronti degli Stati Uniti ed è in favore dell’invio di truppe croate in Iraq.
Sanader vuole anche chiedere al Parlamento di sostenere una iniziativa che implicherebbe la modifica della Carta Costituzionale della Croazia. Secondo l’iniziativa, la decisione di inviare soldati croati per operazioni militari fuori dal Paese non richiederebbe una maggioranza dei due terzi dei voti dei parlamentari, ma solo del 50% più uno.
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Noi siamo contrari alla partecipazione militare, che significherebbe maltrattamento dei civili, insicurezza e conflitti. La decisione di inviare soldati [in Iraq] non è presa dai soldati, ma dai politici che si stanno arrendendo alle pressioni della Nato e del governo americano. E’ del tutto intollerabile che la élite politica consideri la guerra come un mezzo accettabile per la soluzione dei conflitti. Noi abbiamo visto la guerra, e non vogliamo che questo accada ad altri - ha dichiarato Emina Puzinkic. La attivista ha poi aggiunto che l’iniziativa civica “Basta con le guerre” chiede che la Croazia svolga il proprio ruolo nella risoluzione della crisi irachena attraverso aiuto civile alle popolazioni irachene per il tramite delle istituzioni e iniziative civili di queste ultime.
Secondo i sondaggi di opinione, durante i primi attacchi in Iraq l’81% dei cittadini croati era apertamente contrario ad ogni tipo di intervento militare in quel Paese. Gli interpellati ritenevano che la Croazia, in quanto piccolo Paese senza alcun interesse strategico in quella parte del mondo, avrebbe dovuto tenersi fuori dall'azione americana. Dopo le terribili azioni terroristiche di Madrid, una parte della popolazione teme che attraverso l’invio di proprie truppe la Croazia rischierebbe potenziali ritorsioni terroristiche.
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Una unica seria azione terrorista in Croazia sarebbe sufficiente a distruggere completamente la stagione turistica - ha dichiarato un partecipante alla manifestazione di Zagabria.
Tutti sappiamo quanto questo Paese dipenda dal turismo. Questo è un motivo per cui sarebbe meglio tenersi lontani dal conflitto, dal momento che non abbiamo davvero niente a che fare con l’Iraq.”
La protesta di Zagabria contro il possibile invio di truppe non assomigliava alle classiche manifestazioni con lunghe file di cittadini che portano cartelli e striscioni, ma presentava una serie di azioni di strada e discussioni tra attivisti e passanti. Nonostante la forma insolita ha raccolto un buon successo, raggiungendo l’obiettivo di mettere in guardia la gente esortando tutti ad essere più attivi nei confronti di questioni così importanti come la partecipazione di propri cittadini in operazioni militari all’estero.
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