Schermi di videogichi che raffigurano il bombardamento NATO di Belgrado, ecografie, i talebani afghani digitalizzati. Tutto rigorosamente olio su tela. Il mondo di Miha Strukelj, la Slovenia all'alba dell'ingresso nell'UE.
Untitled - Miha Strukelj
Miha vive nel quartiere di Siska, Ljubjana. Trent’anni ed un atelier è ricavato da una stanzina della casa dei genitori. “Inizia ad essere stretto qui, ma ho un po’ di spazio anche in un garage, qui sotto, dove ci stanno una trentina di tele”. Gli affitti a Ljubjana sono ancora proibitivi per un artista che, seppur conosciuto, non si è ancora affermato sullo scenario internazionale. L’arredamento è essenziale. Un tavolino sopra il quale sono posati i tubetti dei colori ad olio, una parete illuminata da un neon intenso dove appendere la tela alla quale sta lavorando, una poltrona in gommapiuma rivestita di una tela con disegno anni ’70. Poi uno scatolone con alcuni cataloghi ed una sedia d’ufficio a rotelle. E’ aprile avanzato ma fuori nevica.
Osservatorio sui Balcani: Hai deciso di vivere a Ljubjana o sei stato “costretto” a farlo?
Miha Strukelj: Una domanda interessante. Ho avuto in passato alcune opportunità per partire ma ho preferito aspettare. Le ragioni erano prevalentemente finanziarie. E’ molto più facile vivere qui. Volevo aspettare per una buona opportunità, qualche galleria importante interessata ai miei lavori. Le cose stanno ancora evolvendo. Puoi stare altrove tutta la vita e per tutta la vita può non accadere nulla … Inoltre è molto più facile partire da qui perché vi è meno competizione, se hai mote referenze da qui è più facile farsi conoscere anche in Europa.
OB: Come ti sei sentito ad esporre in una mostra collettiva titolata “The Balkans”? Ritieni che la Slovenia faccia parte della regione culturale-geografica dei Balcani?
MS: Si possono immediatamente percepire le differenze tra la Slovenia ed altri Paesi dei Balcani. Ce ne sono molte. Anche nella stessa espressione artistica. La mentalità di un bosniaco, di un serbo sono differenti da quella di uno sloveno. Noi ad esempio non conosciamo il “black humor”. Più a sud spesso si è scherzato anche durante situazioni drammatiche di guerra. Qui sarebbe più difficile. Siamo meno disposti allo scherzo, un po’ più chiusi. Ma d’altro canto penso che dobbiamo essere presentati in mostre di questo tipo che riguardano tutti i Balcani perché, che lo vogliamo o no, siamo “in mezzo”. Non siamo completamente Balcani ma non ne siamo neppure fuori.
OB: Il primo maggio la Slovenia entrerà nell’Unione europea ...
MS: Sinceramente non vedo quest’ingresso in modo troppo positivo. Non possiamo essere competitivi con Paesi più grandi che fanno parte dell’Unione europea. Non abbiamo un’economia così forte. Ed allora temo che l’ingresso in Europa causi, almeno inizialmente, alti tassi di disoccupazione e disagio sociale. C’è paura inoltre che la nostra cultura possa venir letteralmente spazzata via. Non so …
OB: Ci sono timori tra gli sloveni all’alba di questo primo maggio? Hanno chiaro cosa cambierà nelle loro vite?
MS: C’è timore e c’è molto scetticismo. Si teme che la lingua slovena venga progressivamente assorbita da altre lingue quali tedesco, inglese, italiano. La nostra mentalità ci porta ad apprendere le lingue e parlare quella del nostro interlocutore se non parla sloveno … una ricchezza che speriamo non si trasformi in una debolezza.
OB: Recentemente si è parlato di Slovenia sui media internazionali per la questione della costruzione della moschea a Ljubjana e per la sorte dei “cancellati” …
MS: Tutto parte dalla paura di perdere la propria identità nazionale. Si teme che quest’ultima possa venir sovrastata dal flusso immigratorio. Sul tema della costruzione della moschea molta gente è contraria e ritiene che quest’ultima non sia necessaria. L’opinione maggioritaria è che le persone di fede musulmana hanno già i loro luoghi di culto e che la questione della costruzione della moschea è dettata da finalità politiche più che necessità religiose. Anche la questione dei cancellati è connessa alla percezione che in Slovenia si ha di identità nazionale. All’indomani della dichiarazione di indipendenza della Slovenia molte erano le persone che vi risiedevano ma erano originarie di altre parti della Jugoslavia. Spesso ricoprivano incarichi all’interno dell’amministrazione pubblica federale, dell’esercito, delle grandi imprese statali. Molti di loro erano apertamente contro l’indipendenza. Alcuni mesi dopo la dichiarazione di indipendenza le autorità slovene hanno chiesto loro di richiedere formalmente la cittadinanza. Molti di loro, per vari motivi, non lo hanno fatto. Sono stati percepiti come “traditori” e sono stati cancellati loro tutti i diritti di cittadinanza. Da più di un anno il dibattito è acceso tra coloro i quali vogliono reintegrare i loro diritti e chi invece vuole lasciare la situazione così come sta …
OB: Come la politica influenza il tuo lavoro? Hai anche raffigurato i bombardamenti NATO della Serbia …
MS: In realtà non lo influenza molto. Il mio concetto è strettamente legato alla rielaborazione di immagini rappresentate attraverso i media. Ci sono molti conflitti nel mondo, e molte immagini di questi conflitti vengono trasmesse attraverso i media. Io indago in quest’estetizzazione della violenza. Ciascuno, tranne coloro i quali sono direttamente coinvolti nel conflitto, lo vede esclusivamente attraverso immagini e lo pensa attraverso queste immagini. Spesso si è soddisfatti di questo. E si sviluppa la propria opinione solo attraverso queste immagini …
Miha si sofferma a mostrare alcuni suoi quadri in cataloghi di autori sloveni. Alcuni dei dipinti sono accatastati lungo una parete della stanza. E’ entusiasmante vederli uscire dall’imballaggio e poi con i loro colori intensi a contrastare l'intonaco bianco. Miha, riservato, si dondola sulla sedia a rotelle. Racconta che da poco è stato a sciare in Italia, in Val di Sole, Trentino. "Bel tempo e neve stupenda". Anche in Slovenia si fa turismo all'estero. Nonostante le paure per l'UE …