Pubblichiamo un commento da Gorizia, scritto alla vigilia dell’allargamento europeo. Articolo di Francesco Lauria.
La piazza della Transalpina
Ci siamo.
Mancano poche ore all'entrata della Slovenia nell'Unione Europea. Poche ore alla caduta di quello che, un po' ironicamente, è stato definito il "muretto" di Gorizia.
Ce lo ricorda ogni giorno il grande display che sul municipio cittadino segna un progressivo conto alla rovescia.
Vista da qui, da una città un po' decadente ma tutto sommato affascinante la prospettiva di questo grande allargamento è piuttosto surreale.
Certamente la retorica della riunificazione dell'Europa e dell'entrata comune (lo slogan delle due municipalità per i festeggiamenti di questi giorni è appunto INSIEME IN EUROPA/SKUPAJ V EUROPI) è vissuta con un certo disincanto e con qualche preoccupazione, poiché nella zone confinaria sono in forse alcune centinaia di posti di lavoro.
Capita spesso di sentire qualche goriziano lamentarsi delle strade sgangherate della città e, in contrasto, dei soldi spesi per la festa di "quelli di là ...".
La cooperazione tra le due città gemelle di Gorizia e Nova Gorica (la città slovena sorta per volere di Tito nel '47 a due chilometri dal confine ed in opposizione all'assegnazione di gran parte della vecchia Gorizia all'Italia) sta lentamente progredendo : è stata finalmente attivata una linea di autobus urbana comune (aperta finora solo ai residenti) , le giunte si riuniscono insieme con regolarità, si progettano cooperazioni sanitarie, di gestione dell'acqua, in ambito universitario.
E' paradossale definire Gorizia e Nova Gorica città gemelle.
Forse non esistono realtà più diverse.
Gorizia con i suoi palazzi asburgici, la sua popolazione così guardinga ed introversa, le lapidi fasciste e i giardini ordinati ed un po' vuoti, la sinagoga e la chiesa luterana, la tranquillità decadente...
Nova Gorica con i palazzoni comunisti ed i suoi mille casinò, i giovani skaters per le strade, la voglia di futuro e la scarsa memoria di un passato anche recente su cui si preferisce sorvolare.
Gorizia con la sua minoranza slovena, dove però quasi nessun italiano parla più la lingua dell'altro, Nova Gorica, praticamente priva di italiani dove però tutti (tranne il sindaco che non è di qui) ci capiscono.
In mezzo l'Isonzo (in sloveno Soca) che le unisce, le attraversa invece di dividerle e due luoghi simbolo : il valico della Casa Rossa, dove nel 1991 saltava in aria un carro armato federale con i giovani di leva dentro, e la Transalpina, la piazza divisa a metà con la rete che separava il territorio italiano dall'antica stazione ferroviaria asburgica rimasta di là ...
Già separava...
Perchè la rete è stata rimossa e domani sera alla presenza delle autorità dei due paesi e del presidente della Commissione Europea Romano Prodi verrà inaugurato il mosaico che abbellisce (anche se sull'opera le opinioni sono discordi) la piazza "divisa".
Già, la Transalpina, che scrutava minacciosa i goriziani con la sua grande stella rossa che tredici anni fa fu prima trasformata in stella cometa (per le feste natalizie) e poi rimossa.
Così come il Monte Sabotino che osserva la città con la caserma militare italiana ormai in disuso, ma che di notte si illumina con i colori nazionali e la scritta di pietre NAS TITO, sul versante sloveno, fino a due settimane fa coperta dalle erbacce e dalla polvere della memoria ed ora, ironia della storia, luccicante, ripulita a nuovo.
Certo il confine di Schengen ancora non cadrà.
Per qualche anno ancora Gorizia sarà terra di mezzo, terra di passaggio di migliaia di migranti invisibili.
Dal Bangladesh, dal Kosovo, dalla Turchia, dalla Palestina, dalla Romania ...
Scaricati sul confine tentano di sfuggire alle pattuglie miste italo-slovene alla ricerca di una non ben definita Europa e della stazione ferroviaria (questa volta quella italiana architettonicamente molto meno bella, ma meglio collegata) per fuggire di nuovo ...
Milano, Francoforte, Londra, Ginevra, altri frammenti di un'Europa ricca e spesso idealizzata.
Per loro, migranti esclusi da ogni negoziato di adesione, si sta approntando un immenso Centro di Permanenza Temporanea a pochi chilometri da qui, a Gradisca d'Isonzo.
Bizzarro, chissà se i poliziotti che fino a qualche tempo fa timbravano i clandestini con colori diversi a seconda di che pattuglia li avesse fermati, ora regaleranno loro un bel timbro, magari bilingue con scritto : Insieme in Europa ...
Il confine per molti non c'è più per altri segnati da sofferenze e incapacità di perdono non cadrà mai.
Di sicuro c'è molto da fare su entrambi i fronti perché questo non sia l'allargamento dell'egoismo e della paura.
Perché la cittadinanza europea sia simbolo di un'identità in costruzione, non di esclusione, in cui due città "gemelle" diventino spazio aperto di nuove reti di democrazia.
E la soglia, lo spiraglio di Gorizia, non rappresenti più un vecchio piano militare della guerra fredda, ma una speranza di pace e di incontro fra popoli diversi che dai propri traumi passati sappiano creare nuove consapevoli opportunità di futuro.
Ma il lavoro da fare è ancora tanto...
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