Più di 6000 persone hanno votato a Prijedor alle elezioni europee. Le prime in un Paese non UE. ‘C’è voglia d’Europa, ma di un’Europa che sappia rispondere ai bisogni e ideali dei suoi cittadini’ ricorda Patrizia Bugna dell’ADL di Prijedor.
Votazioni a Prijedor
Con un po’ di ritardo rispetto alle altre città in Europa anche a Prijedor, città nel nord della Bosnia Erzegovina, sono terminati gli spogli elettorali e sono stati resi noti i risultati del recente appuntamento con le elezioni europee. Nessun candidato ha perso o vinto – non ve ne erano – nessuna coalizione ne ha superata un’altra. Un dato è però emerso inequivocabilmente da questo voto: i cittadini di Prijedor e l’intera Bosnia Erzegovina hanno voglia d’Europa.
La Bosnia Erzegovina non fa parte dell’Unione europea e quindi non ha diritto a propri rappresentanti nel Parlamento di Bruxelles. Quello di Prijedor era un voto simbolico, proposto ed organizzato da alcuni soggetti della società civile della cittadina bosniaca e sostenuto dalle autorità locali. Nelle urne elettorali, organizzate in ogni circoscrizione, per strada e nelle scuole, veniva infilata una scheda con la scritta “Anch’io cittadino d’Europa”.
“In tutto hanno votato 6232 persone molte delle quali nei seggi allestiti presso le circoscrizioni” racconta Patrizia Bugna, dell’Agenzia della democrazia locale di Prijedor “nelle circoscrizioni che hanno visto la partecipazione attiva di membri delle ONG abbiamo avuto una adesione più importante rispetto alle circoscrizioni dove erano coinvolti i soli segretari circoscrizionali”. La municipalità di Prijedor conta circa 100.000 abitanti, 40.000 quelli che vivono in città. “6000 voti possono sembrare pochi” tiene a precisare Patrizia “ma la prospettiva cambia se si considera che durante le ultime elezioni del parlamento nazionale, nel 2000, l'affluenza alle urne è stata del 50% degli aventi diritto. Le nostre erano invece elezioni simboliche”.
Le votazioni europee a Prijedor hanno avuto ampia risonanza sui media bosniaci sia a livello locale che nazionale. Soprattutto sui canali televisivi. Spazio è stato dato dai telegiornali locali, dalla TV della Republika Srpska e dalla rete pubblica della Bosnia Erzegovina e da Pink BiH TV.
Nada Sevo è sindaca a Prijedor. Ha fin da subito appoggiato l’iniziativa, senza incertezze. Nei giorni prima delle elezioni è andata anche in televisione. “Io voterò e invito tutti i cittadini di Prijedor a unirsi a me” ha affermato “con queste elezioni, anche se simboliche, i cittadini di Prijedor mostreranno quello che sentono e diranno qual è il posto al quale si sentono d’appartenere”.
Tra chi ha fortemente voluto votare per l’Europa anche il Forum Civico, associazione cittadina che si batte per il dialogo tra le varie comunità che abitano a Prijedor e che cerca di intraprendere un percorso di verità e riconciliazione tra croati, serbi e bosgnacchi. “'I cittadini di Prijedor sono gli unici in Bosnia Erzegovina e nei Paesi che non sono ancora parte dell’UE ad aver espresso il loro desiderio di far parte dell'Europa” ricorda Azra Pasalic, del Forum “il desiderio dei cittadini di Prijedor è però di entrare in Europa veramente, non solo in modo simbolico. Con questo voto i cittadini di Prijedor vogliono mostrare che accettano i principi dell'UE, cioè tolleranza, rispetto delle differenze, relazioni democratiche nella società, migliore qualità della vita, con possibilità di lavoro per tutti e di realizzazione dei diritti di ogni singolo individuo”.
Le giornate di voto sono state un’occasione di socialità a Prijedor. Chi passava presso gli stand era piuttosto incuriosito. Naturalmente qualcuno non era interessato per nulla o quando veniva loro spiegato di cosa si trattasse commentavano che avevano altre cose più importanti a cui pensare, e che è inverosimile parlare d’Europa in un posto dove 20.000 persone sono ufficialmente disoccupate ed altre migliaia sono impiegate solo sulla carta in industrie che da anni hanno smesso di funzionare. Spesso sono stati gli anziani a comprendere che proprio il percorso verso l’Europa potrebbe rappresentare un punto di svolta per alcuni dei problemi della Bosnia Erzegovina. “Io firmo ugualmente, anche se sono vecchio. Speriamo che l’Europa possa offrire un futuro migliore per i giovani”.
“Sicuramente a Prijedor, come nella Bosnia Erzegovina, si registra una gran voglia d’Europa” conclude Patrizia “la sfida è però da una parte mantenere e sviluppare questo entusiasmo in un dibattito a tutti i livelli della società sulla posta in gioco e su cosa significhi l'Europa. Dall’altra rafforzare la spinta ideale all'interno della stessa UE, delle sue istituzioni democratiche affinché l'Europa possa rispondere veramente ai bisogni materiali e ideali dei suoi cittadini. Altrimenti si rischiano pericolose disaffezioni: come dimostrano i drammatici dati riguardanti l’alto astensionismo durante le recenti elezioni europee. Quelle vere”.
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Tra Europa ed Euro-America